SILENCE E L'ABIURA DI CRISTO
Martin
Scorsese ci ha provato ancora, e questa volta ha affondato il colpo. Nel
suo ultimo film "Silence", tratto dal romanzo omonimo del giapponese
Shusaku Endo (1966) e visto in anteprima da Papa Francesco nel Novembre scorso,
parla delle persecuzioni dei cristiani in Giappone nella prima metà del
XVII secolo, ma soprattutto del dramma dei Padri gesuiti che rinnegarono
la fede nel tentativo di
salvare altri cristiani. L'evangelizzazione del
Giappone iniziò con san Francesco Saverio nel 1549 e si rivelò un successo,
tanto che ai primi del '600 si contavano più di 300.000 giapponesi
battezzati. Nel 1614, il periodo di Tokugawa, l’atavica paura degli
stranieri tipica dei popoli orientali, scatenò contro i cristiani una delle
persecuzioni più atroci che la storia abbia mai conosciuto, fino a
cancellare ogni minimo segno di cristianità. Molti per salvarsi la vita
abiurarono la fede, tra questi anche il padre gesuita Christovao Ferreira. A
quel tempo la notizia sconvolse l'Europa. Seguirono diverse missioni di altri
padri gesuiti nel tentativo di raggiungere il Ferreira e convincerlo
a ritornare alla fede, terminate per lo più con il martirio. L'ultima
fu quella a cui partecipò anche il siciliano, padre Giuseppe Chiara, (diventato
nel film padre Sebastian Rodrigues), il quale incontrò il Ferreira e alla
fine pure lui abiurò. Sono notizie dell'olandese Arnoldus Montanus, che riporta
la testimonianza di alcuni mercanti, suoi compatrioti, che incontrarono personalmente
alcuni di questi rinnegati. Ne "L'ultima tentazione di Cristo",
film del 1988, lo Scorsese aveva soltanto immaginato che Gesù avesse
potuto cedere alla tentazione del demonio, accettando di vivere una vita
normale, come qualsiasi altro uomo, con un lavoro, una moglie e dei figli,
rifiutandosi di seguire la volontà di Dio Padre che lo avrebbe condotto al
sacrifico della croce. Ma alla fine si era trattato soltanto di
un incubo che improvvisamente svanisce e Gesù si trova sulla croce, dove
pronuncia il suo "Tutto è compiuto!", secondo il volere di
Dio. In Silence invece, supportato anche dai riscontri storici
riassunti brevemente sopra, è andato fino in fondo nel narrare il dramma umano
dell'abiura. Scorsese cerca comunque di salvare il salvabile mettendo in bocca
al suo protagonista queste ultime parole: “Signore, ho lottato contro il
tuo silenzio”. Risposta:“Ho sofferto con te, non sono mai stato silente”.
“Lo so, … Anche se Dio è stato silente per tutta la mia vita … tutto ciò che io
faccio, tutto ciò che ho fatto parla di Lui. … E’ stato nel silenzio che ho
sentito la tua voce”. Un'ultima inquadratura ci mostra il cadavere del
protagonista che tiene nella mani una piccola croce. Un tema, quello dello
scandalo della croce, della sofferenza innocente e del silenzio di Dio, già
presente nel Vangelo e che attraversa tutta la storia del cristianesimo, e come
un fenomeno carsico riemerge soprattutto in occasione di eventi drammatici,
come la Shoah o altri eventi simili altrettanto tragici anche recenti, spesso
causa di gravi crisi di coscienza o addirittura di abbandono della fede. Perché
Dio si nasconde e tace? La sua presenza non potrebbe essere più evidente per
tutti? Non abbiamo ancora capito che la sua reticenza è parola per i semplici,
gli umili, i misericordiosi, una parola per coloro che capiscono l’Amore vero,
anche a costo della vita. La forza e la potenza offuscano la sua presenza
e soprattutto impediscono di conoscere veramente il Dio cristiano. I segni
semplici che Dio usa per parlare a noi sue creature ci proteggono dalla violenza
dell’assurdo e della gloria, tutte cose che lasciano il tempo che trovano. Per
conoscere Dio, bisogna invece conoscere fino in fondo la propria miseria. Il
silenzio di Dio e il suo nascondimento ci obbligano a discernere la mediazione
da lui scelta per parlarci. Questa è la via della Chiesa, quella che ci costringe
ad andare verso gli altri, perché nessuno di salva da solo.
Marco Belladelli
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