sabato 19 gennaio 2019

Il Vangelo della salute del 20/01/2019

Paolo Veronese, Le nozze di Cana (particolare), 1563, Museo del Louvre. 
II Domenica del Tempo Ordinario “C”
Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea
Dal Vangelo secondo giovanni  (2,1-12).  
In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.
Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. Parola del Signore. 

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Come annunciato nel giorno dell’Epifania, a cominciare dal lunedì dopo il Battesimo del Signore fino al Mercoledì delle Ceneri, che quest’anno cade il 6 Marzo, siamo nella prima parte del Tempo Ordinario, caratterizzato dal colore verde dei paramenti. Le sue particolarità le indicherò quando inizia la seconda parte, dopo la Pentecoste.
Oggi la liturgia ci propone nel vangelo il racconto delle nozze di Cana, uno dei tre episodi in cui si articola la celebrazione dell’Epifania. Come dice l’evangelista Giovanni, con questo miracolo Gesù  manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui”.
A prima vista, quello di Cana sembra un miracolo un po’ gratuito. A che serve offrire vino buono in abbondanza alla fine di un banchetto nuziale, quando gli invitati hanno già bevuto molto? Nelle parole del maestro di tavola che si complimenta con lo sposo per aver conservato il vino buono fino a quel momento, noi sappiamo che colui che ha fatto questo è Gesù e non lo sposo, come ben sottolinea Giovanni nella conclusione del brano che andrebbe più correttamente tradotta così: “Questo lo fece Gesù a Cana di Galilea come inizio dei segni;”. Allora comprendiamo che nel segno dell’acqua cambiata in vino, operato nel contesto di un banchetto nuziale, Gesù si manifesta non più come uno dei tanti invitati, ma come il vero “Sposo”, nel quale i suoi discepoli cedettero. Il matrimonio per cui si fa festa non è quello tra un uomo e una donna qualsiasi, ma quello della nuovo alleanza tra Dio e l’umanità. La presenza di Gesù tra gli uomini è presenza di Dio stesso. L’uomo e Dio ritrovano la via della comunione in un modo tanto concreto e tanto forte, come mai avremmo immaginato. Gesù che “manifestò la sua gloria e i suoi discepoli cedettero in lui”, per Giovanni è l’inizio dell’opera di salvezza divina, che si prolunga nella vita della Chiesa, fino a noi. Una festa nella quale ovviamente siamo coinvolti anche noi in prima persona, per la nostra fede.
L’immagine del “matrimonio” sancisce la nostra ritrovata comunione con Dio. E’ il mistero della divina Misericordia nel quale si manifesta l’amore tenace di Dio determinato a riportare all’ovile anche l’ultima delle sue creature smarrite (cfr Mt 18,12ss; Lc 15,4ss). La manifestazione della gloria di Gesù consiste nel perpetuarsi della sua missione nel tempo e in ogni parte del mondo: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita . Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero” (Mt 11,28-30).
Un ultimo pensiero sull’intervento di Maria, che sembra quasi costringere un Gesù reticente a fare un miracolo contro voglia. Non si tratta di un gesto d’invadenza, ma di un atto di discernimento circa il momento storico in cui questo mistero di salvezza doveva manifestarsi. E’ lei ad informare il Figlio che gli uomini ormai “Non hanno vino”. E’ sempre lei a raccomandare ai servi: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”. Un intervento che mette in evidenza lo speciale compito di mediatrice di Maria a nostro favore. La presenza di Maria tra di noi è sempre un invito a fare con più fedeltà e umiltà ciò che Gesù ci ha insegnato nel Vangelo, perché siamo sempre a rischio di rimanere senza vino, cioè di smarrire la strada che porta a Dio:  di fatto assente, in tutto o in parte, dall’esistenza e dalla coscienza umana”,  come si evince dalla fragilità morale e spirituale delle attuali generazioni, del tutto disorientati di fronte al proprio futuro.
Credo sia opportuno fermarsi a riflettere sui tempi che stiamo vivendo e sui segni che li caratterizzano, per discernere, aiutati da Maria, quale sia la volontà di Dio per ciascuno di noi e più in generale per la Chiesa e per tutta l’umanità oggi. Siamo prossimi ad una sua svolta storica importante, caratterizzata da una nuova manifestazione della gloria di Dio. Alle straordinarie difficoltà di oggi, seguirà un tempo di grazia come non si è mai visto prima. Prepariamoci allora a partecipare al banchetto di nozze dell’Agnello: “Beati gli invitati al banchetto di nozze dell'Agnello!” (Ap. 19,9). Buona Domenica!
 don Marco Belladelli.

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