Anonimo, Gesù dona lo Spirito Santo, sec. XIV, cripta Cattedrale di Treviso. |
VI Domenica di Pasqua “C”
Lo Spirito Santo vi
ricorderà tutto ciò che vi ho detto.
Dal Vangelo secondo
Giovanni (14, 23-29)
In quel tempo, Gesù
disse [ ai
suoi discepoli ]:
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a
lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie
parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha
mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo
Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e
vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate». Parola del Signore.
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Siamo ancora nel contesto dell’ultima cena. I discorsi di Gesù ci aiutano a comprendere meglio in che cosa consiste la novità cristiana della Pasqua, una relazione tutta speciale con Dio, descritta con l’immagine della ‘inabitazione’: “noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”, resa possibile dall’opera dello Spirito Santo, dono del Risorto.
Di
fronte alle perplessità degli Apostoli, Gesù li rassicura che lo Spirito Santo “vi
insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto”. Per
aiutarli a superare il turbamento provocato dalla sua morte e a vivere tutti
gli avvenimenti che stanno per accadere nella prospettiva della fede, Gesù
offre ai discepoli la sua pace: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace … Se mi
amaste vi rallegrereste … Io vado dal Padre … perché voi crediate”.
Il discorso è iniziato con una domanda di Giuda
Taddeo, non riportata dal testo liturgico: “Signore,
come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?”. Alcuni infatti
pensavano che il Messia si sarebbe manifestato pubblicamente e, come si evince
anche dagli Atti degli Apostoli (cfr. 1,6), che avrebbe ricostituito il regno
d’Israele. La via scelta da Dio per rivelarsi è diametralmente opposta. L’amore
al Signore e l’osservanza dei comandamenti e della sua parola sono condizioni
spirituali per mezzo delle quali si realizza questa particolare comunione,
definita come “inabitazione”, per la
quale il Padre e Gesù ‘verranno a prendere dimora presso i discepoli’. Per il mondo, cioè per tutti coloro che
non conoscono Dio e non lo cercano, non c’è nessuna rivelazione. Prendiamo
ad esempio l’esperienza dei Santi e rimanendo ai nostri giorni, pensate a
Giovanni Paolo II, a Madre Teresa di Calcutta, oppure a Padre Pio. Anche nei
momenti della prova e della tentazione, del buio interiore e delle sofferenze
fisiche, morali e spirituali nei loro cuori non è mai venuta meno la certezza
della presenza e dell’operare misterioso di Dio in loro e per mezzo di loro.
Questa è l’opera dello Spirito Santo. La missione dello Spirito Santo consiste
infatti nel confermare e continuare l’opera di Dio inaugurata dal Figlio, in
obbedienza al Padre. L’azione dello Spirito è descritta come un ‘insegnare’ ed un ‘fare memoria’ di tutto ciò che
Gesù ha detto e fatto con la sua Parola e con i segni che l’hanno accompagnata,
durante la sua missione sulla terra. San Paolo ci ricorda che nessuno di noi
potrebbe dire: “Gesù è il Signore”
(1Cor 12,3), sentirsi da lui attratti e vivere come lui ci ha insegnato, fino a
confondersi in una indissolubile comunione di vita, se non per opera dello
Spirito Santo. E’ lo Spirito che rende possibile la continua presenza di Dio
nella nostra vita personale e nella storia umana, altrettanto forte e
significativa quanto lo è stata l’incarnazione del Verbo di Dio in Gesù di
Nazareth.
Il dono dello Spirito è un tutt’uno con il dono
della ‘pace’. La pace
che Gesù ci dona non è assenza di guerra, ma la somma di tutti i beni
messianici e l’anticipazione della beatitudine eterna nel cuore dell’uomo. In
sostanza è la forza di resistere all’angoscia e allo scoramento per non avere
più Gesù fisicamente con noi. E’ il frutto della salvezza, cioè l’esperienza
della presenza del regno di Dio nel mondo. Il ritorno di Gesù al Padre non è
allora un abbandono, ma un passaggio necessario per il progresso e il
compimento dell’opera di salvezza compiuta da Gesù stesso “perché voi crediate”. La venuta dello Spirito Santo è segno della
continuità della prossimità di Dio per ogni uomo e per tutta la storia umana,
come se Gesù non fosse mai salito al Padre. Un evento di cui dobbiamo “rallegrarci”.
Venerdì prossimo comincia la novena alla Pentecoste per disporci spiritualmente
ad accogliere lo Spirito Santo, “donum
Dei”, il dono di Dio per la nostra vita. La sua presenza in noi ci rende capaci
dello stesso amore di Gesù per il Padre e per i fratelli, la piena
disponibilità a vivere i suoi comandamenti e la parola ascoltata e l’esperienza
della ‘pace’ del
Signore che riempie totalmente i nostri cuori. Uniamoci nella preghiera
incessante e invochiamo la pienezza dello Spirito Santo per ciascuno di noi,
per la Chiesa e per ogni uomo.
don
Marco Belladelli.
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