martedì 17 dicembre 2013

Il Vangelo della salute del 15/12/2013


Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?
Dal Vangelo secondo Matteo (11, 2-11)
In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”.
In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui». Parola del Signore.

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Oggi in tutte le chiese del mondo il celebrante dovrebbe indossare paramenti rosacei, un colore che evoca le tonalità tenui dell’alba, quando il buio della notte comincia a ritirarsi per cedere il posto alla luce del giorno che avanza.
L’antifona d’ingresso riprende le parole di San Paolo ai Filippesi: “Rallegratevi sempre nel Signore” (4,4), che in latino diventa: “Gaudete in Domino”, da cui prende nome la stessa Domenica Gaudete”. Anche altri testi liturgici, come la colletta e il prefazio Avvento II, richiamano il tema della gioia.
Tutto questo perché “il Signore è vicino” (Fil 4,5). Una vicinanza non soltanto in senso cronologico, perché ormai prossimi al Natale, ma che rivela una presenza: il Signore è già in mezzo a noi.
Nel vangelo ritroviamo Giovanni Battista. Gesù ha una grande considerazione del Battista. La sua testimonianza è qualcosa di fondamentale, una guida insostituibile per ogni cristiano e per ogni uomo seriamente alla ricerca di Dio. La missione di Giovanni non è una pia esortazione, ma è già Vangelo.
La sua condizione odierna però è molto diversa. Si trova in carcere per mano di Erode. I toni forti della predicazione nel deserto hanno lasciato il posto ai dubbi, condivisi con i suoi discepoli. Sentendo parlare di Gesù, gli manda a dire: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”. Egli aveva annunciato un Messia potente, che sarebbe venuto con lo Spirito Santo e il fuoco. Un Messia pronto a far pulizia di tutta la sporcizia che c’è nel mondo (Già la scure è posta alla radice degli alberi Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia. Mt 3,10.12). Insomma si attendeva un Messia riconoscibile da tutti, vigoroso e indiscusso, al quale tutti si sarebbero sottomessi. Gesù invece raccoglie consensi tra il popolo, ma incontra tanta resistenza e opposizione da parte dei capi del popolo e di certi gruppi sociali molto influenti, come gli scribi e i farisei. Le sue opere sono improntate alla misericordia e non alla pretesa manifestazione di un Dio possente, che lascia tutti a bocca aperta.
Come risposta per il Battista ci sono i segni indicati dai profeti, in particolare da Isaia, per riconoscere i tempi messianici. Ad essi Gesù aggiunge la beatitudine: “E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo! ”.
Dopo duemila anni di cristianesimo ci troviamo ancora in mezzo al guado, tra i dubbi del Battista e la beatitudine di Gesù. Sappiamo bene che il Signore Gesù è già presente in mezzo a noi. Molti sono i segni della sua divina presenza, non ultimo l’Eucaristia a cui spesso partecipiamo. Nonostante questo, viviamo come se non fosse ancora venuto. Opponiamo resistenze e diffidenze in conformità con la cultura moderna, incentrata sul rifiuto di Dio: “Ora questa «redenzione», la restaurazione del «paradiso» perduto, non si attende più dalla fede, ma dal collegamento appena scoperto tra scienza e prassi.”(Benedetto XVI Spe salvi n. 17). Per non parlare dell’individualismo imperante, massima espressione della pretesa assoluta libertà da ogni vincolo. Siamo noi quei ciechi, storpi, lebbrosi, sordi che hanno bisogno di essere risanati e quei morti che debbono ritornare a vivere nell’incontro con il Signore Gesù. Siamo noi oggi quei poveri a cui è annunciata la buona novella. Disincantati ed emancipati fin che si vuole di fronte ad una vita resa sempre più assurda e priva di senso dalle nostre scelte, paradossalmente nostro malgrado dobbiamo riconoscere che la salvezza per l’uomo può venire soltanto da Dio, “non un qualsiasi dio, ma quel Dio che possiede un volto umano e che ci ha amati sino alla fine. ( Spe salvi 31).
E beato colui che in questo Dio non trova ragioni per scandalizzarsi!
La gioia comincia proprio nel momento in cui sappiamo superare lo scandalo della fragilità umana e della croce di Gesù. Allora sperimenteremo davvero il dono abbondante e gratuito della bontà che è stata riversata su di noi.
Ancora un buon Avvento a tutti!
don Marco Belladelli.

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