Guido Reni, San Giovanni Battista, Roma, collezione privata. |
II
Domenica di Avvento, “C”
Ogni
uomo vedrà la salvezza di Dio!
Nell'anno quindicesimo dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea. Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell'Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell'Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto.
Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com'è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:
«Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
Ogni burrone sarà riempito,
ogni monte e ogni colle sarà abbassato;
le vie tortuose diverranno diritte
e quelle impervie, spianate.
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!». Parola del Signore.
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La
seconda d’Avvento è sempre la Domenica del Battista. Con i suoi richiami alla
conversione ci accompagna al Natale. Per presentarlo Luca parte addirittura da Tiberio,
l’imperatore romano, e passando da Pilato, Erode e i sommi sacerdoti del tempo,
arriva fino a Giovanni, figlio di Zaccaria, che nel deserto invita tutti a
preparare la via del Signore. Un modo per dire che questo evento è molto
importante per tutta l’umanità, più di tutto quello che accade nei palazzi del
potere. La parola di Dio che viene su di
lui è parte di quell’evento di
salvezza che riguarda tutti: “Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!”.
Tutto
il nuovo Testamento presenta il Battista come il profeta di cui ha parlato
Isaia, quando a proposito del ritorno degli esuli da Babilonia, aveva
annunciato: “Voce … che grida nel deserto”. E’ lui il nuovo Elia (cfr Lc
1,17), che secondo la tradizione d’Israele avrebbe preceduto la venuta del
Messia.
Contrariamente
a quello che si potrebbe pensare, l’antico Testamento non è stato un fallimento
generale. Giovanni, con Maria, Elisabetta, Zaccaria e tanti altri personaggi
che incontriamo nei primi due capitoli di Luca e nel complesso di tutti e
quattro i Vangeli, fanno parte di quel “Resto d’Israele”, cioè di quel gruppo
di persone, che Dio si era riservato all’interno del popolo per realizzare le
promesse messianiche. Non sono persone importanti da nessun punto di vista, ma
persone umili, “giuste”, cioè
fedeli all’antica alleanza, e per questo capaci di accogliere la Parola di Dio.
Dio conta su di loro, e non sui grandi della terra, per realizzare la sua
salvezza.
Il
ministero del Battista inizia nel momento in cui “la parola di Dio”
scese su di lui, allo stesso modo dello Spirito Santo sceso su Maria (cfr Lc
1,35; 3,22), e nella storia umana si realizzano le condizioni favorevoli
all’opera di salvezza di Dio. Infatti soltanto da quel momento in poi Giovanni
cominciò a percorrere tutta la regione del Giordano, “predicando un battesimo di
conversione per il perdono dei peccati”.
La 1° lettura del profeta Baruc e la citazione
di Isaia nel vangelo si rivolgono agli esiliati d’Israele a Babilonia, cioè
persone stanche, sfiduciate, deluse e amareggiate dalla dura realtà del
presente, spesso senza nessuna speranza di poter ritornare in patria, ritrovare
ciò che avevano lasciato e ricostruire ciò che era andato distrutto.
Gli
interlocutori del Battista non sono poi tanto diversi. Israele è ormai da
secoli oppresso da popoli invasori e non può nemmeno sognarsi un qualsiasi
riscatto da queste dominazioni. Da secoli non c’è più un profeta in mezzo al
popolo, come se Dio si fosse completamento dimenticato delle sue promesse. Il
popolo è guidato dai sacerdoti, preoccupati dei loro interessi, più che di
esortare il popolo alla fedeltà a Dio, e pronti a qualsiasi compromesso con i
Romani.
Il
contesto attuale nel quale ci troviamo a viver non è poi tanto diverso. Se si
eccettuano qualche fiammata emotiva per qualche evento occasionale, l’andazzo
generale è quello tipico dell’individualismo più radicale. Questo ripiegamento
su se stessi genera ansie, angosce e paure. Insomma gente senza speranza,
preoccupata soltanto del mantenimento dello status
quo raggiunto. Per questo Papa Francesco continua a gridare a chiunque e
dovunque vada: “Non lasciatevi rubare la
speranza!”. Quella speranza che nasce nel cuore di ogni uomo, quando come
il Battista, si accoglie la Parola di Dio.
Se
l’Avvento consiste in un impegno di elevazione per recuperare la grazia del
nostro rapporto con Dio, esso comincia dall’ascolto della Parola di Dio.
Soltanto in questo dialogo Dio torna
ad essere il “Dio personale”
da cui sono fuggiti i nostri Progenitori e la nostra vita di fede viene riscattata da tutte le rappresentazioni
riduttive in cui l’abbiamo costretta. L’esempio del Battista ci dice che la
nostra elevazione spirituale consiste nell’accogliere totalmente la sfida della
fede, in tutta la sua radicalità, senza sconti, tagli, facilitazioni, scorciatoie
varie e insignificanti banalizzazione sul genere del buonismo universale.
Ogni
uomo che accoglie seriamente la Parola di Dio è annuncio di salvezza e di speranza
per tutti: “Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!”. Ancora buon Avvento
a tutti!
Buona Domenica!
don
Marco Belladelli.
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