mercoledì 8 giugno 2011

Il vangelo della salute del 12/06/2011.

Solennità di Pentecoste “A”
Sgorgheranno fiumi di acqua viva.
 Dal vangelo secondo Giovanni (7,37-39). (S. Messa della vigilia).
 Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: "Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva". Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato. Parola del Signore.
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Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi:
ricevete lo Spirito Santo.
 Dal vangelo secondo Giovanni  (20, 19-23).  (S. Messa del giorno).
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Parola del Signore.
La celebrazione della solennità di Pentecoste meriterebbe ben altro risalto pastorale. Penso per esempio al clima di attesa che precede il Natale, all’intensità spirituale con cui ci si prepara a vivere la Pasqua. La Pentecoste, molto spesso si confonde con una qualsiasi
Domenica del tempo pasquale. Lo Spirito Santo non può essere relegato a devozione personale. E’ la terza Persona della SS. Trinità. C’è chi lo chiama il Dio sconosciuto per la genericità del titolo con cui è comunemente indicato e invocato (nel senso che Spirito Santo lo si può dire sia per il Padre, che per il Figlio), e per la poca attenzione riservata alla sua opera, tanto fondamentale per la salvezza dell’umanità. Per  ovviare a questa difficoltà a mio modesto parere si dovrebbe cominciare a dar molta più importanza alla celebrazione vigiliare. Per questo ho riportato entrambi i testi di Giovanni, sia quello della vigilia, sia quello della S. Messa del giorno. Al capitolo 7 di Giovanni Gesù lo paragona all’acqua che disseta. Lui stesso ne è la sorgente e colui che ne beve diverrà a sua volta dispensatore  per tutti gli uomini. L’acqua è fonte di vita, senza di essa c’è il deserto, inabitabile, invivibile (cfr Gen 2,4bss). Ora non si tratta soltanto di garantire e sostenere la vita vegetativa umana e infraumana, ma di fare un salto di qualità, paragonabile alla differenza che esiste tra il caos e la creazione. L’acqua viva che Gesù dà è la vita eterna, cioè la vita definitiva e duratura, non più sottoposta alla caducità e alla corruzione della natura. Dopo la sua glorificazione (che comprende la passione, morte e risurrezione) egli donerà a chi vuole lo Spirito Santo, nel senso che lo effonderà sul mondo, e lo Spirito si diffonderà attraverso coloro che credono in lui. Ecco perché la Pentecoste è in strettissima relazione con la Pasqua, come compimento di quella salvezza che Gesù ci ha acquistato a prezzo del suo sangue. Lo Spirito Santo è donato perché ogni uomo riconosca l’unico vero Dio ed ne accolga il Donum vitae, il Dono di vita. L’ annuncio di Gv 7 si realizza il giorno di Pasqua nel cenacolo. Gesù risorto appare agli apostoli per mantenere la promessa. Come Dio Padre, all’inizio della creazione aveva soffiato l’alito di vita nelle narici dell’uomo (Gen 2,7), così ora il Cristo risorto, il nuovo Adamo, alita su gli Apostoli e dona lo Spirito Santo per liberare definitivamente ogni uomo dal peccato, dalle sue conseguenze, e soprattutto renderlo partecipe della sua stessa vita di risorto. Non c’è niente che possa arrestare quest’opera. L’opera dello Spirito Santo la si riconosce in tutto ciò che nella nostra storia personale e nella storia dell’umanità da semplicemente umano si trasforma in amore, nel senso di agape, cioè in offerta di vita per l’altro, gratuità, speranza, insomma nell’impossibile divino che diventa esperienza del nostro quotidiano. Mi vengono in mente i tanti fratelli e sorelle, che nei miei anni di ministero in ospedale ho accompagnato nel loro cammino di malattia e di sofferenza, i quali, man mano che avanzavano verso la fine della loro vita terrena si sentivano sempre più attratti dalla vita vera, quella del risorto. Mi ricordo di Claudia, l’ultima volta che la vidi, prima di morire mi disse: “E ora, don Marco, mi dica, come sarà il paradiso?”. Gli risposi: “Questo sarà lei a raccontarmelo, Claudia”.
Veni, creator Spiritus, mentes tuorum visita,
imple superna gratia quae tu creasti pectora.
Vieni, Spirito creatore, visita le menti dei tuoi fedeli
e riempi delle tua grazia divina i cuori a cui tu hai dato vita!
Buona Pentecoste, oggi e sempre!
DON MARCO BELLADELLI.

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