lunedì 2 aprile 2012

LA VOCE DI MANTOVA/74

Italia, bella senz’anima?
Una recente indagine condotta dal professor Franco Garelli e dalla sua equipe, pubblicata nel Dicembre scorso, fa la fotografia, dal punto di vista sociologico, della situazione religiosa oggi in Italia. Se si considera la secolarizzazione, sempre più diffusa nella mentalità e nei costumi, e la società multietnica e
multiculturale nella quale ormai viviamo, l’impressione di molti è che sia sempre più vicino l’annunciato e inesorabile tramonto del cristianesimo. Invece guardando i dati di questa ricerca scientifica, la realtà appare ben diversa. La domanda religiosa degli italiani individua sei categorie: 6,6% di atei, 6,2% di agnostici e/o indifferenti, 4,5% si richiamano ad un essere superiore che non chiamano Dio, 11,7% coloro che credono in Dio a fasi alterne, 25,1% credono in Dio, anche se con dei dubbi, infine il 48,5% sono i credenti. Gli aderenti ad altre religioni e a culti diversi dalla Chiesa cattolica sono 11,3%. Per quel che riguarda la Chiesa, si crede più al Sud che al Nord, dove si è più attratti da cambiamenti e novità. Il Centro è a macchia di leopardo, con zone più ancorate alla tradizione, rispetto ad altre più secolarizzate. I giovani sono più esposti ai nuovi venti della cultura moderna, mentre gli anziani sono più ancorati ai valori della fede cristiana. Le donne invece, sono più religiose degli uomini, sempre, dovunque e comunque. I cattolici si possono dividere in tre gruppi: i convinti e attivi, cioè coloro che si sentono di appartenere alla Chiesa e sono molto attivi nelle sue varie iniziative; i convinti ma non attivi, e coloro che si sentono cattolici soltanto per tradizione, cultura ed educazione. Circa invece la qualità dell’esperienza religiosa, si distinguono tre aree. Quella di una fede dubbiosa, nella quale non si accettano certe verità insegnate dalla Chiesa. Per esempio il 43,9% non crede alla vita oltre la morte. Sorprende invece il fatto che molti, anche tra coloro che vivono un cristianesimo soltanto sociologico, affermino di aver fatto l’esperienza del soprannaturale nella loro vita. La frequenza alla S. Messa festiva si attesta al 28,7%, mettendo insieme i convinti, che vanno spesso, anche nei giorni feriali, e gli altri gruppi nei quali la pratica si dirada tra qualche volta al mese e la pura occasionalità. Le figure che suscitano più interesse, anche tra i non cattolici sono il beato Giovanni Paolo II con 86,1%, Madre Teresa di Calcutta con il 71,2% e padre Pio con un buon 65,6%. Anche se la Chiesa rimane ancora il punto di riferimento principale per quelli che sono i passaggi fondamentali dell’esistenza (nascita, morte, matrimonio), la parrocchia è considerata dai più quasi esclusivamente un luogo di socializzazione e di servizi, quando ci sono, come per esempio asili, oratori, ricreazione, svago e cose del genere. Dopo una lettura, anche fugace di questa ricerca, parafrasando la famosa canzone di Cocciante, possiamo dire che la società italiana non è ancora una “Bella senz’anima”. Rispetto alle altre nazioni europee, da noi la religione in genere, e la fede cristiana in specie, rappresentano ancora una risposta importante rispetto alle domande di senso che vengono dalla modernità. La sfida della nuova evangelizzazione è appena cominciata e non possiamo permetterci di fermarci proprio ora.
DON MARCO BELLADELLI.  

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