"Signore, non t’importa che
siamo perduti?"
(Mc 4,38).
E' stata pubblicata questa mattina la seconda enciclica di Papa Francesco (di fatto la prima, se si considera che la Lumen Fidei è stata scritta in gran parte da Benedetto XVI), intitolata "Laudato sii. Sulla cura della casa comune". Per leggerla clicca sul seguente link: http://w2.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20150524_enciclica-laudato-si.html
Domenica scorsa, quando il Papa stesso ha annunciato la sua imminente pubblicazione, l'ha definita un enciclica "sociale" e non 'verde', come gran parte della stampa continua a qualificarla. Le ferite della terra da cui prende spunto la riflessione del Papa non sono altro che il punto di partenza per arrivare a puntare il dito contro l'Uomo, unico responsabile di questa situazione, e per invocare la sua conversione a Dio e alle sue leggi naturali ed evangeliche, assolutamente necessaria per la convivenza pacifica tra i popoli, per il ri-equilibrio sociale, culturale ed economico, e per una vita dignitosa di ogni essere umano.
Mi è stato sufficiente leggere l'introduzione e dare una scorsa veloce ai vari capitoli e paragrafi per essere preso da uno straordinario senso di angoscia per l'intricato groviglio di problemi di diversa natura che vengono evidenziati. Il Papa stesso parla di una " prolungata riflessione, gioiosa e drammatica
insieme," al termine della quale ti senti impotente, perché non si sa davvero da dove cominciare e dove mettere le mani ... Certo, bisogna cominciare da se stessi, dalla propria conversione e dall'abbracciare uno stile di vita ispirato sempre più alla sobrietà. Ma nella consapevolezza che anche questo NON basterà, non dico ad invertire la tendenza verso la catastrofe, ma nemmeno a limitare i danni ... Ecco perché a questo punto mi sono venute in mente le parole di san Paolo ai Romani, quando esclama:
"Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte?" (7,24). Me infelice! Chi ci libererà da questa condizione di morte? Ecco perché per il titolo di questo post sono andato in prestito delle parole di Pietro, durante la tempesta sul lago di Tiberiade: Signore non t'importa che moriamo?
Concludo facendo ancora ricorso alle parole di San Paolo: "Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore! Io dunque, con la mia ragione, servo la legge di Dio, con la mia carne invece la legge del peccato." (Rm 7,25). Certo, sarà importante con la ragione umana ricominciare a servire la legge di Dio e non lasciarci dominare dagli istinti e dalle passioni della carne che portano soltanto alla morte. Ma se Dio non ci viene concretamente in aiuto al più presto possibile, nonostante tutta la mia fede e la mia speranza, non vedo possibile nessuna soluzione a questa intricata selva di problemi che ci stanno davanti.
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