XIV Domenica del Tempo Ordinario, “C”
La
vostra pace scenderà su di lui.
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».
I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli». Parola del Signore.
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Dopo
la risoluta decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme, oltre ai “messaggeri” (9,52), ora Gesù manda altri
72 discepoli in missione, con il compito di precederlo nelle città dove sta per
recarsi, per preparare il suo arrivo. Prima di partire li istruisce su cosa e
come comportarsi nel caso siano accolti o rifiutati.
La
ragione di questa missione sta nella sproporzione tra le dimensioni della messe
e il numero degli operai a disposizione:
“La
messe è abbondante, ma sono pochi gli operai”. Una situazione che
non è soltanto dei tempi di Gesù, o della prima Chiesa, ma ancora
drammaticamente attuale. Pensiamo all’Asia, il continente più popoloso del mondo,
dove i cristiani sono meno del 5% della popolazione. A questo si deve aggiungere
la lenta e progressiva apostasia delle nazioni europee di antica tradizione
cristiana. In Olanda per esempio i Cattolici sono circa il 10%, quando nell’immediato
dopo guerra erano più del 40% con una pratica che superava il 90%. Oggi molte
chiese sono state vendute e trasformate in negozi, mercati, bar, ristoranti,
teatri e gallerie d’arte. Tutta l’America invece deve fare i conti con la
diffusione delle sette e con forme di sincretismo religioso che travisano i contenuti
della fede cristiana. Per non parlare dell’Africa dove la Chiesa è afflitta da problemi
sociali, economici e culturali, spesso causa di conflitti cruenti e sanguinosi.
Ieri il Rwanda, oggi il Sudan, il Congo, la Nigeria e il Kenia, solo per citare
le situazioni più note. La quantità di uomini e donne da evangelizzare è
davvero ancora vastissima, rispetto al numero dei missionari. Ecco perché
dobbiamo pregare il Signore della messe,
perché mandi operai nella sua messe. La Chiesa vive perché è missionaria. Gesù l’ha voluta per mandarla. Il
giorno in cui rinunciasse alla missione, sarebbe la sua fine. Ricordiamo il
grido di Paolo: “Guai a me se non predicassi il vangelo!” (1Cor 9,16).
Pregare per i missionari, vuol dire quindi pregare perché la Chiesa viva.
Gesù
stesso riconosce che il compito non è facile: “Ecco io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi”. Nonostante le
difficoltà e le resistenze che incontreranno, essi devono continuare la loro
missione, perché portano il dono della pace: “In qualunque
casa entriate, prima
dite: Pace a questa casa”. La pace è il dono messianico per
eccellenza, è il segno della presenza e dell’opera del Messia, è dono dello
Spirito. “Pace sulla terra agli uomini
che Dio ama” (Lc 2,14) cantavano gli Angeli a Betlemme.
Ai
missionari è raccomandato la sobrietà e il disinteresse. Essi devono rendere
presente il regno di Dio con l’annuncio e con la cura dei malati. Per chi li
rifiuta c’è il gesto dello “scuotere la
polvere”, anticipazione del giudizio di Dio, che sarà nei confronti di questi
tali più duro del castigo riservato a Sodoma. Non è un problema di cattiveria
di Dio, ma della gravità del gesto del rifiuto.
Alla
fine Luca ci dice che essi tornano pieni di gioia, perché all’annuncio del
regno di Dio corrisponde la fine del regno di satana. Gesù conferma la positività
della loro esperienza per aver portato la salvezza all’umanità e aver contribuito
alla sconfitta di satana: “Vedevo satana cadere dal cielo come una
folgore ”. Ma ciò di cui essi devono maggiormente rallegrarsi è che
i loro nomi “sono scritti nei cieli”, cioè il sapersi scelti e inviati da
Dio e collaboratori della sua opera di salvezza.
Questa
staffetta di avanguardia che precede Gesù ci fa pensare a Giovanni Battista,
il precursore per antonomasia, che ha preparato il popolo d’Israele ad
accogliere Gesù e a riconoscere in lui il Messia atteso. Ogni missionario che
annuncia il regno di Dio deve quindi essere un po’ come Giovanni Battista.
Una
pagina di Vangelo quanto mai attuale, nella quale Gesù stesso ci indica i
criteri del nostro essere cristiani e Chiesa, a cominciare dal sentirci mandati
nel mondo come collaboratori di Dio e della sua opera di salvezza, dal vivere
nel nostro ambiente con lo spirito di veri portatori di pace e contribuendo a
smascherare e a distruggere l’opera ingannevole e menzognera di satana. Papa
Francesco ha iniziato il suo ministero proprio nel segno della missione, quando
ha invitato ad andare nelle periferie, ad uscire dalle chiese per andare
incontro al popolo di Dio.
Buona Domenica!
don
Marco Belladelli.
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