Pieter Bruegel, il vecchio, Paesaggio con il seminatore, 1557, San Diego. |
XV Domenica del Tempo Ordinario, “A”.
Il
seminatore uscì a seminare.
DAL VANGELO SECONDO MATTEO (13,1-23)
Quel
giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui
tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la
folla stava sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose con parabole. E
disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde
lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul
terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il
terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo
radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la
soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento,
il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».
Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice:
“Udrete, sì, ma non comprenderete,
guarderete, sì, ma non vedrete.
Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,
sono diventati duri di orecchi
e hanno chiuso gli occhi,
perché non vedano con gli occhi,
non ascoltino con gli orecchi
e non comprendano con il cuore
e non si convertano e io li guarisca!”.
Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!
Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno». Parola del Signore.
-------------------------------------------------------------------
Nel 13° capitolo del vangelo Matteo troviamo il terzo dei cinque
discorsi presenti nel testo, costituito da una raccolta di parabole per
illustrare le caratteristiche del Regno dei cieli, cioè di quel nuovo ordine
delle cose che il Signore Gesù è venuto ad inaugurare e ad instaurare. Si
comincia con quella del Seminatore, una delle più famose, che sarebbe meglio intitolare
“La
storia del seme”.
La parabola è un genere letterario caratterizzato da un racconto che
prende spunto dall’esperienza comune degli ascoltatori per ottenere la loro attenzione,
nella cui trama il narratore introduce elementi paradossali, se non addirittura
assurdi, inseguendo i quali si arriva al messaggio specifico che si vuole
comunicare. Nel nostro caso, per esempio, si comincia con l’immagine di un uomo
che semina, molto familiare in un ambiente agricolo, quale era quello
palestinese di duemila anni fa. Il paradosso abbastanza evidente sta nel fatto
che i tre quarti del lavoro di questo seminatore sono improduttivi, mentre
soltanto la quarta parte risulta straordinariamente feconda. Dal confronto tra
il seme che dà frutto e quello che non dà frutto ricaviamo il messaggio specifico
della parabola. Come dice il profeta nella 1° lettura (Is 55,10-11), la Parola
di Dio porta sempre frutto. Il primo messaggio della parabola è quello di
infondere fiducia e speranza in chi era deluso e sfiduciato come missionario
del regno, e nello stesso tempo rispondere alle critiche di chi giudicava la
missione di Gesù inutile, inefficace e irrilevante. La certezza della fecondità
della Parola annunciata, giustifica l’impegno dei missionari nell’evangelizzazione.
Nelle folle di Galilea Gesù ha davanti a sé tutta l’umanità. Egli
conosce i cuori di ciascuno e sa chi sono quelli che credono e quelli che non
credono. La distinzione tra questi due gruppi dipende dal modo con cui si
accoglie la Parola di Dio. Un altro messaggio della parabola è far risaltare
gli ostacoli che impediscono l’accoglienza feconda della Parola.
Dopo aver congedato la folla, Gesù si ritrova solo con i discepoli, che
gli chiedono ragione dell’uso delle parabole. Ad essi risponde, dicendo: “Parlo con parabole: perché
guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono”. Che senso ha parlare per
non essere compresi? Perché rendersi incomprensibile di proposito? Gesù cita a
sostegno della propria tesi un passo del profeta Isaia (6,9-10), che in
sostanza dice: “Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”. La gravità del peccato
di chi non ascolta e non accoglie nel proprio cuore la Parola di Dio per
metterla in pratica, consiste nel ritenere pregiudizialmente impossibile che
Dio parli o agisca, tanto da risultare indifferente anche alla sua esistenza.
A questo punto segue la spiegazione della parabola di Gesù stesso. Come
abbiamo già detto sopra, il seminatore causa due situazioni contrapposte,
quella del seme improduttivo e quella del seme produttivo, rispettivamente
articolate al loro interno in tre ulteriori contingenze diverse, che si
riferiscono a situazioni specifiche. Il seme caduto sulla strada e mangiato
dagli uccelli, rappresenta l’opera del maligno il cui fine è sempre quello di
contrastare l’opera di Dio e separarci da Lui, fino a negarne l’esistenza e
cadere così schiavi dei suoi inganni. Un aspetto della vita spirituale da non
trascurare e che merita di essere approfondito. Il secondo caso riguarda il
seme caduto sul terreno sassoso, che sta ad indicare la difficoltà della
continuità e della coerenza nell’accettare il prezzo della fedeltà a Dio e alla
sua Parola, che consiste nell’accettare la logica della croce. Insomma chi è
fedele al Vangelo in genere non è ben visto, incontrerà sulla propria strada
tanti ostacoli, dovrà sopportare sofferenze e affrontare ostilità. Infine
abbiamo il seme caduto tra le spine, che rappresenta coloro che sono frenati dalla
“preoccupazione
del mondo e la seduzione della ricchezza”. Quante volte abbiamo
sentito dire da Gesù: “ Il mio regno non è di questo mondo; … siete nel mondo, ma non
siete del mondo; … va, vendi quello che hai e dallo ai poveri e poi vieni e
seguimi”.
E noi invece continuiamo imperterriti a lasciarci attrarre e sedurre dalle
passioni per il piacere, la ricchezza e il potere. A queste tre situazioni
negative sono contrapposte altre tre situazioni positive, in cui il seme “dà frutto e produce il
cento, il sessanta, il trenta per uno”.
Non tutti abbiamo il carisma dei grandi santi del secolo scorso, come Padre
Pio, Madre Teresa di Calcutta e Giovanni Paolo II. E’ sufficiente una fede
sincera, pronta ad accogliere la Parola di Dio e a metterla in pratica nella
vita quotidiana, per essere certi di un frutto abbondante. Non si può seguire
il Signore Gesù senza accogliere la sua parola e la parabola ci aiuta a capire quali
sono le nostre difficoltà in proposito e ovviamente a rimuoverle. Al solito
augurio di una “Buona Domenica!”, oggi unisco l’invito di
un “buon
esame di coscienza!” per superare gli ostacoli che ci impediscono di
accogliere la Parola di Dio con quella docilità del cuore, che si trasforma in
una fecondità di frutti abbondanti.
don Marco Belladelli.
Grazie buona domenica
RispondiElimina