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Ippolito Andreasi, Gloria del Paradiso, Cattedrale di Mantova. |
Solennità di ‘Tutti i Santi’.
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.
Dal Vangelo secondo Matteo (5,1-12).
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e,
mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli». Parola del Signore.
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Oggi la nostra riflessione prende spunto dalla “colletta”, la preghiera che il celebrante
rivolge a Dio a nome di tutta l’assemblea prima della liturgia della parola, nella quale sono
riassunti i significati propri di ogni celebrazione: “Dio onnipotente ed eterno,
che doni alla tua Chiesa la gioia di celebrare in un'unica festa i meriti e la gloria di tutti i Santi,
concedi al tuo popolo, per la comune intercessione di tanti nostri fratelli,
l'abbondanza della tua misericordia.”.
La grandezza della festa odierna sta dunque nella celebrazione de’ “i meriti e la gloria di tutti i Santi”.
Si vogliono esaltare tanti uomini e donne, di ogni lingua, popolo e nazione, nostri fratelli nella fede,
che hanno vissuto in modo esemplare e spesso eroico il Vangelo.
Davanti a questo fenomeno, che attraversa tutta la bi-millenaria storia della Chiesa, viene da chiederci:
“come è possibile tutto questo?”, facendo nostro lo stupore di Maria,
quando l’Angelo le annunciò la sua maternità divina.
La risposta va cercata nel mistero stesso della Chiesa. Nella costituzione dogmatica “Lumen Gentium”,
il Concilio Vaticano II ha voluto “illustrare con maggiore chiarezza” (LG 1) questa fondamentale
verità e realtà cristiana: la Chiesa è tale in quanto rende presente il Cristo nel mondo.
Nella sua essenziale comunione con il suo Signore risorto, essa diventa il segno dell’unione
dell’uomo con Dio e degli uomini tra di loro. Questa unione umano-divina è resa possibile
dall’opera dello Spirito Santo, inviato nel mondo per plasmare ogni uomo a immagine e somiglianza
di Gesù, fino a quando Dio sarà “tutto in tutti” (1Cor 15,28).
Tutto quello che si dice della Chiesa, lo diciamo quindi anche di ogni battezzato, tanto da poterlo
definire “anima ecclesiale”, in quanto espressione di questo stesso mistero.
Quando S. Giovanni, nella seconda lettura dice: “Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio,
ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato.” (1Gv 3,2) fa riferimento a questa realtà.
La santità allora non è altro che la tensione quotidiana di ciascun cristiano verso il regno di Dio.
La sua maggiore o minore evidenza nella storia personale non dipende dai favoritismi di Dio,
come a dire che è stato più generoso con alcuni e meno con altri, ma dalla maggior o minor accoglienza
dell’azione dello Spirito Santo, a cui spesso ci opponiamo vuoi per l’antico vizio della superbia,
ereditato dai nostri progenitori, vuoi per quegli atteggiamenti di sufficienza, diffidenza, indifferenza e paura
conseguenti al peccato originale, per i quali invece di stare umilmente davanti a Dio, ci sottraiamo
dal suo sguardo, imitando ancora una volta Adamo ed Eva: “Ho udito il tuo passo nel giardino:
ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto”(Gen 3,10).
E poiché la Chiesa non è una realtà astratta, ma una comunità umana concreta, composta da uomini
e di donne che vivono nella storia, non c’è situazione umana che possa precludere a chicchessia
la chiamata universale alla santità. Lo dico in riferimento al contesto socio-culturale in cui
ci troviamo a vivere oggi, caratterizzato dalla negazione di Dio, individualismo, edonismo sfrenato
da cui derivano schiavitù e dipendenze, corruzione, ingiustizia, violenza e via dicendo.
Davanti a tutto ciò, pensare alla santità sembra un ideale quanto mai utopistico e velleitario.
La conoscenza della vita e delle opere di tanti uomini e donne, diversi l’uno dall’altro per cultura,
formazione, estrazione sociale, sensibilità umana e congiunture storiche in cui sono vissuti,
testimonia invece l’esatto contrario, cioè l’attualità e la vitalità del mistero della Chiesa nella santità
della vita dei sui membri di ieri e di oggi.
La celebrazione di oggi ci fa anche scoprire che nessuno di noi è solo nel suo cammino di fede.
Oltre alla compagnia dei contemporanei, possiamo contare su un altro aiuto straordinario.
Nella comunione dei santi, siamo circondati da un numero incalcolabile di fratelli e sorelle,
i quali mettono a nostra disposizione il loro immenso patrimonio di grazia, costituito dai loro meriti
e dalla loro gloria, per favorire la nostra personale risposta alla vocazione alla santità.
Dalla loro “intercessione” e amicizia spirituale nasce in noi una comunione d’intenti che,
come un fraterno aiuto, quotidianamente ci sostiene nel nostro impegno a favore del regno di Dio.
Concludo con un consiglio pratico: riavviciniamoci ai Santi, sia nel senso della devozione
(preghiere, pellegrinaggi, novene, collezione di reliquie e via dicendo), sia dedicando un po’ più
del nostro tempo per conoscerli. Torniamo a leggere le loro biografie! Una agiografia sobria e dignitosa,
corretta nella descrizione delle situazioni umane, storiche, sociali, culturali, psicologiche
nelle quali sono vissuti i Santi, e altrettanto capace di illustrarci il mistero di grazia da loro accolto,
ragione ispiratrice dell’eroicità della loro vita, non mancherà di esserci di grande conforto spirituale
e di incoraggiamento per la nostra testimonianza cristiana di oggi.
I Santi sono i veri interpreti del Vangelo. Nel messaggio delle Beatitudini risuona la nostra chiamata
alla santità, sull’esempio di tutti coloro che ci hanno preceduto nel segno della fede, una chiamata
per nulla inconciliabile con la nostra umanità e con questi nostri tempi, quale orizzonte sorprendente
della nostra vita. Auguri a tutti i Santi del cielo e della terra!!!
don Marco Belladelli.
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