venerdì 20 ottobre 2023

Il Vangelo della salute del 22/10/2023

John Singleton Copley,  Il tributo a Cesare, 1782 - Londra. 

XXIX Domenica del Tempo Ordinario, “A”

97° GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 

Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio

DAL VANGELO SECONDO MATTEO (22,15-21)
In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi.
Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».

Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare».
Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio». Parola del Signore.

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Messi a tacere i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo, tocca ora ai discepoli dei farisei e agli erodiani tendere tranelli a Gesù, e quale terreno è più insidioso della politica?

Gesù è diventato troppo scomodo e bisogna assolutamente liberarsene. A seguito dei falliti tentativi di coglierlo in fallo, “tennero consiglio” per decidere la sua condanna a morte (cfr. Mt 26,4), prerogativa però unicamente nella disponibilità del Governatore romano. Per trovare un capo d’accusa nel quale coinvolgere i Romani contro Gesù, spostano il confronto dall’ambito religioso a quello politico.

Gli erodiani sono una novità per Matteo. La loro presenza è segno che tutte le componenti socio-politiche di Gerusalemme si sono compattate in una grande coalizione contro Gesù, alla quale mancavano soltanto i Romani. Un accordo minuziosamente predisposto in tutti i particolari e perseguito con lucida determinazione, originato dal comune interesse di eliminare Gesù. Non era possibile fallire. 

Gesù rimprovera di ipocrisia i suoi nuovi interlocutori e nell’accusa di “metterlo alla prova” è sottinteso il tentare Dio, come aveva fatto satana durante la sua permanenza nel deserto, quando invitato a buttarsi dal pinnacolo del tempio per essere osannato dal popolo e guadagnarsi un facile successo, aveva risposto: “Non tenterai il Signore Dio tuo” (Mt 4,7). L’ipocrisia è l’unione della malizia umana con la volontà diabolica di eliminare ogni segno di Dio, o parvenza divina, dal mondo e dalla storia. Il “tentare Dio” è il massimo dell’ipocrisia, fingendo un falso interessamento per Lui e alla sua opera di salvezza, il vero scopo è invece quello di negare la sua presenza nel mondo, o comunque oscurarla, e fare fallire il suo disegno salvifico a favore dell’uomo. La domanda che viene rivolta a Gesù sul tributo a Cesare è quindi una collaborazione dell’uomo con il demonio. I farisei fingono falsa stima e ammirazione per Gesù, per il suo insegnamento e per l’annuncio del regno di Dio, desiderando in cuor loro la sua morte.

L’ipocrisia è un pericolo quanto mai attuale per chiunque. Come ha detto Benedetto XVI: “La tolleranza, che ammette per così dire Dio come opinione privata, ma gli rifiuta il dominio pubblico, la realtà del mondo e della nostra vita, non è tolleranza ma ipocrisia”. Un aspetto problematico che interessa l’esperienza religiosa di tutti.

Evidenziata la valenza ipocrita della domanda: “Dicci dunque il tuo parere: E' lecito o no pagare il tributo a Cesare?”,  con la sua riposta, diventata ormai proverbiale: “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”, Gesù afferma che l’uomo prima di tutto deve riconoscere e rendere omaggio all’autorità di Dio, Creatore del mondo e Signore della storia. Il culto a Dio non è mai in conflitto con l’autorità umana, quando quest’ultima viene esercitata con equità e giustizia, perché ogni potere viene da Lui. Non di rado, più o meno consapevolmente, l’autorità umana è funzionale alla divina volontà. E’ quindi lecito pagare il tributo a Cesare, come pure rispettare tutte le altre leggi umane, per una convivenza giusta, pacifica, dignitosa e prospera per tutti. Come disse Benedetto XVI, citando Sant’Agostino, nel discorso al Parlamento tedesco: “Togli il diritto – e allora che cosa distingue lo Stato da una grossa banda di briganti?”.

Oggi si celebra in tutto il mondo la 97° GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE, il cui tema: “Cuori ardenti, piedi in cammino” richiama l'esperienza dei discepoli di Emmaus descritta nel Vangelo di Luca (Lc 24,13-35). Nel suo messaggio Papa Francesco ci ricorda: “L’urgenza dell’azione missionaria della Chiesa comporta naturalmente una cooperazione missionaria sempre più stretta di tutti i suoi membri ad ogni livello. Questo è un obiettivo essenziale del percorso sinodale che la Chiesa sta compiendo con le parole-chiave comunione, partecipazione, missione. Tale percorso …  è un mettersi in cammino come i discepoli di Emmaus, ascoltando il Signore Risorto che sempre viene in mezzo a noi per spiegarci il senso delle Scritture e spezzare il Pane per noi, affinché possiamo portare avanti con la forza dello Spirito Santo la sua missione nel mondo.”. Buona Domenica!

don Marco Belladelli.

 

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