sabato 12 giugno 2021

Il vangelo della salute del 13/06/2021

Van Gogh, Il gelso, 1889. 
XI Domenica  del Tempo Ordinario, “B”

Il granello di senape è il più piccolo di tutti semi,

ma diviene più grande di tutti gli ortaggi.

Dal vangelo secondo Marco  (4, 26-34)
In quel tempo, Gesù diceva alla folla: «Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. 
Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura». 

Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? Esso è come un granellino di sènapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti semi che sono sulla terra; ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra». 
Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere. Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa. Parola del Signore.

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Dopo la celebrazione dei principali misteri della fede cristiana, anche per il ciclo festivo si torna al “Tempo Ordinario”, caratterizzato dal colore verde dei paramenti. E’ il più lungo di tutti i tempi liturgici ed è diviso in due sezioni, la prima collega il tempo di Natale con la Quaresima e la seconda inizia dopo la Pentecoste e si prolunga fino al tempo di Avvento. La sua “ordinarietà” non tragga in inganno, non si tratta di una esperienza spirituale di serie ‘B’. La sua prima caratteristica è la centralità della Domenica, Pasqua della settimana, quando la Comunità cristiana si riunisce con la periodicità di ogni “otto giorni”, già fatta propria dagli Apostoli nel Cenacolo (cfr. Gv 20,26), per incontrare il Signore Gesù risorto, vivo e presente in mezzo a noi. La seconda caratteristica è l’ordinarietà dell’esperienza della fede vissuta quotidianamente, che consiste nel coniugare la realtà della grazia divina ricevuta da Dio nei vari ambiti della vita umana, sempre sorprendente nella sua imprevedibilità. La riforma liturgica conciliare ha cercato di conferire unitarietà e particolarità a questo periodo con la lettura continuata di uno dei tre Vangeli sinottici, ciascuno dei quali è caratterizzato da una propria peculiarità teologica ed ecclesiale. Attraverso la Parola e la grazia dell’Eucaristia, il Signore Gesù edifica le Comunità cristiane di oggi, come si è fatto carico della formazione dei discepoli che lo seguivano al tempo del suo ministero in Palestina duemila anni fa. Come abbiamo già detto, la fede ha bisogno di essere messa alla prova dalla vita nella sua ordinarietà quotidiana. Come il tralcio non porta frutto se non rimane unito alla vite (cfr. Gv 15,1ss), così la fecondità evangelica della vita di ciascuno di noi dipende dalla profondità del nostro rapporto con Cristo, da cui deriva un’esistenza autenticamente cristiana.

Oggi ritroviamo il vangelo di Marco, lasciato a Febbraio, all’inizio della Quaresima. Siamo al 4° capitolo, quando Gesù parla del regno di Dio alle folle di Galilea con alcune parabole. Nel brano di oggi usa due paragoni, apparentemente semplici e immediati: quello del seme gettato nella terra che cresce da solo e quello del granellino di senapa, il più piccolo di tutti i semi dell’orto, ma che alla fine diventa un vero e proprio albero.

Nel primo caso Gesù ci insegna che il regno non è opera dell’uomo ma di Dio. Infatti, come il seme germoglia e cresce mentre il contadino dorme, e questi non sa come tutto ciò avvenga, così è anche del regno di Dio. Il determinismo naturale del seme che una volta seminato, spontaneamente si sviluppa fino alla sua maturazione, senza nessun intervento umano, serve a Gesù come esempio per affermare che lo sviluppo e il compimento dell’opera di salvezza da lui inaugurata dipende unicamente e totalmente da Dio, dall’inizio alla fine, in ogni suo aspetto e momento di realizzazione. La parabola è diretta soprattutto a coloro che ritengono l’opera di Dio incapace di superare gli ostacoli che incontra sul proprio cammino, a cominciare dalle disposizioni spirituali dell’uomo non naturalmente orientato a Dio, dai vari contesti storici e culturali altrettanto ostili, per finire poi con coloro che esplicitamente contrastano e perseguitano la fede cristiana e i suoi seguaci. Nonostante tutte le difficoltà di vario genere e natura che pretendono di opporsi alla crescita e allo sviluppo del regno di Dio, esso raggiungerà il suo scopo, anche senza particolari contributi dell’uomo. Niente e nessuno potrà mai fermare o vanificare il regno di Dio, fino al suo compimento.

La parabola del granellino di senape invece ci insegna che quello che oggi ai nostri occhi sembra troppo marginale ed insignificante per rappresentare anche solo un punto di riferimento positivo per l’uomo, domani diventerà una realtà grande e molto importante, alla quale tutti coloro che cercano la salvezza si affideranno.

Si tratta di messaggi molto consolanti e pieni di speranza per questi nostri giorni, dove tutto quello che riguarda Dio e la Chiesa sembra aver perso di valore e di significato. Se consideriamo la marginalità di Dio nella nostra cultura e società e le difficoltà che la Chiesa incontra nel compiere oggi la sua missione nel mondo, sembrerebbe di assistere al tramonto del cristianesimo. Molti hanno già parlato di era post-cristiana. Ma l’ apparenza inganna, perché il Signore Gesù nel Vangelo dice invece esattamente il contrario. Oggi quel seme è gettato per noi, perché attraverso questa Parola e la grazia dell’Eucaristia maturi anche nel nostro cuore il regno di Dio. Buona Domenica! 

 don Marco Belladelli.

 

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