Giunio Basso, Gesù entra a Gerusalemme, IV sec.; Città del Vaticano. |
Domenica
di Passione o delle palme “A”
Benedetto colui che viene nel nome del Signore
Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un’asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito”». Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Dite alla figlia di Sion: “Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma”». I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l’asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!».
Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?». E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea».
Parola del Signore.
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Con la Domenica
delle Palme o di Passione, inizia
la Settimana Santa, durante la quale la Chiesa celebra l’evento fondamentale della
salvezza del mondo.
Nel corso dei secoli si sono sviluppate e
sovrapposte diverse tradizioni liturgiche per dare risalto ai vari aspetti del
mistero che ci apprestiamo a celebrare. La tradizione di Gerusalemme riviveva
passo, passo gli ultimi giorni della vita di Gesù. Quella di Roma invece si
concentrava maggiormente sull’evento doloroso e scandaloso della morte di Gesù con
la lettura solenne della passione del
Signore. La nostra Domenica delle
Palme inizia con la benedizione dei rami d’ulivo e la processione, che
ricorda l’entrata trionfale di Gesù a Gerusalemme, salutato dalla folle come figlio
di Davide e Messia atteso, e poi continua con la lettura del racconto della
passione di uno dei tre sinottici.
La Settimana santa è dominata dalla croce. In essa si riassumono tutti i momenti e gli
aspetti della sofferenza di Gesù, dal tradimento alle torture, fino alla morte
sul Calvario. Il suo significato invece consiste nel “se tradidit” di Gesù, cioè nel suo consegnarsi nelle mani degli
uomini per essere ucciso. Con il suo sacrificio egli si offre alla volontà del
Padre. Un atto d’amore che ci purifica dal peccato e ci rende perfetti per la
santificazione, cioè degni della comunione con Dio. Questa è la salvezza dell’umanità.
Nella processione della Domenica delle palme,
contrariamente a quanto accade abitualmente, il celebrante precede il popolo.
Egli rappresenta Gesù consapevole di ciò che sta per accadere. L’esultanza
della folla non lo distoglie dalla ragione per la quale è giunto fino a
Gerusalemme: portare a compimento il disegno di salvezza voluto da Dio.
Tutti noi lo seguiamo con i rami di ulivo in
mano, perché sappiamo che in nessun altro c’è salvezza. Una partecipazione che
comporta la condivisione della stessa sorte del Signore Gesù. La salvezza
richiede che anche noi, ciascuno a modo e tempo proprio, sappia portare la
croce. A nessuno viene risparmiata.
Quest’anno ascolteremo il racconto della
passione secondo Matteo. Al termine dell’ultima cena, prima di uscire per
andare all’orto degli Ulivi, Gesù dice agli apostoli: “Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo. Sta
scritto infatti: “Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del
gregge”. Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea.”. (26,31-32). Lo scandalo riguarda prima di tutto la nostra fede,
messa a dura prova dalla fine ingloriosa di Gesù, in una sofferenza assurda,
gratuita, sproporzionata e del tutto ingiustificata. La sofferenza, comunque si
presenti, è sempre causa di disperazione e di smarrimento dell’animo umano e spesso
anche di separazione da Dio.
Come si fa a
sopportare? Come si fa a non ribellarsi? Come si fa a non accusare Dio e a non
inveire per la sua assenza e la sua impassibilità? Come ha potuto Gesù subire
tutto questo senza ribellarsi, ma mantenendosi sempre obbediente a Dio e
continuando ad amare tutti noi, che per il nostro peccato siamo la ragione
della sua sofferenza?
Qui sta il
mistero della nuova via che cambia di segno a tutta la storia dell’umanità. E’
la via sublime della carità misericordiosa (cfr 1Cor 12,31).
E dopo tutto
questo ancora ci precede in Galilea, dove attorno a lui si riuniranno, giorno
per giorno e uno dopo l’altro, tutti i membri della famiglia umana, per
testimoniare una realtà che li ha sopraffatti: la libertà dal peccato, la
novità di vita, ma soprattutto la forza dell’Amore di Dio.
Buona
Settimana Santa!
don
Marco Belladelli.
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