Andrea Mantegna, La presentazione al Tempio, 1455, Berlino. |
Festa
della Presentazione al Tempio
del Signore Gesù
I miei occhi hanno visto la tua salvezza.
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Dal Vangelo
secondo Luca (Lc 2,22-40) Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. Parola del Signore.
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Quando il 2 Febbraio cade in Domenica, la celebrazione della festa della Presentazione al tempio del Signore ha la precedenza sulla liturgia del Tempo Ordinario. Chi oggi partecipa alla S. Messa tornerà a casa con la candela benedetta accesa durante la processione all’inizio della celebrazione segno di Cristo luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele.
Come prescriveva la Legge del Signore, Giuseppe
e Maria vanno al tempio per riscattare il loro primogenito. In questo gesto è
Gesù che si sottomette alla Legge. Un obbedienza che troverà il suo compimento
nel Getsemani, quando pronuncerà il fiat
più importante di tutta la sua vita: “non
come voglio io, ma come vuoi tu!” (Mt 26,39).Quando il 2 Febbraio cade in Domenica, la celebrazione della festa della Presentazione al tempio del Signore ha la precedenza sulla liturgia del Tempo Ordinario. Chi oggi partecipa alla S. Messa tornerà a casa con la candela benedetta accesa durante la processione all’inizio della celebrazione segno di Cristo luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele.
Al centro della nostra celebrazione c’è il
mistero dell’incontro. Dio che incontra il suo Popolo nel suo tempio è
rappresentato con l’immagine dell’incontro dello sposo con la sposa nell’intimità
della stanza nuziale: “Adorna, o Sion, la
stanza per le nozze, accogli Cristo tuo Signore” (2° antifona, primi
vespri). Un incontro reso possibile dalla luce di cui Cristo è portatore. Quante
volte, soprattutto nelle celebrazioni natalizie Gesù viene paragonato alla luce
del mondo. Giovanni nel prologo dice: “Veniva
nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.” (Gv 1,9). Come la
luce rende possibile di riconoscere e distinguere gli oggetti che ci
circondano, così la luce di Cristo rende possibile riconoscere in lui il
Salvatore atteso.
Il vecchio Simeone e la profetessa Anna, insieme
a Maria, Giuseppe, Elisabetta, Zaccaria, gli Apostoli e molti altri discepoli
delle prime Comunità di Palestina fanno
parte di quel resto d’Israele che aspettavano
la redenzione di Gerusalemme e che hanno riconosciuto in quel Bambino
presentato al tempio il Messia atteso. Illuminati dalla luce divina gli sono
andati incontro, certi della sua identità.
Il mistero dell’incontro si realizza quando noi
abbiamo la certezza di aver incontrato la persona giusta, oltre ogni
ragionevole dubbio. Una certezza che è dono dello Spirito, perché la sua luce è
per l’anima e non per i sensi.
In questo contesto particolare oggi la Chiesa
celebra la Giornata della vita consacrata,
cioè di coloro che si consacrano a Dio con i voti di povertà, castità e obbedienza.
Una vocazione nella quale si dovrebbe riconoscere il segno concreto dell’avvenuto
incontro, tanto da rappresentare nella Chiesa e nel mondo una anticipazione di
quella condizione di definitività nella quale ci troveremo quando vedremo Dio
faccia, faccia.
Oggi preghiamo allora per tutti i religiosi e le
religiose, per la fedeltà alla loro vocazione e per le vocazioni alla vita
religiosa.
Lo scorso 24 novembre Papa Francesco ha
annunciato uno speciale anno della Vita consacrata dal 21/11/2014 al
21/11/2015. Un tempo di purificazione e di rinnovamento di questo particolare
stato di vita da cui dipende molto della vitalità di tutta la Chiesa.
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