venerdì 13 ottobre 2023

Il Vangelo della salute del 15/10/2023


 XXVIII Domenica del Tempo Ordinario, “A”.

Tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze

DAL VANGELO SECONDO MATTEO  (22,1-14)
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.

Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti». Parola del Signore.

----------------------------------------------------

Gesù continua il suo confronto con i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo con una terza parabola. Questa volta il termine di paragone è esplicitato: “Il regno dei cieli è simile a …”, manca invece la domanda finale che solitamente Gesù rivolge ai suoi interlocutori.

La storia è quella di un re che organizza il banchetto di nozze per il figlio e si trova davanti all’inatteso rifiuto degli invitati. Come nella parabola precedente, i servi sono mandati due volte per rinnovare l’invito, ma sempre senza successo, anzi qualcuno addirittura viene ucciso. Allora il re reagisce duramente, punendo severamente quegli assassini. Di fronte a particolari situazioni storiche di deriva dell’umanità, bisogna mettere in conto anche un non improbabile castigo divino.

Risolta la questione degli invitati indegni, il re apre il banchetto a: “tutti quelli che troverete ai crocicchi delle strade,  … buoni e cattivi. E la sala si riempì di commensali”. Finalmente tutto è pronto per le nozze. Ma prima di iniziare, il re passa in rassegna i commensali per verificare che tutti indossino l’abito nuziale, condizione che richiama i requisiti morali nell’invitato. L’unico trovato senza abito nuziale viene quindi escluso dal banchetto e punito duramente, perché conclude la parabola: “molti sono chiamati, ma pochi eletti”.

Il primo messaggio della parabola è l’inequivocabile giudizio di Gesù sulla storia della salvezza: l’elezione d’Israele si è risolta in un rifiuto, ma l’infedeltà del popolo non ha impedito a Dio di continuare la sua opera di salvezza, aprendo a tutti gli uomini, “buoni e cattivi”, oltre ogni criterio selettivo. Una conferma di quanto già si è detto nelle parabole precedenti. Come il re riempie la sala del banchetto chiamando altre persone a sostituire coloro che hanno rifiutato l’invito, così il Padre apre all’universalità della fede, perché tutti siano salvi, dopo il rifiuto d’Israele di riconoscere in Gesù il Messia. L’appello di Dio alla salvezza non rimane mai inascoltato, anche se rifiutato proprio da coloro che sembravano più di ogni altro destinati a rispondervi positivamente. Per assurdo, i pii si autoescludono dal regno, mentre vi entrano i peccatori e i pagani. Dobbiamo ricordarci proprio oggi di questo paradosso, di fronte alla tentazione dello sconforto per le condizioni culturali e sociali del nostro tempo, apparentemente refrattarie all’annuncio evangelico.  

Il secondo messaggio è collegato al significato dell’abito nuziale e va riferito alla sentenza finale della parabola: “molti sono chiamati, ma pochi eletti”. Il comportamento del re è apparentemente contraddittorio: prima dentro tutti, ‘buoni e cattivi pur di riempire la sala, poi arrivano le condizioni discriminanti a complicare le cose. Per far parte del regno dei cieli non è sufficiente essere dei “chiamati”, bisogna anche essere degli “eletti”. L’elezione esige la risposta personale della fede e lo stesso rapporto con Dio, che Gesù aveva con il Padre, manifestato nel battesimo al Giordano e nella trasfigurazione: “Questi è il Figlio mio, l’amato” (Mt 3,17 e 17,5). L’elezione comporta l’accoglienza dell’amor di Dio in ogni suo aspetto e in ogni dimensione della nostra vita. Sto pensando a chi è cristiano soltanto per l’anagrafe parrocchiale, a chi separa Cristo dalla Chiesa, accettando il primo e rifiutando l’altra, o viceversa; a chi riduce il cristianesimo ad una dottrina morale, oppure ad un semplice fenomeno culturale e niente più; a chi pensa di non aver bisogno della grazia di Dio non ricorrendo mai ai sacramenti; a chi rifiuta parte degli insegnamenti di Gesù sul denaro, la sessualità, il perdono, l’amore ai nemici ed altri temi. L’elenco dei ‘distinguo’ potrebbe ancora più lungo, lascio a ciascuno dei miei lettori compilare il proprio, in relazione con la comunità cristiana di appartenenza. L’elezione di Dio per mezzo di Gesù Cristo ci differenzia dagli altri uomini non per una presunta e non ben precisata superiorità, ma perché attraverso di essa siamo diventati per grazia “la luce del mondo” (cfr. Mt 5,14) per tutti gli uomini. Concludo con un passo della Lettera a Diogneto, uno testo della fine del II secolo, quando i cristiani avevano già capito il valore e il significato del loro rapporto con il mondo: “A dirla in breve, come è l'anima nel corpo, così nel mondo sono i cristiani. L'anima è diffusa in tutte le parti del corpo e i cristiani nelle città della terra. L'anima abita nel corpo, ma non è del corpo; i cristiani abitano nel mondo, ma non sono del mondo … L'anima immortale abita in una dimora mortale; anche i cristiani vivono come stranieri tra le cose che si corrompono, aspettando l'incorruttibilità nei cieli. Maltrattata nei cibi e nelle bevande l'anima si raffina; anche i cristiani maltrattati, ogni giorno più si moltiplicano. Dio li ha messi in un posto tale che ad essi non è lecito abbandonare.”.

Buona Domenica!

Don Marco Belladelli. 

Nessun commento:

Posta un commento