XI Domenica del Tempo
Ordinario, “B”
Il granello di senapa è il più piccolo
di tutti semi,
ma diviene più grande di tutti gli
ortaggi.
In quel tempo, Gesù diceva alla folla: «Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa.
Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? Esso è come un granellino di sènapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti semi che sono sulla terra; ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra».
Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere. Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa. Parola del Signore.
----------------------------------------------------------------------
Dopo la celebrazione dei principali misteri
della fede cristiana, anche per il ciclo festivo torniamo al “Tempo Ordinario”, caratterizzato dal
colore verde dei paramenti.
E’ il più lungo di tutti i tempi liturgici. La
sua “ordinarietà” non tragga in
inganno. Non si tratta di una esperienza spirituale di serie ‘B’. L’attenzione
è centrata sulla celebrazione della Domenica, Pasqua della settimana, quando la
Comunità cristiana si riunisce con la periodicità di ogni “otto giorni”, già fatta
propria dagli Apostoli nel Cenacolo (cfr. Gv 20,26), per incontrare il Signore
Gesù risorto, vivo e presente in mezzo a noi.
La riforma conciliare ha cercato di conferire a
questo periodo unitarietà e particolarità con la lettura continuata di uno dei
tre Vangeli sinottici, ciascuno dei quali possiede una propria peculiarità
teologica ed ecclesiale. Attraverso la Parola e la grazia dell’Eucaristia, il
Signore Gesù edifica le Comunità cristiane di oggi a sua immagine e
somiglianza, così come si è fatto carico della formazione dei discepoli che lo
seguivano al tempo del suo ministero in Palestina duemila anni fa. D’altro
canto, per la nostra fede è giunto il momento della prova della vita nella sua ordinari
età quotidiana. Come il tralcio non porta frutto se non rimane unito alla vite
(cfr Gv 15,1ss), così la fecondità evangelica della vita di ciascuno di noi dipende
dalla profondità del nostro rapporto con Cristo, da cui deriva un’esistenza autenticamente
cristiana.
Oggi ritroviamo il vangelo di Marco, lasciato a
Febbraio, all’inizio della Quaresima. Siamo al 4° capitolo, quando Gesù parla del
regno di Dio alle folle di Galilea con alcune parabole.
Nel brano di oggi usa due paragoni,
apparentemente semplici e immediati: quello del seme gettato nella terra che
cresce da solo e quello del granellino di
senapa, il più piccolo di tutti i semi dell’orto, ma che alla fine diventa
un vero e proprio albero.
Nel primo caso Gesù ci insegna che il regno non è opera dell’uomo ma di Dio.
Infatti, come il seme germoglia e cresce mentre il contadino dorme, e questi
non sa come tutto ciò avvenga, così è anche del regno di Dio. Il determinismo naturale del seme che una volta
seminato, spontaneamente si sviluppa fino alla sua maturazione, senza nessun
intervento umano, serve a Gesù come termine di paragone per affermare che l’opera
di salvezza da lui inaugurata dipende unicamente e totalmente da Dio, dall’inizio
alla fine, in ogni suo aspetto e momento di realizzazione. La parabola è
diretta soprattutto a coloro che giudicano l’opera di Dio incapace di superare gli
ostacoli che incontra sul proprio cammino, a cominciare dalle disposizioni
spirituali dell’uomo non naturalmente orientato a Dio, dai vari contesti
storici e culturali altrettanto ostili, per finire poi con coloro che
esplicitamente contrastano e perseguitano la fede cristiana e i suoi seguaci.
Nonostante tutte le difficoltà di vario genere e natura che pretendono di
opporsi alla crescita e allo sviluppo del regno
di Dio, esso raggiungerà il suo scopo, anche senza particolari contributi
dell’uomo. Niente e nessuno potrà mai fermare o vanificare il regno di Dio,
fino al suo compimento.
La parabola del granellino di senape invece ci
insegna che quello che oggi ai nostri occhi sembra troppo marginale ed
insignificante per rappresentare anche solo un punto di riferimento positivo per
l’uomo, domani diventerà una realtà grande e molto importante, alla quale tutti
coloro che cercano la salvezza si affideranno.
Si tratta di messaggi molto consolanti e pieni
di speranza per questi nostri giorni, dove tutto quello che riguarda Dio e la
Chiesa sembra aver perso di valore e di significato. Se consideriamo la
marginalità di Dio nella nostra cultura e società e le difficoltà che la Chiesa
incontra nel compiere oggi la sua missione nel mondo, sembrerebbe di assistere
al tramonto del cristianesimo. Molti hanno già parlato di era post-cristiana.
Ma l’ apparenza inganna, perché il Signore Gesù nel Vangelo dice invece
esattamente il contrario. Oggi quel seme è gettato per noi, perché attraverso
questa Parola e la grazia dell’Eucaristia maturi anche nel nostro cuore il
regno di Dio.
Buona Domenica!
don Marco Belladelli.
Nessun commento:
Posta un commento