Giotto, Bacio di Giuda, Cappella degli Scrovegni - Padova |
Nostro fratello Giuda
Era il Giovedì santo di 59 anni fa, quando don Primo Mazzolari nella sua
omelia coniava l’espressione: “nostro fratello Giuda”, per esortare i fedeli di
Bozzolo a non vergognarsi di una tale fratellanza per le tante volte in cui
ciascuno a modo suo nella sua vita ha tradito Gesù. Giuda Iscariota rimane uno
dei personaggi più misteriosi della Bibbia e dell’intera storia umana. Non fu
scelto da Gesù, ma
è stato lui a proporsi come apostolo. Più volte respinto,
alla fine fu accolto contro voglia dal Signore per le insistenze di qualcuno
del gruppo apostolico di cui Giuda aveva carpito la stima. Sapeva infatti
leggere, scrivere e far di conto, competenze a quel tempo non comuni e che
potevano risultare utili. Un servilismo il suo, che non è mai diventato
adesione di cuore e di mente ai valori evangelici. Badava soltanto al proprio
tornaconto, sempre pronto a saltare sul carro del vincitore. Nonostante il disonore del tradimento di cui
si è macchiato, nel Vangelo viene sempre ricordato insieme agli altri undici
apostoli. Giovanni dice che era anche “ladro”, perché a suo dire si appropriava
delle offerte (cfr. Gv 12,6). Arrivati a Gerusalemme dopo la risurrezione di
Lazzaro e resosi conto che i capi del popolo e i sommi sacerdoti erano determinati
a mettere a morte Gesù e stroncare una volta per tutte il movimento di coloro
che lo seguivano, Giuda non esitò a cercare i contatti giusti per tradire. Gesù
tentò in tutti i modi e fino all’ultimo di dissuaderlo, senza riuscirvi. Nel
corso della storia non sono mancati i tentativi di riscattare Giuda dall’infamia
del traditore. Secondo il “Vangelo di Giuda”, un testo apocrifo egiziano del
terzo secolo, l’apostolo avrebbe accettato il ruolo del traditore per
permettere a Gesù di essere esaltato, come in un gioco delle parti che lo
scagionerebbe da responsabilità personali. Tema ripreso anche da Giuseppe Berto
nel suo ultimo romanzo “La gloria” (1978). Altri ancora, vedi per esempio in
“Jesus Christ Superstar” (il musical è del 1970, il film del 1973), hanno
descritto un Giuda in buona fede, cioè convinto che la morte di Gesù fosse il
male minore per evitare altri scenari molto più tragici. Rimanendo nel contesto
evangelico, sorprende come Gesù se lo sia portato dietro fin dentro al cenacolo,
uno dei momenti più solenni di tutta la sua vita terrena. Giovanni giustifica la
scelta del Maestro come l’ennesimo atto di accettazione della volontà divina: ”Non
parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto, ma deve compiersi la
Scrittura: Colui che mangia il mio
pane ha alzato contro di me il suo calcagno” (Gv
13,18). E’ lo stesso evangelista a evidenziare subito dopo la compromissione
del traditore con satana: “dopo il boccone, Satana entrò in lui
… Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte” (13,27.30). Nel tradimento di
Giuda si ripropone il “misterium
iniquitatis”, e cioè quel legame dell’uomo con il Male già visto in
occasione del peccato originale. L’uomo è consapevole della gravità dell’atto
commesso e delle sue conseguenze, ma ormai incapace a rimediare. Quello che in
Giuda sembra un pentimento (cfr. Mt 27,3-5) è invece la “disperazione” di chi
si vede condannato alla perdizione e destinato all’inferno. Patire il
tradimento faceva parte del destino di Gesù, per lui fu una delle sofferenze
più pesanti da sopportare e con essa ha voluto caricarsi tutti i tradimenti e i
tradimenti di tutti. Ma la cosa più inquietante rimane il fatto che Gesù abbia
voluto portarsi Giuda fin dentro al cenacolo, dove l’ombra del tradimento si allunga
sull’Eucaristia e sulla Chiesa. Il problema non è la fragilità personale con
cui dovremo convivere per sempre, ma quando il tradimento diventa istituzionale,
come nel caso di Marcial Maciel
Degollado, il fondatore dei ‘Legionari di Cristo’ morto nel 2008. Falsamente
considerato un santo, con la complicità dei suoi più stretti collaboratori ha
condotto una doppia vita, abusando di giovani seminaristi e mantenendo una compagna
da cui ha avuto pure due figli. E se una simile menzogna e complicità nel
nascondere la verità contagiasse i massimi vertici della Chiesa, chi ci libererà
da una tale sventura? Soltanto Gesù Cristo in persona.
Marco Belladelli.
(pubblicato
su LA VOCE DI MANTOVA del 13/04/2017).
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