V
Domenica di Pasqua “C”
Vi
dò un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni agli altri.
Quando Giuda fu uscito , Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
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Il contesto è quello
dell’ultima cena. Giovanni annota in quale preciso momento Gesù dice le parole
che oggi ascoltiamo nel Vangelo: “Quando Giuda fu uscito”.
Il capitolo 13° è iniziato
con la lavanda dei piedi e continua con Gesù che spiega agli Apostoli il significato di
quel suo gesto. Subito dopo Gesù rivela chi tra di loro è il traditore e
immediatamente Giuda abbandona il cenacolo. Sono due momenti molto intensi e paradossalmente
opposti, ma che hanno in comune il farsi servo di Gesù che “avendo amato i suoi che erano nel mondo, li
amò sino alla fine” (Gv 13,1).
Il prendere coscienza
che uno di loro è diventato complice di coloro che vogliono la morte di Gesù,
genera tra gli Apostoli grande sconforto. Chi poteva immaginare che uno di loro
avrebbe venduto il Maestro ai capi del popolo?
Soltanto Gesù non cade nella trappola della
delusione e dello scoraggiamento, come se tutto fosse stato inutile. Egli procede
per la propria strada e paradossalmente continua ad investire sugli Apostoli,
parlando loro di sé e di quello che sarà il segno distintivo del vero
discepolo: avere amore gli uni per gli
altri.
La gloria di cui parla Gesù subito dopo l’uscita
di scena di Giuda: “Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato”
fa riferimento all’umiliazione e alla
sofferenza della croce che lo attende, mai tanto certa e prossima dopo il tradimento
di Giuda. Il gesto del traditore non sminuisce in niente la libertà di Gesù di offrire
tutto se stesso in sacrificio, per compiere la volontà del Padre. Ecco perché in
questo momento “anche Dio è stato glorificato in lui”.
La consegna agli Apostoli del comandamento
nuovo: “Come io vi ho amato, così
amatevi anche voi gli uni gli altri” fa parte di questa sua offerta.
Il sacrificio della croce è anche la misura massima del suo amore per noi. Un
amore che deve caratterizzare anche i rapporti di coloro che intendono far
parte della nuova comunità escatologica, nata dal fianco di Gesù, squarciato
sulla croce.
Il comandamento
nuovo indicato da Gesù non va inteso semplicemente come un principio morale a cui ispirare il proprio agire.
Nemmeno come l’orizzonte della propria auto realizzazione in senso
psico-sociale. Si tratta di una scelta
di vita, che ha come prospettiva la salvezza di tutta la nostra persona e di
tutte le dimensioni che la compongono.
L’ “amatevi, come io vi ho amato” lo si impara soltanto stando accanto a Gesù e
nutrendosi di lui il più frequentemente possibile nell’Eucaristia.
Quello che Gesù chiama il comandamento nuovo è l’Amore che ha vinto il mondo, quello
che Papa Francesco spesso ha evocato come spirito della mondanità, che si
contrappone allo spirito evangelico. Ecco perché nella 1° lettura Paolo e Barnaba,
per confermare nella fede le nuove Comunità cristiane da loro fondate in Asia
minore, ripetono con insistenza che per entrare nel regno di Dio bisogna attraversare
molte tribolazioni (cfr Atti 14,22). Ecco perché Giovanni nell’Apocalisse ci
ricorda che l’orizzonte ultimo della nostra vita sono il cielo nuovo e la terra
nuova della Gerusalemme celeste (Ap 21,1 ss), dove la vita di ciascuno e la
storia dell’umanità troveranno il loro pieno compimento.
La nostra salvezza non dipende tanto dalle cose
più o meno buone che possiamo aver realizzato nel corso della nostra esistenza,
ma soprattutto dall’aver fatto della nostra vita un’offerta di amore incondizionata
a Dio e ai fratelli, come ha fatto Gesù. Il comandamento
nuovo è la sintesi di quello che il
Beato Giovanni Paolo II ha chiamato “Il Vangelo della Vita” nell’enciclica
omonima, che personalmente ritengo la più importante di tutto il suo pontificato.
Questo “amore” è ciò che identifica
il cristiano, in quanto tale: “Da questo tutti sapranno che siete miei
discepoli”. Un ideale di vita totalmente contrario al contesto
culturale attuale, fondato sull’individualismo egoistico e sulla salvaguardia
dei diritti individuali, a scapito di coloro che sono i più deboli oggi nella
nostra società, dove si è pronti ad omologare tutto ed il contrario di tutto, pur
d’impedire che sia annunciata a tutti la via della salvezza.
Buona Domenica!
don
Marco Belladelli.
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