giovedì 29 maggio 2025

Il Vangelo della salute del 01/06/2025

Francisco Camilo, Ascensione, 1651. 

Solennità dell’Ascensione “C”

Mentre li benediceva veniva portato verso il cielo.

Dal Vangelo secondo Luca  ( 24,46-53).  
 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi

tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio. Parola del Signore. 

------------------

Il mistero della risurrezione pasquale comprende anche l’evento dell’Ascensione, al centro della nostra odierna celebrazione, in quanto vertice del processo di glorificazione (“Padre, glorifica il tuo nome” Gv 12,28), iniziato con la passione. Come in altre occasioni, anche in questo caso l’evangelista Luca si distingue per la sua estrema sobrietà con cui descrive i fatti: “Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui”, poche parole, senza nessun cedimento retorico a qualsiasi forma di enfasi o di sensazionalismo. Ma andiamo con ordine. 

Siamo a Gerusalemme, la città in cui si compiono gli eventi fondamentali della salvezza. Dopo aver confermato i discepoli nella fede della risurrezione, aiutandoli a superare lo scandalo della croce: “Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno”, di fronte al quale molti avevano pensato di abbandonare (vedi i due discepoli di Emmaus, Lc 24,13ss.), Gesù rinnova loro il mandato della missione e la promessa dello Spirito Santo. Questi passaggi sono più ampiamente descritti negli Atti degli Apostoli (cfr. 1,1-8). Quindi la scena si sposta di pochi chilometri dal Cenacolo, sulla strada per Betania, dove abitavano Lazzaro, Marta e Maria, nel lungo in cui Gesù viene portato su, in cielo”.

L’immagine di Gesù benedicente evoca quella dei patriarchi antichi, i quali alla fine dei loro giorni, chiamavano attorno a sé i loro figli per benedirli. Diversamente da loro però, Gesù non viene riunito ai suoi antenati nell’al di là, la sua destinazione è “alla destra del Padre”, come professiamo anche nel ‘Credo’: “è salito al cielo, siede alla destra del Padre.” La benedizione degli Apostoli è paragonabile a quella che Adamo, il primo uomo, riceve da Dio subito dopo la creazione (Gen 1,28). Il “siate fecondi e moltiplicatevi” viene ora sostituito dal mandato di predicare a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati”.  Dopo ciò, con due semplici verbi viene descritta la nuova condizione di Gesù rispetto a ciò che è stato fino al momento: “si staccò da loro e veniva portato su, in cielo”.. La loro forma passiva dice che si tratta di un intervento divino. Invece di essere tristi per il distacco, i discepoli sono pieni di gioia, uno stato d’animo che evoca la gioia dei pastori a Betlemme (cfr. Lc 2,20). Nel nostro caso la gioia significa che Gesù non ci abbandona, ma continua ad essere presente in mezzo a noi, non più limitato nello spazio e nel tempo. Con la successiva ‘prostrazione’, gesto religioso rivolto unicamente a Dio, comprendiamo che ora Gesù è pienamente partecipe della gloria e della signoria proprie di Dio. Non è quindi una questione di ‘spazio’ o di un ‘viaggio verso le stelle’, con l’Ascensione Gesù entra nel mistero di Dio, abbiamo a che fare con una dimensione di vita molto diversa, ma pur sempre collegata con la nostra. Il suo distacco è nello stesso tempo un restare, un venire incontro a ciascuno, una nuova modalità di presenza permanente, come dice in Matteo 28,20: “ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Gesù torna alla condizione divina, che gli è propria fin dalla fondazione del mondo, come dice l’apostolo Paolo (cfr. Col 1,17), vi torna in eterna unione con la nostra umanità, resa gloriosa dalla sua risurrezione e ora anche partecipe della vita divina. Contrariamente a quanto oggi viene spesso affermato, cioè che Dio è di fatto assente, in tutto o in parte, dall’esistenza e dalla coscienza umana, con l’Ascensione Dio si pone al centro della vita e della storia dell’uomo, molto più di quanto si avvenuto con la Creazione. Egli diventa più che mai l’unica Speranza e l’unica salvezza possibile per l’uomo. La conseguenza pratica dell’Ascensione consiste nell’assumere il punto di vista di Dio come criterio fondamentale del nostro vivere per iniziare il cammino del nostro ritorno alla casa del Padre, in compagnia del “fratello” Gesù.

don Marco Belladelli.

Nessun commento:

Posta un commento