giovedì 27 ottobre 2011

Il Vangelo della salute del 30/10/2011.

I farisei secondo Pasolini nel Vangelo secondo Matteo.
XXXI Domenica del Tempo Ordinario, “A”.
Dicono e non fanno
 Dal Vangelo secondo Matteo (23,1-12)
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi
non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato». Parola del Signore. 
------------------------------------------------------------------
Siamo sempre nel tempio di Gerusalemme. Gli avversari di Gesù hanno provato in tutti i modi a coglierlo in fallo, senza riuscirci. Ora si prende la sua rivincita, rivolgendosi alla folla per esprime a tutto campo il suo pensiero sugli scribi e i farisei. Un’invettiva che occupa tutto intero il capitolo 23. Per capire chi sono gli scribi e i farisei, dobbiamo andare indietro nella storia e precisamente al II secolo a.C., al tempo dei regni ellenistici, successivi all’impero di Alessandro Magno. Oltre al dominio politico, era stata imposta anche la cultura ellenistica, cioè il modo di pensare e di vivere alla greca. Verso il 150 a.C., in nome della fedeltà alle tradizioni dei Padri, un gruppo di Ebrei, chiamati gli Asmonei, reagirono a questa omologazione culturale, fino a guadagnarsi l’indipendenza politica, che durò poco meno di un secolo, fino all’arrivo dei Romani, con Pompeo nel 66 a.C. La storia di questo periodo è raccontata nei due libri dei Maccabei. In quel periodo sorsero gli asidei detti anche farisei. Fariseo è la traslitterazione greca di un termine aramaico che  significa “separato”. Essi infatti non si confondevano con quanti non aderivano ai loro principi. Erano persone molto religiose e altrettanto scrupolose nell’osservanza della Legge mosaica e di tutte le tradizioni da essa derivate. Secondo loro, chi osserva la Legge e compie le buone opere prescritte è certo della salvezza divina. Il Messia si sarebbe manifestato come il nuovo Mosè, colui che avrebbe esteso questo fondamentale dovere religioso a tutta l’umanità. Tra i farisei vi erano gli scribi, uomini colti,  dediti allo studio e all’insegnamento della Torà. Da loro venivano i “rabbì”, cioè i maestri, che animavano delle vere e proprie scuole per trasmettere e diffondere alle nuove generazioni il loro sapere. I farisei erano attenti a tutti i nuovi fenomeni religiosi che sorgevano in Palestina. Ecco perché sono molto presenti nei racconti evangelici, a cominciare dalla missione del Battista. In Matteo hanno più risalto perché, avendo scelto come referente una comunità cristiana di origine ebraica, è continuo il confronto tra “ciò che fu detto agli antichi” ed il “ma io vi dico” di Gesù; e man mano che procede con il racconto, diventa sempre più aspra la polemica tra la nuova comunità cristiana e la sinagoga. Oggi il termine “fariseo” ha un’accezione esclusivamente  negativa, sinonimo di ipocrita, leguleio o persona formalista. Il testo liturgico di oggi ci dà ragione del perché di tanta durezza nei loro confronti da parte di Gesù. Si dice che “si sono seduti sulla cattedra di Mosè”, cioè si sono appropriati dell’autorità divina, propria della legge mosaica, trovando però il modo di sottrarsi dalla sua osservanza, come risulta dall’accusa: “dicono e non fanno”. Sono diventati dei cattivi maestri, non perché insegnano male o cose sbagliate, ma perché non si sottomettono a quanto insegnano: “legano infatti pesanti fardelli… sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito”. A questo si aggiunge la vanità nell’apparire “per essere ammirati dagli uomini”e l’esibizionismo di occupare sempre i primi posti. Essi contravvengono al 2° comandamento, che nella formulazione biblica prevede oltre al nostro “Non nominare il nome di Dio invano” anche il “Non ti farai alcuna immagine di Dio”. Non viene quindi solamente proibita la bestemmia, ma anche tutto quanto oggi Gesù rimprovera agli scribi e ai farisei, cioè l’abuso di appropriarsi dell’autorità di Dio, fino a sostituirsi a Lui a proprio vantaggio, tanto da sentirsi dispensato dall’osservare le sue leggi. Insomma, vengono condannate tutte le forme patologiche di religiosità, come il formalismo, il fondamentalismo e tutti gli altri …ismi che ci vengono in mente . Alla nuova comunità Gesù dice: “Ma tra voi non sia così”, mettendola in guardia dal rischio di cadere negli stessi errori degli scribi e dei farisei. E noi che cosa intendiamo per vera religione? Anche nel recente incontro interreligioso di preghiera per la pace e la giustizia, svoltosi ad Assisi, il Papa ha pronunciato un mea culpa per tutte le volte che la religione ha prodotto violenza, invitando tutti a purificare la propria fede da tutto ciò che non è secondo Dio.  Perché, come conclude il brano evangelico di oggi: “chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato”. E’ il caso di ricordare che “Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga” (Atti 10,34-35).
Buona Domenica!
Don Marco Belladelli.
--------------------------------
APRI LA MIA VITA A TE
---------------------------------------------
Apri la mia vita a Te, Signore,
illuminami con le Tue ispirazioni divine.
Donami la forza di vincere le insidie del male.
Donami la capacità di esprimere tutto il mio amore
attraverso l'offerta della mia vita.
Offrimi il tuo Amore che è luce, e vita
e sorregge i miei passi.
Donami la speranza di avere sempre il tuo conforto.
Aprimi la strada della verità
ogni qualvolta il mio cuore si offusca nella terra, nella debolezza.
Non distogliere lo sguardo da me
che sono tua creatura redenta dal Tuo Sangue Prezioso.
Offriti ancora a me, Signore!
Offriti, sapendo che,
nonostante la mia debolezza, il mio peccato Ti amo
e confermo nella Verità
la mia anima,
il mio cuore,
la mia vita
per quel dono di forza e di luce
che Tu hai impresso in me
nel momento benedetto del Santo Battesimo.
Grazie, Signore, luce e forza della mia vita.
Amen.

Nessun commento:

Posta un commento