Van Gogh, Il gelso, 1889. |
Il granello di senape è il più piccolo
di tutti semi,
ma diviene più grande di tutti gli
ortaggi.
Dal vangelo secondo Marco
(4, 26-34)
In quel tempo, Gesù diceva alla folla: «Il regno di Dio è come un
uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il
seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa.
Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il
chicco pieno nella spiga. Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla
falce, perché è venuta la mietitura».
Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere. Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa. Parola del Signore.
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Dopo la celebrazione dei principali misteri
della fede cristiana, anche per il ciclo festivo si torna al “Tempo Ordinario”, caratterizzato dal
colore verde dei paramenti. E’ il più lungo di tutti i tempi liturgici ed è
diviso in due sezioni, la prima collega il tempo di Natale con la Quaresima e
la seconda inizia dopo la Pentecoste e si prolunga fino al tempo di Avvento. La
sua “ordinarietà” non tragga in
inganno, non si tratta di una esperienza spirituale di serie ‘B’. La sua prima
caratteristica è la centralità della Domenica, Pasqua della settimana, quando
la Comunità cristiana si riunisce con la periodicità di ogni “otto giorni”, già
fatta propria dagli Apostoli nel Cenacolo (cfr. Gv 20,26), per incontrare il
Signore Gesù risorto, vivo e presente in mezzo a noi. La seconda caratteristica
è l’ordinarietà dell’esperienza della fede vissuta quotidianamente, che
consiste nel coniugare la realtà della grazia divina ricevuta da Dio nei vari
ambiti della vita umana, sempre sorprendente nella sua imprevedibilità. La
riforma liturgica conciliare ha cercato di conferire unitarietà e particolarità
a questo periodo con la lettura continuata di uno dei tre Vangeli sinottici, ciascuno
dei quali è caratterizzato da una propria peculiarità teologica ed ecclesiale. Attraverso
la Parola e la grazia dell’Eucaristia, il Signore Gesù edifica le Comunità
cristiane di oggi, come si è fatto carico della formazione dei discepoli che lo
seguivano al tempo del suo ministero in Palestina duemila anni fa. Come abbiamo
già detto, la fede ha bisogno di essere messa alla prova dalla vita nella sua
ordinarietà quotidiana. Come il tralcio non porta frutto se non rimane unito
alla vite (cfr. Gv 15,1ss), così la fecondità evangelica della vita di ciascuno
di noi dipende dalla profondità del nostro rapporto con Cristo, da cui deriva
un’esistenza autenticamente cristiana.
Oggi ritroviamo il vangelo di Marco, lasciato a
Febbraio, all’inizio della Quaresima. Siamo al 4° capitolo, quando Gesù parla del
regno di Dio alle folle di Galilea con alcune parabole. Nel brano di oggi usa
due paragoni, apparentemente semplici e immediati: quello del seme gettato
nella terra che cresce da solo e quello del granellino
di senapa, il più piccolo di tutti i semi dell’orto, ma che alla fine
diventa un vero e proprio albero.
Nel primo caso Gesù ci insegna che il regno non è opera dell’uomo ma di Dio.
Infatti, come il seme germoglia e cresce mentre il contadino dorme, e questi
non sa come tutto ciò avvenga, così è anche del regno di Dio. Il determinismo naturale del seme che una volta
seminato, spontaneamente si sviluppa fino alla sua maturazione, senza nessun
intervento umano, serve a Gesù come esempio per affermare che lo sviluppo e il
compimento dell’opera di salvezza da lui inaugurata dipende unicamente e
totalmente da Dio, dall’inizio alla fine, in ogni suo aspetto e momento di
realizzazione. La parabola è diretta soprattutto a coloro che ritengono l’opera
di Dio incapace di superare gli ostacoli che incontra sul proprio cammino, a
cominciare dalle disposizioni spirituali dell’uomo non naturalmente orientato a
Dio, dai vari contesti storici e culturali altrettanto ostili, per finire poi
con coloro che esplicitamente contrastano e perseguitano la fede cristiana e i
suoi seguaci. Nonostante tutte le difficoltà di vario genere e natura che
pretendono di opporsi alla crescita e allo sviluppo del regno di Dio, esso raggiungerà il suo scopo, anche senza particolari
contributi dell’uomo. Niente e nessuno potrà mai fermare o vanificare il regno
di Dio, fino al suo compimento.
La parabola del granellino di senape invece ci
insegna che quello che oggi ai nostri occhi sembra troppo marginale ed
insignificante per rappresentare anche solo un punto di riferimento positivo per
l’uomo, domani diventerà una realtà grande e molto importante, alla quale tutti
coloro che cercano la salvezza si affideranno.
Si tratta di messaggi molto consolanti e pieni
di speranza per questi nostri giorni, dove tutto quello che riguarda Dio e la
Chiesa sembra aver perso di valore e di significato. Se consideriamo la
marginalità di Dio nella nostra cultura e società e le difficoltà che la Chiesa
incontra nel compiere oggi la sua missione nel mondo, sembrerebbe di assistere
al tramonto del cristianesimo. Molti hanno già parlato di era post-cristiana.
Ma l’ apparenza inganna, perché il Signore Gesù nel Vangelo dice invece
esattamente il contrario. Oggi quel seme è gettato per noi, perché attraverso
questa Parola e la grazia dell’Eucaristia maturi anche nel nostro cuore il
regno di Dio. Buona Domenica!
don Marco Belladelli.
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