Santi, Beati e Testimoni/21
Martin Luther King
50 anni
dopo
Il 4 Aprile di
cinquant’anni fa veniva assassinato a Memphis Martin Luther King, straordinario testimone della non violenza che ha pagato
con la vita la sua lotta per la parità dei diritti civili tra bianchi e neri
nei civilissimi
Stati Uniti d’America, dove negli anni ’60, soprattutto negli stati del sud,
era ancora in vigore un duro e repressivo sistema di segregazione razziale nei
confronti degli afroamericani. Durante i suoi funerali, celebrati dal vecchio
padre, furono diffuse queste sue parole, scritte quando aveva ormai capito che
prima o poi i suoi avversari lo avrebbero ucciso: “Se
qualcuno di voi sarà qui nel giorno della mia morte, sappia che non voglio un
grande funerale. E se incaricherete qualcuno di pronunciare un'orazione
funebre, raccomandategli che
non sia troppo lunga. Ditegli di non parlare del
mio Premio Nobel, perché non ha importanza; e neppure dei diplomi, delle
onorificenze, delle lauree, perché non ha importanza. Dica che fui una voce che
gridò nel silenzio per la
giustizia. Dica che tentai di spendere la mia vita per
vestire gli ignudi, nutrire gli affamati, che tentai di amare e di servire
l'umanità.”. Pensieri e parole di chiara ispirazione evangelica,
unica sorgente a cui di Martin Luther King ha sempre attinto per ogni sua
iniziativa. Nato ad Atlanta nel 1929, sulle orme del padre, diventa pure lui
pastore della Chiesa Battista. E’ il 1 Dicembre del ’55, quando Rosa Parks
viene arrestata per non aver ceduto il proprio posto a un bianco sull’autobus e
il reverendo King riesce a convincere tutta la popolazione di colore di Atlanta
ad andare a piedi. Per più di cinquanta giorni gli autobus viaggiarono vuoti e
la compagnia che li gestiva rischiò il fallimento. E’ soltanto l’inizio della
lotta non violenta che, nonostante le intimidazioni e le prepotenze si propagò
come un incendio per tutta l’America. Nel 1963, anno centenario della
liberazione degli schiavi da parte di Abramo Lincoln, Martin Luther King decise
di dedicarsi completamente alla causa e la città di Birmingham
diventò il centro della sua azione di protesta.
Nel mese di Aprile i fautori della segregazione razziale chiusero il ghetto con
delle barricate. King guidò la marcia di migliaia di negri che pregando e
cantando avanzarono pacificamente per rimuoverle. Furono picchiati senza
opporre resistenza. Addirittura si offrirono spontaneamente per essere
arrestati, tanto da riempire anche le carceri delle città vicine. Dopo poche
ore furono tutti liberati, eccetto lui. Tenuto in isolamento e liberato
soltanto quattro giorni dopo per il diretto intervento del Presidente, John
Fitzgerald Kennedy, in questa occasione King
scrisse e pubblicò la famosa “Lettera dal carcere di Birmingham”, uno dei documenti più toccanti sul tema della lotta
dell’uomo per la propria libertà. In Maggio ripresero le manifestazioni e la
repressione si fece ancor più dura. Questa volta però gli atti di violenza
della polizia locale si compirono sotto gli occhi di migliaia di giornalisti e
quelle vergognose immagini fecero il giro del mondo, tanto che il Presidente in
persona intervenne in televisione per
denunciare davanti a tutto il Paese la gravità della situazione. Il 28 Agosto,
a sostegno dell’iniziativa presidenziale, che aveva presentato al Congresso la
legge per la parità dei diritti civili tra bianchi e neri, a Washington si svolse la marcia dei 250.000,
durante la quale Martin Luther King, circondato da un religioso silenzio pronunciò
il famoso discorso: “I have a dream … Io
ho un sogno …”. La reazione dei razzisti irriducibili arrivò fino
all’omicidio dello stesso Presidente, John Kennedy, a Dallas nel Novembre di
quello stesso anno. Nel 1964 Martin Luther King venne insignito del premio
Nobel per la pace, un riconoscimento che lo consacrò per sempre apostolo della
non violenza contro qualsiasi forma di discriminazione e di ingiustizia. Come
disse Papa Francesco il 24/09/2015 nel suo discorso al Congresso americano:
“Quel sogno continua ad ispirarci”. A cinquant’anni di distanza, vorremmo che
fosse davvero così! In un mondo come quello attuale dove violenza e razzismo,
discriminazione ed emarginazione rimangono ancora piaghe aperte e sanguinanti,
nelle forme che ben conosciamo, il sacrificio della vita di Martin Luther King ci interpella come la voce
del sangue di Abele (Gen. 4,10) che grida, non in cerca di vendetta, ma di
giustizia.
Marco Belladelli
Nessun commento:
Posta un commento