IV
Domenica di Pasqua “A”
Io
sono la porta delle pecore.
In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza». Parola del Signore.
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La
quarta Domenica di Pasqua è rimasta anche dopo la riforma liturgica conciliare
la Domenica del Buon Pastore. Inoltre la liturgia oggi segna un importante passaggio
di prospettiva spirituale.
Dal
confronto con i racconti delle apparizioni del risorto passiamo ai discorsi di
Gesù riportati dall’evangelista Giovanni. Confermati nella fede della
risurrezione come evento reale e fondamentale, ora siamo chiamati a rafforzare sempre
più il nostro rapporto con il Signore Gesù, a partire dalla novità
rappresentata dalla sua risurrezione.
Nel
capitolo 10 di Giovanni Gesù si paragona al “bravo” pastore, cioè a colui che fa il bene delle pecore,
diversamente dai mercenari e dai ladri, che invece sfruttano il gregge, lo
danneggiano e nel momento del pericolo lo abbandonano. Gesù però non sta
pensando a qualcosa di generico e di astratto. Il recinto a cui fa riferimento è
il tempio di Gerusalemme e il guardiano che apre la porta è il custode del
tempio stesso.
Con
questa parabola Gesù polemizza apertamente con i capi d’Israele, che
spadroneggiano sul popolo come dei ladri e dei briganti. Non si tratta di
un’accusa astratta e pregiudiziale, ma della reazione di Gesù all’espulsione dalla
sinagoga del cieco nato, che lui stesso aveva guarito (cfr Gv 9,34). Di fronte
ad un segno tanto forte: “Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto
gli occhi a un cieco nato”(Gv 9,32), le autorità religiose d’Israele si
sono arrogantemente e presuntuosamente chiuse sulle loro posizioni, minacciando
di espellere dalla sinagoga chiunque avesse creduto in Gesù.
Gesù invece paragonandosi alla “porta delle pecore” si rivela come
l’unica e vera ragione di salvezza per l’umanità. Le pecore “riconoscono la sua voce e lo seguono”, attraverso
di lui “entrano ed escono” e “trovano
pascolo”. Ma soprattutto da lui ricevono la vita in abbondanza.
Nelle immagini del linguaggio parabolico viene descritta
la sostanza dell’esperienza cristiana, cioè il vivere per Cristo, con Cristo e in Cristo. Viene così progressivamente
annunciata e manifestata la presenza e l’opera dello Spirito Santo. Suo compito
fondamentale infatti è quello di guidarci a Gesù, ‘insegnando’ e ‘facendo
memoria’ di tutto ciò che Gesù ha detto e fatto durante la sua
missione sulla terra. Come è accaduto ai Discepoli di Emmaus (cfr Lc 24,13ss), è
lo Spirito Santo che attraverso la parola di Gesù fa ardere il nostro cuore
fino a suscitare in noi la fede e donarci la forza della testimonianza. E’ lo
Spirito Santo che rende possibile, concreta e attuale per chiunque lo desideri
questa relazione con Gesù fino alla pienezza della vita. Dio non fa preferenze
di persone.
Il tempo pasquale culminerà con l’effusione
dello Spirito Santo sulla Chiesa e sul mondo nel giorno di Pentecoste.
In
occasione della GIORNATA MONDIALE DI PEGHIERA PER LE VOCAZIONI facciamo nostro
l’invito di Papa Francesco a lasciarci attirare dalle grandi cose operate da Dio:
“Noi cristiani non siamo scelti dal
Signore per cosine piccole, andate sempre al di là, verso le cose grandi.
Giocate la vita per grandi ideali!”. Allora “il raccolto (vocazionale) sarà abbondante, proporzionato alla grazia
che con docilità avremo saputo accogliere in noi”. Oggi preghiamo
soprattutto per i nostri preti e per le future vocazioni alla vita sacerdotale.
DON
MARCO BELLADELLI.
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