sabato 19 giugno 2021

Il Vangelo della salute del 20/06/2021

Rembrandt, La tempesta sedata, 1633. 

XII Domenica  del Tempo Ordinario, “B”

Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?

Dal Vangelo secondo Marco  (4,35-41).
In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».

Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?». Parola del Signore.

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Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?” è la domanda con cui si conclude il brano evangelico proposto oggi dalla liturgia. Un interrogativo attorno al quale l’evangelista Marco sviluppa tutta la sua narrazione. All’inizio del suo scritto egli ha già indicato con molto chiarezza quello che è la sua convinzione in proposito, dichiarando apertamente di chi intende parlare: “Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio” (1,1), affermazione che trova eco nelle parole del Centurione, quando sotto la croce proclama la sua fede, esclamando: “Davvero quest'uomo era Figlio di Dio!” (15,39).  

Terminato l’insegnamento sul regno di Dio per mezzo delle parabole, nei racconti che seguono san Marco ci mostra la potenza di Dio visibile e riconoscibile che opera in Gesù. Congedata la folla, Gesù decide di attraversare il lago di Tiberiade con i discepoli.  Tutto quello che succede da questo momento in poi è conseguenza di questa sua decisione. Lo scatenarsi della natura, del vento e dell’acqua, contro le barche, mentre Gesù dorme tranquillo e sereno a poppa, diventa l’occasione propizia per mettere una prima volta alla prova la fede dei discepoli. Gesù porta i discepoli ad avvertire il terrore di fronte al rischio di perdere la vita, per rafforzare la loro fede in lui e nella sua opera, anche se apparentemente il tutto può sembrare insignificante, come un piccolo seme di senape. La paura ed il terrore devono essere superati da una fede che, attraverso le più diverse esperienze di vita, di giorno in giorno diventa sempre più forte e capace di affrontare qualsiasi prova, anche il rischio della morte. Essere stati scelti da Gesù per stare con lui e continuare la sua missione nel mondo, non significa essere dei privilegiati, garantiti in tutto e per tutto contro ogni pericolo e rischio. Come il cammino terreno di Gesù è stato disseminato da difficoltà, dall’inizio alla fine, così sarà anche per i suoi discepoli, fino alla fine dei tempi.

Tutto l’episodio è disseminato da domande, a cominciare dall’angoscia dei discepoli che si vedono rovinati: “non t’importa che siamo perduti?”, come i demoni nella sinagoga di Cafarnao (cfr. 1,24). Anche Gesù si rivolge ai discepoli con delle domande a proposito della loro paura e della loro mancanza di fede: “Perché avete paura? Non avete ancora fede?”. Una problematicità che orienta a superare il panico dovuto al pericolo di perdere la vita con una fede incondizionata in Gesù, cominciando a prendere sul serio la sua presenza in mezzo a noi e la sua opera di salvezza.

La domanda finale: “Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?”, rimane senza risposta, aperta su tutto il ministero pubblico di Gesù, caratterizzato in numerose circostanze dalla manifestazione della sovrumana potenza divina, come è avvenuto per la tempesta sedata.  In realtà si tratta di una duplice domanda, che possiamo riformulare in questo modo: Chi è costui che compie tali cose? Chi è costui che chiede una tale fede? Domande non soltanto per i discepoli che hanno vissuto l’esperienza della tempesta e della potenza salvatrice di Gesù, ma per tutti i credenti di ogni tempo e di ogni luogo, soprattutto per chi si riunisce ogni Domenica per celebrare l’Eucaristia, per fare la stessa esperienza dei discepoli durante la traversata del Mare di Galilea, cioè di rafforzare la propria fede.

Questo brano rimarrà nella storia per essere stato proclamato in occasione della preghiera straordinaria di Papa Francesco per la pandemia del 27 marzo 2020 in una piazza San Pietro deserta, conclusosi con la benedizione “Urbi et Orbi”. Per chi volesse rileggere le parole del Santo Padre, clicchi sul link: Momento straordinario di preghiera presieduto dal Santo Padre (27 marzo 2020) | Francesco (vatican.va).  Riporto un breve passaggio di quella riflessione: “Abbracciare la sua croce significa trovare il coraggio di abbracciare tutte le contrarietà del tempo presente, abbandonando per un momento il nostro affanno di onnipotenza e di possesso per dare spazio alla creatività che solo lo Spirito è capace di suscitare.”. Quante volte ci siamo trovati nostro malgrado in mezzo alle tempeste della vita. Il Signore ci ha condotti al turbamento più profondo e ci ha anche tirati fuori decisamente più forti nella fede. Buona Domenica!

don Marco Belladelli. 

 

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