Il Buon Pastore, Roma, catacombe di Priscilla |
IV
Domenica di Pasqua “C”
Alle
mie pecore io dò la vita eterna.
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola». Parola del Signore.
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Dopo aver meditato i
racconti delle apparizioni per confermarci nella fede del Signore risorto, ora la
liturgia ci invita a riflettere sulla novità della Pasqua e a vivere di
conseguenza.
Il brano del Vangelo odierno
è preso dal capitolo 10 di Giovanni, quello nel quale Gesù ricorre all’immagine
del Buon Pastore e delle pecore per indicare il suo rapporto con
i discepoli e viceversa. Siamo a Gerusalemme, nel tempio d’inverno, durante la
festa della dedicazione, e i Giudei chiedono in modo ironico a Gesù: “Fino a quando terrai l’animo nostro sospeso? Se tu
sei il Cristo, dillo a noi apertamente.” (Gv 10,24). Come per dire: dacci la prova
provata della tua messianicità! Gesù risponde facendo una distinzione tra chi è
con lui e chi è contro di lui e indicando quali sono le caratteristiche dei veri
discepoli.
Ascoltiamo le sue
parole: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono”.
Gesù elenca gli atteggiamenti e le
disposizioni proprie di coloro che sono con lui: ascolto, conoscenza e
sequela. Sono tre modi diversi e complementari per entrare in comunione con lui. L’esperienza di comunione
si risolve nel dono da parte di Gesù della “vita eterna”. Tra lui e i
discepoli viene così a stabilirsi una unione tanto forte che nessuno potrà mai
distruggere, perché è di natura divina. Gesù infatti agisce non a titolo
personale, ma nel nome del Padre: “Io e il Padre siamo una cosa sola”.
Come le pecore docili ascoltano,
conoscono e seguono il Buon Pastore, così nella vita del discepolo il
Signore viene ad assumere una centralità tanto importante, da non trovare
paragone con niente di simile e con nessuno.
Dopo la risurrezione Gesù si rivela come il nuovo Adamo (cfr 1Cor 15,45), cioè il
prototipo, il criterio e l’orizzonte della vita di ogni uomo e di tutta l’umanità.
Nel Concilio Vaticano II, al n. 22 della costituzione pastorale sulla Chiesa
nel mondo contemporaneo, Gaudium et Spes,
si dice: “Cristo,
che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela
anche pienamente l'uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione.”
Nella rivelazione del mistero di Amore che unisce Gesù a Dio Padre è pienamente
svelato anche il mistero dell’uomo.
La risurrezione di Cristo, oltre che salvezza
dal peccato e dalla morte, è anche l’ultimo e definitivo atto creativo di Dio,
per mezzo del quale ci viene svelato che la vita umana non è semplicemente radicata
nella dimensione spazio/temporale della storia, come sembra normale per tutti
noi, ma in quella eterna e divina di Dio stesso. Ecco che cosa significa: “Io
dò loro la vita eterna”. Quando nella propria vita spirituale non è
ben chiaro questo rapporto di centralità del Cristo, e di conseguenza neppure
ben impostato, inevitabilmente l’ IO diventa il centro del proprio esistere.
Nota bene che questo non significa avere qualcosa contro Gesù. Anzi si è ben
consapevoli del suo valore e della sua importanza e ci si guarda bene dal
mancargli di rispetto. Rimane comunque chiaro che non abbiamo niente in comune
con lui, anche se ricorriamo a lui nel momento del bisogno. Si tratta di una
condizione spirituale gravemente contraddittoria e fortemente frustrante,
premessa ineluttabile del fariseismo.
L’ascolto, la conoscenza e la sequela
corrispondono esattamente al pensare, al sentire ed all’agire come Cristo. Il
discepolo è colui che percepisce questa presenza del Signore dentro di sé e corrispondendo
ad essa sente pure, giorno per giorno, morire progressivamente il proprio IO,
con tutte le sue esigenze ed implicazioni.
Oggi si celebra anche la GIORNATA MONDIALE DI
PREGHIERA PER LE VOCAZIONI. E’ del tutto superfluo sottolineare che è possibile
mettere tutta la propria vita al servizio di Cristo e della Chiesa, soltanto se
si è pienamente accolto dentro di sé il Signore risorto, come il più grande
bene della nostra vita.
Una buona occasione per pregare per tutti i
nostri pastori, preti e Vescovi, indistintamente.
Buona Domenica!
Don
Marco Belladelli.
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