Sandro Botticelli, Tentazioni di Cristo (particolare), Cappella Sistina - Città del Vaticano. |
I Domenica di Quaresima “C”.
Gesù fu guidato dallo Spirito nel deserto e tentato dal diavolo.
Dal Vangelo secondo Luca (4,1-13)
In quel tempo, Gesù, pieno di
Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel
deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei
giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se
tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose:
«Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”».
Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato. Parola del Signore.
--------------------------------------------
Siamo in Quaresima, con l’imposizione delle ceneri, segno della serietà con cui vogliamo vivere questi quaranta giorni di penitenza e di rinnovamento spirituale, è cominciato il “cammino di vera conversione” (preghiera imposizione delle ceneri).
La 1° Domenica di Quaresima propone sempre il racconto delle tentazioni di Gesù nel deserto, quest’anno naturalmente nella redazione di San Luca. Tutti e tre i sinottici sono concordi nel collocare questo avvenimento dopo il battesimo al Giordano e nel mettere in evidenza che è lo Spirito Santo a “guidare” Gesù nel deserto, perché si misuri con satana prima d’iniziare il suo ministero pubblico. Secondo Marco e Luca, infatti, le tentazioni sono avvenute durante il periodo dei quaranta giorni, non alla fine come fa capire Matteo.
Il contesto richiama il paradiso terrestre. Nella genealogia, inserita tra il racconto del battesimo e quello delle tentazioni, Luca ha presentato Gesù come il nuovo Adamo (cfr 3,23-38), che, come il primo, deve essere messo alla prova nella sua fedeltà a Dio. Dopo il peccato originale la vita è diventata più difficile e ambigua, perché l’uomo si è sottratto dallo sguardo benevolo di Dio: “il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: "Dove sei?". Rispose: "Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto” (Gen 3,9-10).
Per il contenuto invece Luca fa riferimento al Deuteronomio, dove si riflette sui quarant’anni passati dal popolo d’Israele nel deserto per la sua infedeltà:
“Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti osservato o no i suoi comandi. Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore. Il tuo vestito non ti si è logorato addosso e il tuo piede non si è gonfiato durante questi quarant’anni. Riconosci dunque in cuor tuo che, come un uomo corregge il figlio, così il Signore tuo Dio corregge te. Osserva i comandi del Signore tuo Dio camminando nelle sue vie e temendolo.” (Deut 8,2-6).
Gesù è il nuovo Israele che supera la prova del deserto, come appare dalla risposta alla prima tentazione, che riprende il testo citato: “Non di solo pane vivrà l'uomo”. Luca dice che Gesù “non mangiò nulla in quei giorni”. Com’è possibile restare così a lungo senza alimentarsi? Ora ci viene svelato il mistero. L’uomo non vive soltanto del pane quotidiano, perché non è solo carne, ma anche spirito. Anche l’uomo è Parola di Dio fatta carne: “Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza” (Gen 1,26), che rimane una dimensione fondamentale per la sua sussistenza, insieme al cibo materiale. Quella di Gesù non è una risposta intellettualmente corretta, imparata sui libri, ma la sua esperienza vissuta e sperimentata in prima persona durante tutto il tempo della sua permanenza nel deserto.
Nella seconda tentazione il diavolo insidia Gesù con la bramosia del potere e della gloria umana, di cui si finge il depositario per la situazione che si è determinata dopo il peccato originale. E’ ancora la Parola di Dio a sostenere Gesù: “Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”(Deut 6,13). Secondo satana gloria e potere, svincolati da ogni regola e legame, sono i presupposti della felicità sulla terra, perché ti permettono di soddisfare ogni desiderio, bisogno e necessità individuale. Gesù invece c’insegna che la libertà non è il fine del nostro esistere, ma una condizione per una maggior comunione degli uomini tra di loro e con Dio. Una libertà che si acquista con la preghiera, personale o comunitaria che sia. Per mezzo di essa si rafforza la nostra comunione con Dio e siamo resi capaci di servire nel mondo il suo disegno di salvezza a favore di tutti gli uomini. Ecco perché il nostro giorno di festa si chiama “giorno del Signore”. E’ Lui la nostra libertà, la nostra gloria e la nostra forza.
Con la terza tentazione (seconda in Matteo) ci spostiamo a Gerusalemme, luogo in cui avverrà anche lo scontro finale, ben più aspro di quello nel deserto: “il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato”. Con la passione, morte e risurrezione si compirà l’evento fondamentale della salvezza. Riportando alcuni versetti del salmo 91(90), satana invita Gesù ad un gesto plateale, quale quello di lanciarsi nel vuoto: “Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù di qui”, per vedere, come sta scritto, se Dio lo avrebbe davvero soccorso. La risposta è : “Non tenterai il Signore Dio tuo”. Gesù respinge questo ultimo insidia alla vanagloria di un Figlio di Dio che si aggira per il mondo, coccolato dagli Angeli. Si rifà ancora una volta al testo di Deuteronomio (6,16), dove si auspica che non si ripetano più situazioni come quelle di Massa nel deserto, quando con un ricatto il popolo tentò di forzare la mano a Dio, per costringerlo ad adeguarsi ai desideri umani. Quante volte vorremmo che Dio facesse la nostra volontà e non la sua.
Nelle risposte alle tre tentazioni Gesù ci indica il valore ed il significato del nostro cammino quaresimale: un tempo in cui nutrirci della Parola di Dio, rafforzare la nostra comunione con Dio per mezzo della preghiera, per fare nostra oggi quella fedeltà a Dio, a cui non arrivò il Popolo d’Israele. Concludo con una citazione da “La fede dei demoni, ovvero il superamento dell’ateismo” di Fabrice Hadjadj, ed. Marietti 1820 - 2010, la cui lettura consiglio a tutti:
“In sintesi, per quanto riduttivo, qui è questione di carne e di spirito. Con il pane si ha la carne senza spirito; con l’abbandono agli angeli si ha lo spirito senza la carne; con l’offerta dei regni terreni si ha una carne e uno spirito uniti, ma ridotti, per così dire, una carne resa virtuale da uno spirito mondano, affinché produca quella contraddizione allettante: il grande spettacolo della preghiera, il grande divertimento della fede …” (p. 44). Buona Quaresima!
don Marco Belladelli.
Nessun commento:
Posta un commento