venerdì 14 ottobre 2022

Il Vangelo della salute del 16/10/2022

Giovanni Battista Caracciolo, detto Battistello, "Cristo confortato dall'Angelo", 1615 - Vienna.

XXIX Domenica del tempo Ordinario “C”

Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui

Dal Vangelo secondo Luca  18,1-8

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».

E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». Parola del Signore.

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Il viaggio di Gesù verso Gerusalemme si sta per concludere. Come ho ricordato più volte, si tratta di un lungo percorso formativo per la Chiesa e i discepoli e di ieri e di oggi.

Nel capitolo 17, che precede la parabola del giudice disonesto, proposta oggi nella liturgia, Gesù ha parlato della realizzazione del Regno di Dio nella storia e della venuta finale del Figlio dell’uomo, insegnamenti che definiscono il contesto del nostro brano in senso escatologico, cioè della tensione verso la piena realizzazione delle promesse del Signore, sempre presente nell’esperienza cristiana, anche quando non è apertamente percepita. Faccio l’esempio dei sacramenti, nei quali godiamo già nel presente della grazia di Dio, ma nello stesso tempo sono il segno dell’attesa della pienezza di grazia, quando “Dio sarà tutto in tutti” (1Cor 15,28). La preghiera è la realtà spirituale nella quale più di ogni altra viviamo la dimensione escatologica della nostra fede, espressione del nostro rapporto con Dio, qui ed ora, nello stesso tempo essa è tensione verso la pienezza di questo rapporto. Per esempio, quando nel “Padre nostro”, diciamo: “Venga il tuo regno!”, facciamo riferimento ad una realtà che conosciamo, perché il regno di Dio è già in mezzo a noi, implorando però il suo pieno compimento.

La parabola del giudice disonesto, un altro racconto che troviamo soltanto in Luca, e che secondo lui è un invito a “pregare sempre, senza stancarsi mai” (v. 1), va compresa secondo questa particolare prospettiva.

Una povera vedova chiede insistentemente giustizia a un giudice senza scrupoli e che non “aveva riguardo per alcuno” (v. 2), determinato a non darle udienza. Ma alla fine, infastidito dalla sua ostinazione, la esaudirà. E Gesù commenta: “E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente” (vv. 7-8). Prima di queste parole, Gesù richiama la nostra attenzione sul ragionamento del giudice: “Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto” (v. 6), perché non abbiamo dubbi sul fatto che Dio è molto meglio di questo magistrato e che di conseguenza anche noi siamo molto più fortunati di quella povera vedova.

L’insegnamento della parabola riguarda quindi nella certezza di essere esauditi, perché il comportamento di Dio davanti alle nostre preghiere, non è come quello del giudice, ma si caratterizza per la prontezza di soccorrere “i suoi eletti che gridano giorno a lui”.

La realizzazione del regno di Dio nella storia ha sempre incontrato ostacoli e opposizioni di varia natura. Oggi c’è chi parla addirittura della prossima fine del Cristianesimo. Il grido degli ‘eletti’ ricorda il grido del popolo d’Israele schiavo in Egitto (Es 3,7) che invoca come unico rimedio l’intervento divino. L’apostasia dentro e fuori la Chiesa ha ormai prodotto un tale livello di miseria umana da mettere in pericolo la fede di coloro che con grande sofferenza cercano di mantenersi fedeli al Signore Gesù. Il soccorso risolutivo può venire soltanto da Dio. Ci conforta la certezza dell’essere esauditi da Dio sottolineata da Gesù.

Per non essere sopraffatti dalle difficoltà e vincere la tentazione di abbandonare, come i discepoli di Emmaus (Lc 24,13ss), non ci resta che pregare senza mai stancarci, secondo l’esemplare tenacia della povera vedova. Un insegnamento che rimanda ai messaggi mariani di Lourdes e di Fatima. Anche la Madonna ci ha invitato a pregare incessantemente. Nella preghiera Dio ci dona la grazia della perseveranza, ci fa conoscere il suo disegno di salvezza e ci aiuta  ad accoglierlo oltre le nostre richieste, i nostri desideri ed le nostre attese. A noi la pazienza di sperimentare la verità dell’insegnamento della parabola.  

Il brano si conclude con lo strano interrogativo di un Gesù allarmato, apparentemente fuori luogo: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” che ci ricollega ai discorsi che hanno preceduto la parabola. Se consideriamo i tempi che corrono, ci rendiamo conto che il dubbio di Gesù non è poi così campato per aria. Oggi molti vivono di fatto come se Dio non esistesse. A questo aggiungete le difficoltà attuali per trasmettere la fede alle giovani generazioni.

Non è questo il luogo e il momento per approfondite analisi psico-socio pastorali. Gesù ci dice una cosa fondamentale: per vivere di fede c’è bisogno di preghiera fatta con cuore aperto e senza stancarci, così come ha fatto la povera vedova, determinata nell’insistere a chiedere giustizia, perché sicura di essere esaudita. Buona Domenica!

don Marco Belladelli.

 

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