giovedì 20 febbraio 2014

Il Vangelo della salute del 23/02/2014

27/12/1983 Giovanni Paolo II visita il suo attentatore, Alì Agca, a Rebibbia..
VII Domenica del tempo Ordinario “A”
Amate i vostri nemici.
Dal Vangelo secondo Matteo (5, 38-48)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Avete inteso che fu detto: ‘Occhio per occhio e dente per dente’. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringe ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Dà a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste. Parola del Signore. 
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Sempre nella prospettiva del compimento e non dell’abolizione, Gesù ci propone altre due antitesi: “Avete inteso che fu detto … Ma io vi dico … ” a proposito dei rapporti interpersonali.
Con nostra somma sorpresa nella seconda antitesi ci viene proposto di amare i nemici: “amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano”, preceduto da una serie di precetti che scardinano l’antica legge del taglione dell’ occhio per occhio e dente per dente, quali per esempio: non opporsi al malvagio e il porgere l’altra guancia, e via dicendo.
Di fronte al bisogno dell’altro, fosse anche il nostro peggior nemico, e di fronte alla violenza ed al sopruso, Gesù chiede ai suoi discepoli una generosità e una arrendevolezza che sconfina nell’eroismo. Chi vuole attenersi semplicemente al principio di giustizia, dando a ciascuno secondo il suo merito, e cioè amore a chi fa il bene e ricambiare con la stessa moneta chi fa il male, viene paragonato ai pubblicani (pubblici peccatori) e ai  pagani. Per essere “figli del Padre vostro che è nei cieli” non è sufficiente essere più bravi degli scribi e dei farisei, ora dobbiamo superare nel confronto anche i pubblicani (pubblici peccatori) e i  pagani. Procedendo con il suo argomentare Gesù arriva addirittura a chiedere ai suoi discepoli  la perfezione stessa di Dio.
Siamo di fronte ad esigenze che non possono essere umanamente soddisfatte, se non ipotizzando una elevazione dell’uomo al livello stesso di Dio. Vengono in mente le parole di S. Giovanni: “Carissimi, noi fin da ora siamo figli di Dio.”(1Gv 3,2). Ora abbiamo davanti due possibili percorsi interpretativi. Quello della dotta esegesi che spacca il capello in quattro e attraverso confronti culturali e autorevoli e accattivanti citazioni auto giustificatorie riesce a polverizzare la Parola di Gesù fino a renderla innocua, se non addirittura vana; oppure, sulla scorta di quanto ha detto Benedetto XVI nell’introduzione del 1° volume del suo libro Gesù di Nazaret:Io ritengo che proprio questo Gesù, - quello dei Vangeli – sia una figura sensata e convincente”, sederci ai piedi di Gesù, come Maria quando lo accolse in casa sua per ascoltare questa Parola (Lc 10,39), fino a lasciarci trasformare in “figli del Padre che è nei cieli”.
Per uscire da questo impasse ci viene in aiuto san Paolo, quando nella lettera ai Romani dice: “Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.  A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall'ira per mezzo di lui.  Se infatti, quand'eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita” (Rom. 5,8-10). La nostra ritrovata amicizia con Dio la dobbiamo all’amore di Gesù, che con la sua morte in croce ci ha riconciliato con Dio. Quando Gesù dice: “Amate i vostri nemici” parla prima di tutto di sé e del suo sacrifico sulla croce con cui ci ha rigenerati. Senza questo suo Amore tutto il Vangelo resta un’utopia irrealizzabile per chiunque.
Ogni volta che ci riuniamo per l’Eucaristia facciamo l’esperienza della riconciliazione, da nemici ad amici di Dio. Questa è l’unica sorgente a cui possiamo attingere per avere la forza di amare i nostri nemici, pregare per loro e diventare  figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il sole sui cattivi e sui buoni”. Allora niente sarà più impossibile, anche amare i nemici, porgere l’altra guancia e sopportare qualsiasi sopruso, perché per primi abbiamo fatto l’esperienza di un Amore più forte di qualsiasi inimicizia.
Buona Domenica!
don Marco Belladelli

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