Giov. Battista Salvi, detto il Sassoferrato, Madonna orante. Santuario di Sassoferrato. |
XXIX
Domenica del tempo Ordinario “C”
Dio
farà giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui
Dal
Vangelo secondo Luca 18,1-8
In
quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla
necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che
dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi
eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse
aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente.
Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla
terra?». Parola del Signore.
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».
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Il
viaggio di Gesù verso Gerusalemme si sta per concludere. Come ho
ricordato più volte si tratta di un lungo
percorso
formativo per la Chiesa e
i discepoli
e di ieri e di oggi.
Al
capitolo 17, nei discorsi che precedono la parabola del giudice
disonesto che oggi la liturgia ci propone, Gesù ha parlato della
realizzazione del Regno di Dio nella storia e della venuta finale del
Figlio dell’uomo. Entrambi gli insegnamenti qualificano il contesto
in senso escatologico,
cioè della tensione verso la piena realizzazione delle promesse del
Signore. Per esempio, nei sacramenti noi già beneficiamo della
grazia di Dio per mezzo di Gesù, ma nello stesso tempo attendiamo il
pieno compimento della salvezza, quando “Dio
sarà tutto in tutti”
(1Cor 15,28). La preghiera è l’esperienza spirituale nella quale
più di ogni altra viviamo la dimensione escatologica della nostra
fede, e
cioè la realtà del nostro rapporto con Dio e la tensione verso la
sua pienezza e compimento. Un esempio lo abbiamo nel
“Padre
nostro”,
quando
diciamo: “Venga
il tuo regno!”
facciamo
riferimento ad una realtà
che
conosciamo, perché
il regno
di Dio è
già
in
mezzo a noi, e proprio
per
questo ne imploriamo il
suo
pieno
compimento.
La parabola del giudice disonesto, per
mezzo della quale Gesù ci invita a “pregare
sempre, senza stancarsi mai”
(v.
1),
va
compresa secondo
questa particolare prospettiva.
E’
un altro racconto che troviamo soltanto in Luca. Una povera vedova
chiede tenacemente e insistentemente giustizia a un giudice senza
scrupoli e
che non “aveva
riguardo per alcuno”
(v.
2)
determinato a non darle udienza. Ma
alla fine, infastidito dalla sua ostinazione, la esaudirà. E Gesù
commenta: “E
Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte
verso di lui? Li farà forse a lungo aspettare? Vi dico che farà
loro giustizia prontamente”
(vv.
7-8).
Prima di queste parole, Gesù richiama la nostra attenzione sul
ragionamento del giudice “Ascoltate
ciò che dice il giudice disonesto”
(v.
6),
perché non abbiamo dubbi sul fatto che Dio è
molto meglio di questo magistrato e che di
conseguenza anche
noi siamo molto più fortunati di quella povera vedova.
La
parabola ci offre due insegnamenti complementari. Prima di tutto la
disponibilità di Dio a soccorrere “i
suoi eletti che gridano giorno a lui”.
La realizzazione del regno di Dio nella storia ha sempre incontrato
ostacoli e opposizioni di varia natura. Il grido degli ‘eletti’
ricorda il grido del popolo d’Israele schiavo in Egitto (Es 3,7)
che invoca come unico rimedio l’intervento divino. L’apostasia
dentro e fuori la Chiesa ha ormai prodotto un tale livello di miseria
umana da mettere in pericolo la fede di coloro che con grande
sofferenza cercano di mantenersi fedeli al Signore Gesù. Il soccorso
risolutivo può venire soltanto da Dio. Ci conforta il “prontamente”
sottolineato da Gesù. Intanto, per non
farci sopraffare dalle difficoltà e per superare
la tentazione di abbandonare la lotta non ci resta che pregare senza
mai stancarci, secondo l’esemplare tenacia della povera vedova.
Questo secondo insegnamento mi ricorda i messaggi mariani di Lourdes
e di Fatima. Anche la Madonna ci ha invitato a pregare
incessantemente. Nella preghiera Dio ci dona la grazia della
perseveranza, ci fa conoscere il suo disegno di salvezza e ci aiuta
ad accoglierlo oltre le nostre richieste, i nostri desideri ed le
nostre attese. A noi la pazienza di verificare la verità di questo
messaggio della parabola. Lo posso
testimoniare
per esperienza personale.
Il
brano si conclude con lo strano interrogativo di un Gesù allarmato,
apparentemente fuori luogo: “Ma
il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”
che ci ricollega ai discorsi che hanno preceduto la parabola. Se
consideriamo i tempi che corrono, ci rendiamo conto che il dubbio di
Gesù non è poi così campato per aria. Oggi
molti
vivono di fatto come se Dio non esistesse. A
questo aggiungete le
difficoltà attuali
per
trasmettere la fede alle giovani generazioni.
Non
è questo il luogo e il momento per approfondite analisi pastorali.
Gesù ci dice una cosa fondamentale: per vivere di fede c’è
bisogno di preghiera fatta con cuore aperto e senza stancarci, così
come ha fatto la povera vedova, determinata
nell’insistere
a chiedere giustizia, convinta, prima o poi, di essere esaudita.
Oggi
si celebra anche la 93° GIORNATA MONDIALE MISSIONARIA, nel
mese missionario straordinario, voluto da Papa Francesco. Il tema
scelto è “Battezzati
e inviati”.
Nel suo messaggio il Santo Padre ci esorta ad essere protagonisti di
quella missione che è iscritta nella nostra identità cristiana:
“Ciascuno
di noi è una missione nel mondo perché frutto dell’amore di Dio…
Questa vita ci viene comunicata nel Battesimo, che ci dona la fede in
Gesù Cristo vincitore del peccato e della morte, ci rigenera ad
immagine e somiglianza di Dio e ci inserisce nel corpo di Cristo che
è la Chiesa”.
Una ragione in più per pregare senza stancarsi per impegnarsi per
edificare il Regno di Dio in mezzo a noi, senza mai demordere. Buona
Domenica!
don
Marco Belladelli.
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