Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, La risurrezione di Lazzaro. |
V
Domenica di Quaresima “A”
Io sono la resurrezione e la vita.
In quel tempo, un certo Lazzaro di
Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era
quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi
capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dire a
Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All’udire questo, Gesù disse:
«Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché
per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua
sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo
dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I
discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci
vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno
cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se
cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».
Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!». Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio d! i Dio, colui che viene nel mondo».
Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro. Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».
Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunquela pietra. Gesù allora
alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io
sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta
attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran
voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con
bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e
lasciàtelo andare». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di
ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.
Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!». Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio d! i Dio, colui che viene nel mondo».
Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro. Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».
Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque
Parola del Signore.
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La quinta Domenica di
Quaresima nella liturgia preconciliare era la prima di Passione, giorno in cui
si coprivano tutte le immagini sacre, quadri, statue e soprattutto le croci e i
crocifissi, tradizione in parte ripresa. Un segno di maggior rigore quaresimale
per la prossimità della Settimana Santa, soprattutto del Venerdì, quando il
crocefisso invece verrà scoperto, posto al centro dell’altare, oggetto della
massima venerazione dei fedeli, in quanto fonte di salvezza. Come dice
l’apostolo Pietro, riprendendo le parole del profeta Isaia: “Dalle sue piaghe siete stati guariti”
(1Pt 2,24; cfr Is 53,5).
Dopo l’incontro con la
Samaritana e la guarigione del Cieco nato, oggi ascoltiamo il terzo brano
giovanneo che accompagnava i catecumeni verso il Battesimo, la risurrezione di
Lazzaro. Possiamo dividere il testo liturgico in tre parti: l’indugio iniziale
e l’incomprensione degli apostoli; il dialogo con le sorelle e la compassione
fino alle lacrime; il miracolo vero e proprio e la fede di molti.
La centralità di Gesù
è molto evidente e trova la sua massima espressione quando afferma: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se
muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno”.
La partecipazione alla vera vita, quella che segue la morte, non si raggiunge
attraverso una fede generica nell’Aldilà, ma passa attraverso Gesù. E’ lui che con
la sua morte e risurrezione ci dona la vita vera. La risurrezione di Lazzaro è infatti
annuncio della sua risurrezione.
Gesù sapeva bene che
cosa stava per fare e perché lo faceva. Lo
esplicita nel suo dialogo con il Padre che precede il miracolo: “Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo
che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno,
perché credano che tu mi hai mandato”. L’ordine imperativo
di scoperchiare il sepolcro e il grido potente che rianima un cadavere di
quattro giorni non sono altre che ulteriori segni della sua unione con il
Padre, della sua identità divina e del significato della sua missione. Tutto “è per la gloria di Dio” e come dice Sant’Ireneo,
la gloria di Dio è l’uomo vivente. L’uomo
comincia a vivere veramente quando si apre alla fede. Il racconto inizia da
queste premesse: “Lazzaro è morto e io sono
contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate” (v.15), e termina con la fede di molti: “Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli
aveva compiuto, credettero in lui.”(v.45).
Giovanni poi mette in
risalto la paradossalità della situazione creatasi a Gerusalemme: da una parte
Gesù risuscita un morto, rivelandosi come la risurrezione e la vita del mondo,
dall’altra i Giudei decidono di sopprimere colui che dà la vita. Il testo
liturgico non lo riporta, ma dopo questo segno, il più grande di tutti, i
Giudei arrivano alla determinazione di mettere a morte Gesù, senza più
indugiare (11,49ss).
Mi limito ora a
sottolineare la straordinarietà del gesto compiuto da Gesù. Con la risurrezione
di Lazzaro è vinta la morte, la conseguenza
più grave e più drammatica del peccato e limite naturale, invalicabile per
chiunque, entro cui è stata racchiusa l’esistenza umana. Di fronte ad essa
l’uomo è sempre costretto a soccombere. S. Paolo stesso ne parla come del
nemico per eccellenza dell’uomo (cfr 1Cor 15,26).
Non soltanto Gesù è
più forte della morte, ma attraverso di lui si raggiunge la gloria di Dio. Il
comportamento di Gesù evoca l’agire stesso di Dio nella sua onnipotenza
creatrice. In Lui, Dio è venuto a cercare ciò che e perduto (cfr Gv 6,39; Lc
15,24), e ad aggiungervi qualcosa di qualitativamente nuovo e di assolutamente
inaspettato da parte dell’uomo.
Abbiamo a che fare con
un Dio che per amore delle proprie creature non si ferma neppure davanti alla
morte e il risultato finale di questo atto di salvezza è una vita di una
qualità superiore a quella che ci ritroviamo tra le mani sul piano meramente
naturale. La volontà di salvezza di Dio raggiunge l’uomo anche quando è già
cominciato il processo di decomposizione del suo cadavere. E pensare che tra
noi Cristiani, sono tanti coloro che sono ancora orgogliosamente chiusi su se
stessi, a chiedersi: che cosa ha fatto Dio per loro?
Buona
conclusione della Quaresima!
Don
Marco Belladelli.
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