venerdì 19 aprile 2024

Il Vangelo della salute del 21/04/2024

Lucas Cranach, il vecchio, il buon pastore, sec. XVI, Erfurt (Germania)

IV Domenica di Pasqua “B”

61° GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA 

PER LE VOCAZIONI

Il buon pastore dà la propria vita per le pecore.

Dal Vangelo secondo Giovanni  (10, 11-18)
In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.

Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

Parola del Signore.

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La IV Domenica di Pasqua segna un passaggio di prospettiva spirituale. Dopo i racconti delle apparizioni di Gesù risorto, in cui scopo è di confermarci nella fede della risurrezione, come evento reale e fondamentale del cristianesimo, nella liturgia domenicale ascolteremo brani tratti dai discorsi tenuti da Gesù in diverse occasioni del suo ministero, ma soprattutto durante l’ultima cena. Accolto il grande mistero della risurrezione, il passo successivo per la nostra vita spirituale consiste nell’entrare in rapporto con il Signore risorto, per partecipare della novità di vita che egli è venuto a portare nel mondo.

Viene così gradualmente annunciata ed evidenziata la presenza e l’opera dello Spirito Santo, il cui compito fondamentale è quello di guidarci a Gesù, per conformarci come discepoli a sua immagine e somiglianza. Culmine delle celebrazioni pasquali sarà infatti l’effusione dello Spirito Santo sulla Chiesa e sul mondo.

Anche dopo la riforma liturgica conciliare, la IV Domenica di Pasqua è rimasta la Domenica del Buon Pastore, a cui nel 1964 era già stata collegata la celebrazione della GIORNATA MONDIALE PER LE VOCAZIONI. Il brano proposto è tratto dal famoso discorso del capitolo 10 di Giovanni, nel quale Gesù si propone come il “bravo” pastore, cioè colui che fa il bene delle pecore, diversamente dai mercenari e dai ladri, che invece sfruttano il gregge, lo danneggiano e nel momento del pericolo lo abbandonano. Il recinto non è un ovile qualsiasi, ma il tempio di Gerusalemme. Il guardiano che apre la porta è il custode del tempio stesso.

Senza questi  riferimenti, saremmo tentati di pensare ad un fuorviante e generico contesto bucolico, mentre da parte di Gesù c’è la chiara volontà di polemizzare apertamente con i capi del popolo d’Israele, i quali invece che comportarsi come dei buoni pastori, spadroneggiano sul gregge come dei ladri e dei briganti. La ragione dello scontro è la conseguenza di quanto è accaduto al cieco nato (cfr. Gv 9), cacciato dalla sinagoga dai capi del popolo perché insisteva nel dare testimonianza a Gesù che l’aveva guarirlo.

Il fatto che le pecore riconoscano la sua voce e lo seguano perché da lui ricevono la vita in abbondanza è la prova che Gesù è l’unica vera ragione di salvezza per l’umanità. La realtà della risurrezione rende possibile, concreta e attuale questa esperienza di rapporto con il Signore, per chiunque lo voglia, perché Dio non fa preferenze di persone.

Nel testo evangelico di oggi Gesù ripete per ben due volte: “Io sono il buon pastore”, titolo giustificato dal fatto che egli “offre la vita per le pecore”. Questa affermazione viene ripetuta una terza volta nella parte finale del brano odierno, per sottolineare che si tratta di una atto compiuto in piena libertà e che ha origine dall’amore che esiste tra Lui e il Padre. “Questo comando ho ricevuto dal Padre mio”: più che un obbligo morale, esso esprime l’essenza stessa di Dio. Come le pecore attraverso il gesto dell’offerta della vita riconoscono il “Buon Pastore”, così noi riconosciamo in Gesù, morto e risorto per noi, il nostro Salvatore. Da questo “dono della vita” ha origine un rapporto con Gesù ad immagine e somiglianza di quello che esiste tra il Padre e il Figlio, un rapporto di Amore per il quale anche noi, come le pecore, conosciamo, ascoltiamo e seguiamo il nostro unico Pastore.

Il tema scelto per questa 61ª GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI è: “Chiamati a seminare la speranza e a costruire la pace”.  Nel suo Messaggio Papa Francesco ci ricorda che: “Nonostante fallimenti e battute d’arresto, il bene che seminiamo cresce in modo silenzioso e niente può separarci dalla meta ultima: l’incontro con Cristo e la gioia di vivere nella fraternità tra di noi per l’eternità. Questa chiamata finale dobbiamo anticiparla ogni giorno: la relazione d’amore con Dio e con i fratelli e le sorelle inizia fin d’ora a realizzare il sogno di Dio, il sogno dell’unità, della pace e della fraternità. Nessuno si senta escluso da questa chiamata! … ”. Preghiamo per i nostri sacerdoti, per tutti sacerdoti e specialmente per le vocazioni al ministero sacerdotale. Buona Domenica!

don Marco Belladelli.

 

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