giovedì 28 aprile 2022

Il Vangelo della salute del 01/05/2022

Mensa Christi, Lago di Tiberiade (Israele); 
dove Gesù ha preparato il pasto per gli Apostoli (Gv 21,9ss). 

III Domenica di Pasqua “C”

Viene Gesù, prende il pane e lo dà loro, così pure il pesce

Dal Vangelo secondo Giovanni  Gv (21, 1-19)
In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora

egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi». Parola del Signore.

Il tempo di Pasqua dura cinquanta giorni, più della Quaresima, per dare giusta evidenza all’importanza fondamentale della risurrezione del Signore per la nostra fede. Come dice San Paolo: “se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede” (cfr 1Cor 15,17).

Oggi il brano evangelico ci presenta un’altra apparizione di Gesù agli Apostoli, perché abbiamo ancora bisogno di essere confermati che “La risurrezione di Cristo è un fatto avvenuto nella storia, di cui gli Apostoli sono stati testimoni e non certo creatori.” (Benedetto XVI, IV Convegno della Chiesa italiana, Verona Ottobre 2006). Ma soprattutto abbiamo bisogno di capire come sia possibile oggi fare l’esperienza del Signore risorto.

Il racconto suscita tanti interrogativi negli esegeti per la collocazione in appendice al testo di Giovanni, dopo che lo stesso alla fine del capitolo 20 aveva concluso il suo racconto. Ci sono profonde  rassomiglianze nello stile e nel vocabolario con quanto precede, ma non mancano sorprendenti differenze. Lasciamo queste dispute agli esperti e dedichiamoci alla comprensione del suo messaggio. L’episodio è ambientato in Galilea, presso il lago di Tiberiade, dove secondo Marco e Matteo (ma non secondo Giovanni!), Gesù aveva dato appuntamento ai discepoli: “Andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea, là mi vedranno” (cfr. Mt 28,10 e Mc 16,8). L’autore parla di terza ed ultima apparizione, dimenticandone una. Forse perché unisce le due apparizioni nel cenacolo agli Apostoli, quella della sera di Pasqua senza Tomaso e quella di otto giorni dopo con la presenza dell’apostolo? Il racconto è pieno di simbolismi: i sette apostoli presenti, cinque

individuati e due no, l’unica barca di Pietro, il numero dei pesci pescati, la rete che non si è spezzata. Tutti elementi con un evidente significato ecclesiale, come se si facesse riferimento ad un contesto successivo  all’ascensione di Gesù al cielo. A parte tutti questi dettagli, la cosa più importante è fare l’esperienza del Signore risorto, che comincia sempre dal riconoscerlo presente in mezzo a noi attraverso l’obbedienza alla sua Parola: “(Gesù) disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci.”, e continua con la percezione dell’amore che questa presenza suscita nei nostri cuori: “Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!»”. A questi passaggi si aggiunge il gesto del mangiare insieme, secondo quanto egli stesso ci ha comandato di fare “Fate questo in memoria di me”. In questo modo avviene la conferma nella fede: “nessuno dei discepoli osava domandargli:  «Chi sei?», poiché sapevano bene che era il Signore”. Un’esperienza tanto forte, che non ha bisogno di verifiche e tanto meno di prove provate, e che d’ora in poi rappresenterà per gli Apostoli la realtà fondamentale della loro vita e la fonte d’ispirazione della loro missione nel mondo. Gesù li ha trasformati tutti in “pescatori di uomini” (cfr. Lc 5, 10) obbedienti alla sua parola, perché alla fine del mondo gli sia consegnata tutta l’umanità, simboleggiata nel segno della rete colma di “centocinquantatre grossi pesci”, numero che tradizionalmente indicava tutte le razze umane presenti sulla terra.

Il racconto si conclude con un dialogo tra  Gesù e Pietro nel quale il Signore pone al principe degli Apostoli le tre famose domande: «Simone di Giovanni, mi ami tu?», attraverso le quali, più che rimediare al triplice rinnegamento dell’Apostolo durante la passione, Gesù risorto affida a Pietro la guida della Chiesa. In queste parole del Signore: «Pasci i miei agnelli» (Gv 21,15), la Chiesa ha riconosciuto l’investitura solenne di Pietro quale pastore e guida suprema di tutto il suo gregge nella missione dell’evangelizzazione dei popoli (cfr. LG 22). Nella Chiesa qualsiasi missione e ministero, a cominciare da quello del successore di Pietro fino all’ultimo catechista, si fondano unicamente ed esclusivamente sull’amore per Gesù. Qualsiasi altra motivazione finisce per stravolgere la natura del mandato e il suo esercizio. Buona Domenica!

don Marco Belladelli.


 

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