Lucas Cranach, il vecchio, il buon pastore, sec. XVI, Erfurt (Germania) |
IV Domenica di Pasqua “B”
61° GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA
PER LE VOCAZIONI
Il
buon pastore dà la propria vita per le pecore.
Dal Vangelo secondo Giovanni (10, 11-18)
In quel tempo, Gesù disse: «Io
sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il
mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede
venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde;
perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
Parola del Signore.
-------------------------------
La
IV Domenica di Pasqua segna un passaggio di prospettiva spirituale. Dopo i
racconti delle apparizioni di Gesù risorto, in cui scopo è di confermarci nella
fede della risurrezione, come evento reale e fondamentale del cristianesimo,
nella liturgia domenicale ascolteremo brani tratti dai discorsi tenuti da Gesù in
diverse occasioni del suo ministero, ma soprattutto durante l’ultima cena.
Accolto il grande mistero della risurrezione, il passo successivo per la nostra
vita spirituale consiste nell’entrare in rapporto con il Signore risorto, per
partecipare della novità di vita che egli è venuto a portare nel mondo.
Viene
così gradualmente annunciata ed evidenziata la presenza e l’opera dello Spirito
Santo, il cui compito fondamentale è quello di guidarci a Gesù, per conformarci
come discepoli a sua immagine e somiglianza. Culmine delle celebrazioni
pasquali sarà infatti l’effusione dello Spirito Santo sulla Chiesa e sul mondo.
Anche
dopo la riforma liturgica conciliare, la IV Domenica di Pasqua è rimasta la
Domenica del Buon Pastore, a cui nel 1964 era già stata collegata la celebrazione
della GIORNATA MONDIALE PER LE VOCAZIONI. Il brano proposto è tratto dal famoso
discorso del capitolo 10 di Giovanni, nel quale Gesù si propone come il “bravo” pastore, cioè colui che fa
il bene delle pecore, diversamente dai mercenari e dai ladri, che invece sfruttano
il gregge, lo danneggiano e nel momento del pericolo lo abbandonano. Il recinto
non è un ovile qualsiasi, ma il tempio di Gerusalemme. Il guardiano che apre la
porta è il custode del tempio stesso.
Senza
questi riferimenti, saremmo tentati di
pensare ad un fuorviante e generico contesto bucolico, mentre da parte di Gesù c’è
la chiara volontà di polemizzare apertamente con i capi del popolo d’Israele, i
quali invece che comportarsi come dei buoni pastori, spadroneggiano sul gregge
come dei ladri e dei briganti. La ragione dello scontro è la conseguenza di
quanto è accaduto al cieco nato (cfr. Gv 9), cacciato dalla sinagoga dai capi
del popolo perché insisteva nel dare testimonianza a Gesù che l’aveva guarirlo.
Il
fatto che le pecore riconoscano la sua voce e lo seguano perché da lui ricevono
la vita in abbondanza è la prova che Gesù è l’unica vera ragione di salvezza
per l’umanità. La realtà della risurrezione rende possibile, concreta e attuale
questa esperienza di rapporto con il Signore, per chiunque lo voglia, perché
Dio non fa preferenze di persone.
Nel
testo evangelico di oggi Gesù ripete per ben due volte: “Io sono il buon pastore”,
titolo giustificato dal fatto che egli “offre la vita per le pecore”.
Questa affermazione viene ripetuta una terza volta nella parte finale del brano
odierno, per sottolineare che si tratta di una atto compiuto in piena libertà e
che ha origine dall’amore che esiste tra Lui e il Padre. “Questo comando ho ricevuto dal
Padre mio”: più che un obbligo morale, esso esprime l’essenza stessa
di Dio. Come le pecore attraverso il gesto dell’offerta della vita riconoscono
il “Buon Pastore”, così noi riconosciamo in Gesù, morto e risorto per noi, il
nostro Salvatore. Da questo “dono della vita” ha origine un rapporto con Gesù
ad immagine e somiglianza di quello che esiste tra il Padre e il Figlio, un
rapporto di Amore per il quale anche noi, come le pecore, conosciamo,
ascoltiamo e seguiamo il nostro unico Pastore.
Il
tema scelto per questa 61ª GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI è: “Chiamati a
seminare la speranza e a costruire la pace”. Nel suo Messaggio Papa Francesco ci ricorda che:
“Nonostante fallimenti e battute d’arresto, il bene che
seminiamo cresce in modo silenzioso e niente può separarci dalla meta ultima:
l’incontro con Cristo e la gioia di vivere nella fraternità tra di noi per
l’eternità. Questa chiamata finale dobbiamo anticiparla ogni giorno: la
relazione d’amore con Dio e con i fratelli e le sorelle inizia fin d’ora a
realizzare il sogno di Dio, il sogno dell’unità, della pace e della fraternità.
Nessuno si senta escluso da questa chiamata! … ”. Preghiamo per i nostri sacerdoti,
per tutti sacerdoti e specialmente per le vocazioni al ministero sacerdotale.
Buona Domenica!
don
Marco Belladelli.
Nessun commento:
Posta un commento