giovedì 16 giugno 2011

I SEGNI DELLO SPIRITO - Luglio 2011

Roma, la bocca della verità.
CHIESA: OLTRE LA PEDOFILIA, PRIMA DI TUTTO LA VERITA'
Qualche tempo fa leggevo sul Corriere della Sera (27/05/2011) la lettera di una signora stupita del fatto che il caso di un prete pedofilo, nel più remoto angolo della terra, interessi i media mondiali più del fenomeno della pedofilia in se stesso e nelle sue reali dimensioni di patologia sociale dei nostri giorni. Due esempi su tutti: è comunemente risaputo infatti che la maggioranza degli abusi sui bambini avvengono purtroppo in
famiglia e non in sacrestia, come pure altrettanto nota è la piaga del turismo sessuale, che porta ogni anno migliaia di europei ad abusare dei bambini del terzo mondo, senza che si faccia nulla più di qualche pubblico gesto di ipocrita indignazione per arginare questa intollerabile oscenità. Alla fine la signora avanzava il sospetto che i media siano più interessati a combattere la Chiesa e non la pedofilia. Nella sua risposta, il conduttore della rubrica, pur riconoscendo un certo accanimento nei confronti della Chiesa, soprattutto da parte dei suoi nemici storici, ai quali non par vero di avere tra le mani argomenti tanto validi, metteva in evidenza il fatto che ognuno viene giudicato nei suoi atti per la posizione sociale che occupa e per la relativa fiducia che per tale posizione gli viene accreditata. Ecco perché, a suo dire, la pedofilia di un prete è più grave di quella dello zio o di un qualsiasi altro adulto, e interessa  maggiormente i media. Di questo ne è ben consapevole anche Papa Benedetto XVI, quando nella lettera ai Cristiani d’Irlanda del Marzo 2010, rivolgendosi alle vittime degli abusi, dice: “Avete sofferto tremendamente e io ne sono veramente dispiaciuto. So che nulla può cancellare il male che avete sopportato. È stata tradita la vostra fiducia, e la vostra dignità è stata violata”. Ma il cristiano quando pecca, soprattutto in modo grave e scandaloso, prima di tradire la fiducia di chicchessia, commette un male ancor più grande: rinnegare la verità. Nello scandalo della pedofilia, ciò che ha lasciato sgomento il Papa è il costatare che la Chiesa, per difendere il proprio buon nome, nascondeva la verità, fino a oscurare la luce del Vangelo. Ricordate il dialogo tra Pilato e Gesù durante il processo di quest’ultimo? Il Procuratore romano lo interroga a proposito della sua dignità regale. Gesù risponde: “Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”. A questo punto Pilato ribatte: “Che cos'è la verità?” (cfr Gv 18,33-38). Benché fosse straconvinto dell’innocenza di Gesù, alla fine le ragioni di opportunità politica per la condanna a morte avranno il sopravvento sulla verità. Tutte le volte che la verità viene sacrificata a qualsiasi altro fine, fosse anche apparentemente il più nobile e sacrosanto, non soltanto si commette un grave peccato, ma si causano mali gravissimi, dalle conseguenze altrettanto imperdonabili. L’assenza di verità è la via maestra dell’arbitrio e di ogni genere di abuso. Per questo il primo e fondamentale provvedimento deciso da Benedetto XVI contro la pedofilia è stato un’azione di trasparenza, per accertare la verità dei fatti, prendere le relative contromisure, punire i colpevoli, risarcire e soccorrere le vittime.
In una recente intervista a IL FOGLIO (04/06/2011), anche il Cardinale di Vienna, Christoph von Schönborn, uno dei porporati più accreditati oggi nella Chiesa, dice: “Se la chiesa vuole essere una guida spirituale per la società, … deve confrontarsi con i suoi peccati. Perché non si può richiamare il mondo alla verità se la verità non si ha il coraggio di farla propria”. Non è casuale che le linee guida per la diocesi di Vienna contro la pedofilia abbiano come titolo: “La verità vi farà liberi”. Pur mettendo in guardia che al libertinismo degli ultimi decenni non succeda un tempo di puritanesimo altrettanto dannoso, dice ancora il cardinale: “Cercare la verità è un’operazione che può essere penosa ma indispensabile. E’ l’unica condizione per avere misericordia da Dio. Viviamo in un periodo nel quale tutti fuggono dalla verità. La chiesa non può permettersi di fare questo”.
Don Marco Belladelli.

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