venerdì 20 gennaio 2017

Il Vangelo della salute del 22/01/2017

Caravaggio, San Matteo, 1602, San Luigi dei Francesi, Roma.
III Domenica del tempo Ordinario “A”
Venne a Cafàrnao perché si compisse
ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia
DAL VANGELO SECONDO MATTEO (4, 12-23) Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti!
Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta».
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

Parola del Signore.
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Come ricordavo all’inizio dell’Avvento, il testo evangelico che ci accompagnerà in una lettura continuata soprattutto nel “Tempo Ordinario” di quest’anno è il vangelo di Matteo. Sarà un cammino di fede in sua compagnia. Per questo mi pare utile premettere alcune notizie d’introduzione.
Matteo, chiamato anche Levi, è uno dei dodici Apostoli. Tutti e tre i sinottici narrano la sua chiamata (Mt 9,9ss; Lc 5,27ss; Mc 2,13ss). Era un pubblicano, cioè un esattore delle tasse. I pubblicani frequentavano i Romani e spesso vivevano secondo i costumi dei pagani. Erano invisi, disprezzati e soprattutto temuti dal popolo, perché forti del sostegno delle forze di occupazione romane, riscuotevano le tasse dai loro concittadini. Erano anche persone molto pragmatiche, senza scrupoli, facili al compromesso e alla corruzione, che guardavano al proprio interesse e religiosamente indifferenti. Insomma l’esatto contrario dei farisei, i quali invece avevano fatto della pratica religiosa e soprattutto della scrupolosa osservanza della legge mosaica una loro peculiarità.
Dal punto di vista letterario, la narrazione di Matteo è caratterizzata da molte citazioni dell’antico testamento, soprattutto dei Profeti, per mezzo delle quali vuole dimostrare ai suoi interlocutori, quasi sicuramente una comunità giudeo-cristiana, che Gesù è il Messia atteso.
Le fonti del primo secolo ci parlano di un testo di Matteo redatto in aramaico. Non sappiamo però se il testo greco in nostro possesso sia la sua traduzione o altro.
La struttura del racconto trae ispirazione dal Deuteronomio, il libro che raccoglie i discorsi con cui Mosè esorta il Popolo ad essere fedele all’alleanza stabilita con Dio sul monte Sinai. Matteo infatti organizza la sua narrazione attorno a cinque grandi discorsi di Gesù: 1° il discorso della Montagna ai capp. 5-7; 2° il discorso missionario al cap. 10; 3° il discorso delle parabole al cap. 13; 4° il discorso sulla Chiesa al cap. 18; 5° il discorso escatologico ai capp. 24-25. Per lui Gesù è il nuovo Mosè, venuto per istaurare la nuova alleanza e inaugurare il regno dei cieli.
Un’altra sua caratteristica è la grande attenzione per la Chiesa, presentata come la comunità escatologica, cioè degli ultimi tempi, nella quale è sempre presente il Signore (cfr 18,20), mandata da lui nel mondo per continuare la sua missione e nella quale si vive, o almeno si dovrebbe vivere, secondo le esigenze proprie del regno dei cieli. Se Gesù è il nuovo Mosè, la Chiesa è il Popolo della nuova alleanza aperta indistintamente a tutti, che Dio si è scelto tra gli uomini, per il rifiuto d’Israele.Unica cosa richiesta a tutti è la fede nel Signore Gesù, il Figlio del Dio vivente (cfr. 16,16).  
Tante altre cose su Matteo le diremo nei commenti ai vari brani che incontreremo domenica, dopo domenica.
Veniamo ora al nostro brano. E’ la parte conclusiva del cap. 4°, nella quale si descrive l’inizio del ministero di Gesù. Secondo Matteo, Gesù comincia la sua attività pubblica soltanto dopo l’arresto del Battista. Anche  se il messaggio sembra identico nella forma e nel contenuto a quello del Precursore, per sottolinearne la continuità (cfr 3,2), l’inaugurazione del regno dei cieli è invece in  discontinuità rispetto all’antico testamento (cfr Mt 11,13). Il risultato di questo annuncio è straordinariamente diverso. Nell’attività di Gesù si riconosce la luce del Messia, che secondo l’annuncio dei profeti, avrebbe illuminato anche i pagani, descritti come il popolo che camminava nelle tenebre, Galilea delle genti: Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta”. In Colui che annuncia la buona novella del regno e si prende cura di ogni sua malattia e infermità, il popolo ha visto questa luce.  
La creazione ha avuto inizio proprio dalla luce (cfr Gen 1,3). Con la luce di una stella Dio ha guidato i Magi fino a Betlemme, perché adorassero il Re dei Giudei che è nato. Nel suo famoso prologo Giovanni ci ha detto che “In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre”. La luce che squarcia le tenebre è Gesù stesso che dona la vita a chi l’accoglie. Chi non vede la luce di Gesù non ha parte a questo dono. Ecco perché l’annuncio del regno comincia con l’invito alla conversione: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”. Un cambiamento che ha bisogno della guarigione da “ogni sorta di malattie e di infermità” che ci ammorbano fisicamente, moralmente e spiritualmente. Finalmente liberati da queste catene, potremo aprirci alla buona novella del regno.
Oggi Gesù è anche per noi la luce che squarcia le tenebre. Accogliere Gesù nella propria vita, non è un fatto puramente di ordine morale e nemmeno riducibile a un  percorso di guarigione psicosomatico, ma, come è successo ai primi discepoli che Gesù ha chiamato a seguirlo, equivale ad un vero e proprio stravolgimento della vita.
Diventare “pescatori di uomini” significa diventare persone che danno la vita agli uomini. Sono Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni, due coppie di fratelli. Erano  pescatori e, senza battere ciglio, lasciano tutto ed ubbidiscono a Gesù. Un episodio che lascia sconcertati. Che cosa avrà indotto questi quattro uomini ad accettare quella chiamata? Nessuna spiegazione umanamente plausibile può giustificare un cambiamento così radicale. Abbiamo a che fare con una iniziativa squisitamente divina. Lo capiremo meglio strada facendo. Intanto essi accanto a Gesù rappresentano il germe della Chiesa, la Comunità che Matteo associa sempre alla persona e all’azione di Gesù. Dove c’è Cristo, c’è la Chiesa; e dove c’è la Chiesa, c’è sempre Cristo. Buona domenica !!!
don Marco Belladelli.



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