giovedì 23 marzo 2017

LA VOCE DI MANTOVA/94

Immagine tratta dal film "Silence" di Martin Scorsese (2016), con protagonisti Andrew Garfield, Adam Driver e Liam Neeson nei panni di tre padri gesuiti perseguitati in Giappone a causa della loro fede. 
SILENCE  E L'ABIURA DI CRISTO
Martin Scorsese ci ha provato ancora, e questa volta ha affondato il colpo. Nel suo ultimo film "Silence", tratto dal romanzo omonimo del giapponese Shusaku Endo (1966) e visto in anteprima da Papa Francesco nel Novembre scorso, parla delle persecuzioni dei cristiani in Giappone nella prima metà del XVII secolo, ma soprattutto del dramma dei Padri gesuiti che rinnegarono la fede nel tentativo di
salvare altri cristiani. L'evangelizzazione del Giappone iniziò con san Francesco Saverio nel 1549 e si rivelò un successo, tanto che ai primi del '600 si contavano più di 300.000 giapponesi battezzati. Nel 1614, il periodo di Tokugawa, l’atavica paura degli stranieri tipica dei popoli orientali, scatenò contro i cristiani una delle persecuzioni più atroci che la storia abbia mai conosciuto, fino a cancellare ogni minimo segno di cristianità. Molti per salvarsi la vita abiurarono la fede, tra questi anche il padre gesuita Christovao Ferreira. A quel tempo la notizia sconvolse l'Europa. Seguirono diverse missioni di altri padri gesuiti nel tentativo di raggiungere il Ferreira e convincerlo a ritornare alla fede, terminate per lo più con il martirio. L'ultima fu quella a cui partecipò anche il siciliano, padre Giuseppe Chiara, (diventato nel film padre Sebastian Rodrigues), il quale incontrò il Ferreira e alla fine pure lui abiurò. Sono notizie dell'olandese Arnoldus Montanus, che riporta la testimonianza di alcuni mercanti, suoi compatrioti, che incontrarono personalmente alcuni di questi rinnegati. Ne "L'ultima tentazione di Cristo", film del 1988, lo Scorsese aveva soltanto immaginato che Gesù avesse potuto cedere alla tentazione del demonio, accettando di vivere una vita normale, come qualsiasi altro uomo, con un lavoro, una moglie e dei figli, rifiutandosi di seguire la volontà di Dio Padre che lo avrebbe condotto al sacrifico della croce. Ma alla fine si era trattato soltanto di un incubo che improvvisamente svanisce e Gesù si trova sulla croce, dove pronuncia il suo "Tutto è compiuto!", secondo il volere di Dio. In Silence invece, supportato anche dai riscontri storici riassunti brevemente sopra, è andato fino in fondo nel narrare il dramma umano dell'abiura. Scorsese cerca comunque di salvare il salvabile mettendo in bocca al suo protagonista queste ultime parole: “Signore, ho lottato contro il tuo silenzio”. Risposta:“Ho sofferto con te, non sono mai stato silente”. “Lo so, … Anche se Dio è stato silente per tutta la mia vita … tutto ciò che io faccio, tutto ciò che ho fatto parla di Lui. … E’ stato nel silenzio che ho sentito la tua voce”.  Un'ultima inquadratura ci mostra il cadavere del protagonista che tiene nella mani una piccola croce. Un tema, quello dello scandalo della croce, della sofferenza innocente e del silenzio di Dio, già presente nel Vangelo e che attraversa tutta la storia del cristianesimo, e come un fenomeno carsico riemerge soprattutto in occasione di eventi drammatici, come la Shoah o altri eventi simili altrettanto tragici anche recenti, spesso causa di gravi crisi di coscienza o addirittura di abbandono della fede. Perché Dio si nasconde e tace? La sua presenza non potrebbe essere più evidente per tutti? Non abbiamo ancora capito che la sua reticenza è parola per i semplici, gli umili, i misericordiosi, una parola per coloro che capiscono l’Amore vero, anche a costo della vita. La forza e la potenza offuscano la sua presenza e soprattutto impediscono di conoscere veramente il Dio cristiano. I segni semplici che Dio usa per parlare a noi sue creature ci proteggono dalla violenza dell’assurdo e della gloria, tutte cose che lasciano il tempo che trovano. Per conoscere Dio, bisogna invece conoscere fino in fondo la propria miseria. Il silenzio di Dio e il suo nascondimento ci obbligano a discernere la mediazione da lui scelta per parlarci. Questa è la via della Chiesa, quella che ci costringe ad andare verso gli altri, perché nessuno di salva da solo.
Marco Belladelli
pubblicato su "LA VOCE DI MANTOVA" del 24/03/2017.

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