Pedro Orrente, Ingresso di Gesù a Gerusalemme, 1620 - Sanpietroburgo. |
Domenica di Passione o delle palme “A”
Benedetto
colui che viene nel nome del Signore.
Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?». E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea».
Parola del Signore.
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Con la Domenica delle Palme o di Passione, inizia la Settimana
Santa, durante la quale si conclude la Quaresima, a cui segue il triduo pasquale, giorni nei quali la
Chiesa celebra l’evento fondamentale della salvezza del mondo, la passione,
morte e risurrezione di Gesù.Nel corso dei secoli si sono sviluppate e sovrapposte diverse tradizioni liturgiche per dare risalto ai vari aspetti del mistero che ci apprestiamo a celebrare. La tradizione di Gerusalemme riviveva passo, passo gli ultimi giorni della vita di Gesù. Quella di Roma invece si concentrava maggiormente sull’evento doloroso e scandaloso della morte di Gesù con la lettura solenne della passione del Signore.
Oggi la nostra Domenica delle Palme inizia con la benedizione dei rami d’ulivo e la processione, che ricorda l’entrata trionfale di Gesù a Gerusalemme, salutato dalla folle come figlio di Davide, il Messia atteso, e poi continua con la lettura del racconto della passione di uno dei tre sinottici.
La Settimana santa è dominata dal mistero della croce. In essa si riassumono tutti i momenti e gli aspetti della sofferenza di Gesù, dal tradimento alle torture, fino alla morte sul Calvario. Il suo significato invece consiste nel “se tradidit” di Gesù, cioè nel suo consegnarsi nelle mani degli uomini per essere ucciso. Con il suo sacrificio egli si offre alla volontà del Padre per la salvezza dell’umanità. Un atto d’amore con il quale libera l’uomo dalla schiavitù del peccato e il mondo dal giogo di satana.
Nella processione della Domenica delle palme, contrariamente a quanto accade abitualmente, il celebrante precede il popolo. Egli rappresenta Gesù consapevole di ciò che sta per accadere. L’esultanza della folla non lo distoglie dalla ragione per la quale è giunto fino a Gerusalemme: portare a compimento il disegno di salvezza voluto da Dio. Tutti noi lo seguiamo con i rami di ulivo in mano, perché sappiamo che in nessun altro c’è salvezza. Una partecipazione che comporta la condivisione della stessa sorte del Signore Gesù. La salvezza richiede che anche ciascuno di noi, a modo e tempo proprio, sappia portare la propria croce al seguito di Gesù. A nessuno viene risparmiata.
Quest’anno ascolteremo il racconto della passione secondo Matteo, il quale descrive Gesù come il nuovo Mosè che con la sua sofferenza stabilisce nel suo sangue la nuova Alleanza. Al termine dell’ultima cena, prima di uscire per l’orto degli Ulivi, Gesù dice agli apostoli: “Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo. Sta scritto infatti: “Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge”. Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea.”. (26,31-32). Lo scandalo riguarda prima di tutto la nostra fede, messa a dura prova dalla fine ingloriosa di Gesù e da una sofferenza assurda, gratuita, sproporzionata e del tutto ingiustificata. La sofferenza, comunque si presenti, è sempre causa di ribellione e di smarrimento dell’animo umano e spesso anche di separazione da Dio.
Come si fa a sopportare? Come si fa a non ribellarsi? Come si fa a non accusare Dio e a non inveire per la sua assenza e la sua impassibilità? Come ha potuto Gesù subire tutto questo senza ribellarsi, ma mantenendosi sempre obbediente a Dio e continuando ad amare tutti noi, che per il nostro peccato siamo la ragione della sua sofferenza?
Qui sta il mistero della nuova via che cambia di segno a tutta la storia dell’umanità. E’ la via sublime della carità misericordiosa (cfr 1Cor 12,31). E dopo tutto questo ancora ci precede in Galilea, dove attorno a lui si riunirà la Chiesa, il popolo della nuova alleanza, in attesa uno dopo l’altro di tutti i membri della famiglia umana, per testimoniare una realtà che li ha sopraffatti: la libertà dal peccato, la novità di vita, ma soprattutto la forza dell’Amore di Dio. Buona Settimana Santa!
don Marco Belladelli.
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