G. B. Tiepolo Immacolata Concezione, 1767-69, museo del Prado - Madrid |
Solennità
dell’Immacolata Concezione
della B. V. Maria
Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce
Dal
Vangelo secondo Luca (1,26-38).
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. Parola del Signore.
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. Parola del Signore.
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“… concedi anche a noi, per sua (di Maria)
intercessione, di venire incontro a te in santità e purezza di spirito”.
Da come prega oggi la Chiesa si comprende che la solennità dell’Immacolata
Concezione non è una divagazione dal nostro cammino di Avvento, ma
un’opportunità per meglio orientarlo all’incontro con il Signore che viene e renderlo
più gioioso. Nel celebrare la purezza di cuore di Maria e la sua libertà dal
peccato, oltre che un esempio, troviamo un grande aiuto di grazia per la sua connaturale
solidarietà con ogni uomo che si risolve nella sua del tutto unica
sollecitudine per ciascuno di noi, perché nessuno vada perduto (cfr Gv 6,12;
18,9).
Nella festa dell’Immacolata
Concezione celebriamo la definitiva sconfitta del male e di tutte le sue
negative conseguenze per la vita di ogni uomo. Nella 1° lettura il racconto del
peccato originale (cfr. Gen 3,1ss) ci porta lontano nel tempo, ma le sue
immagini ci rappresentano una realtà quanto mai vicina e ben nota a tutti noi:
la nostra condizione di peccatori. La disobbedienza di Adamo ha avuto effetti drammatici:
l’uomo ha paura di Dio, si nasconde a Lui e rifiuta il suo amore, come se fosse
un nemico. D’ora in poi tutta la sua vita sarà condizionata dall’inganno della
menzogna, incapace di distinguere il bene dal male.
Benedetto XVI ha
definito il peccato originale “una
goccia di veleno” che ammorba tutta l’esistenza. Ha poi sintetizzato
il suo effetto su di noi: “Con una
parola, noi pensiamo che il male in fondo sia buono, che di esso, almeno un
po', noi abbiamo bisogno per sperimentare la pienezza dell'essere”.
Dopo il peccato
originale, oltre la condan na troviamo
la promessa della salvezza: “Io porrò
inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti
schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno” (Gen 3,15). Questo
versetto, detto comunemente protoevangelo,
annuncia la venuta di Gesù Cristo e la
sua vittoria contro satana, il nostro vero avversario. In esso si fa esplicito
riferimento alla “donna”, la madre di
tutti i viventi, e del suo totale coinvolgimento in questo scontro, fino al
gesto di schiacciare la testa al serpente. L’essere stata preservata dal
peccato originale non è un privilegio, ma come ancora dice la colletta una
conseguenza dei meriti di Gesù, perché egli trovasse in lei chi lo accogliesse
degnamente: “nell'Immacolata Concezione
della Vergine hai preparato una degna dimora per il tuo Figlio, e in previsione
della morte di lui l'hai preservata da ogni macchia di peccato”.
Maria è la nuova EVA, che dice “Sì” a Dio nel momento del concepimento verginale di Gesù, rendendo
così possibile, sempre e soltanto per grazia di Dio, l’opera della redenzione,
cioè la piena comunione dell’uomo con Dio e il definitivo superamento della
presenza del male nel mondo e di tutte le sue conseguenze.
Di fronte a questo
mistero di grazia che oggi contempliamo in Maria, credo valga la pena
soffermarsi a considerare la realtà della presenza del male nel mondo in tutte
le sue dimensione e proporzioni. Tutti siamo quotidianamente testimoni di
questa presenza e della sofferenza che esso provoca. L’uomo, nella sua nudità,
non vive più in armonia con il creato, lo inquina e ne diventa vittima. La
natura improvvisamente si trasforma da madre in matrigna. La storia umana è
piena di guerre, violenze, prepotenze, conflitti ed ingiustizie senza soluzione
di continuità. Per non parlare poi degli egoismi, delle menzogne e dei
conflitti che lacerano le relazioni interpersonali. A questo triste quadro
aggiungiamo tutto quello che ci fa paura, così come Dio faceva paura ad Adamo,
tanto da nascondersi dalla sua vista: le malattie, la morte e tutte le
esperienze di perdita, materiali o morali, a cui andiamo incontro nel corso
della nostra esistenza terrena. Viene spontaneo gridare con S. Paolo : “Me infelice! Chi mi
libererà da questo corpo di morte?” (Rom 7,24). E’ una battaglia persa! Lo
scontro con il male è impari e se oggi, per tutta una serie di fortunate
circostanze, ne esci indenne, domani pagherai anche quello che oggi ti è stato
risparmiato. Sembra impossibile pensare che tutto abbia avuto inizio dalla
complicità umana con il male, assolutamente necessaria per innescare il suo
processo disgregativo. Una volta attivato, ci scopriamo del tutto incapaci di
interrompere. Egli procede autonomamente, fino a produrre tutti gli effetti di
corruzione, di disgregazione, di perdizione e di morte di cui è capace.
Ci soccorre ancora una
volta San Paolo: “Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore!” (Rom 7,25). Soltanto
per mezzo di Gesù Cristo, e cioè soltanto per grazia di Dio, possiamo
disinnescare questo processo diabolico di annientamento maligno. Maria,
Immacolata Concezione, è la primizia e la certezza che usciremo vincitori da
questa lotta. Per questo guardiamo a Lei come segno di Speranza, modello ed esempio
di vita e come potente soccorritrice in tutte le nostre difficoltà. Facciamo
nostra l’umile e fiduciosa preghiera impressa per volontà di Maria stessa sulla
medaglia miracolosa, per
invocare il suo aiuto nella fedeltà a Dio e la sua intercessione di fronte al
pericolo di farci, di nuovo, più o meno volontariamente, complici del male:
O Maria,
concepita senza peccato,
prega per
noi che ricorriamo a te!
Buona Immacolata a
tutti!
don Marco Belladelli.
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