XXIII
Domenica del tempo Ordinario “C”
Natività della B. V. Maria
Chi
non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.
In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».
Parola del
Signore.
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Oggi
abbiamo a che fare con un Gesù un po’ scontroso. Luca riferisce che molta gente
andava con lui. Gesù, invece di esserne contento, sembra quasi scoraggiarla. Comincia
a dire che per essere suoi discepoli bisogna amarlo più della propria stessa
vita. Quello del “portare la propria croce” non è una assoluta novità. Ne aveva
già parlato dopo la professione di fede di Pietro a Cesarea di Filippo (cfr.
XII dom T.O. “C”).
La
cosa che invece sorprende è che nonostante queste parole molto dure, il rifiuto
di tanti, la diffidenza e l’aperta ostilità dei farisei e delle altre autorità,
ci sia ancora molta gente che lo segue. E’ uno dei tanti paradossi della storia
di Gesù.
Non
dimentichiamoci che siamo ancora in cammino verso Gerusalemme. Chi arriverà al
traguardo dovrà essere pronto ad affrontare lo scandalo del Signore umiliato
sulla croce. Insomma: “Se uno viene a me” deve sapere con
chi ha a che fare e che cosa lo attende. Vuoi essere discepolo di Gesù? Allora
renditi conto che Gesù vuole essere scelto e amato più di qualsiasi persona,
siano essi i tuoi congiunti, i familiari, i parenti o gli amici, addirittura
più di te stesso e della tua stessa vita. Vuole essere in assoluto il primo
nella tua vita. A tutto questo si
aggiunge il “portare la propria croce … dietro di lui”.
Le
due parabole che seguono, quella di chi vuol costruire una torre e quella del
re che va in guerra, sono un ulteriore monito a far bene i conti prima di compromettersi
con lui, se no si rischia di essere derisi, oppure conviene trovare in anticipo
un compromesso onorevole, per evitare rovinose disfatte.
Usando
la seconda persona plurale, cioè rivolgendosi direttamente a noi che oggi lo
ascoltiamo, Gesù aggiunge: “Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i
suoi averi, non può essere mio discepolo”. Oltre all’amore superiore
a quello riservato alle persone care e alla prospettiva della croce, si
aggiunge ora anche la “rinuncia a tutti i suoi averi”,
espressione con cui abitualmente si indicano i beni materiali, tema su cui
torneremo a riflettere fra qualche Domenica.
Davanti
ad una tale proposta di vita, mi viene in mente il “Come è possibile?” di Maria nel momento dell’annunciazione. Maria
superò i suoi dubbi e le sue resistenze, quando comprese che aveva a che fare
con Dio. Soltanto allora si abbandonò completamente alla sua volontà.
E’
questo quello che noi oggi facciamo fatica a comprendere ed ad accettare. Dio
ci sembra tanto distante, lontano, come se ci avesse abbandonati in questo
mondo e si fosse dimenticato di noi, della nostra vita e della sua complessità.
Invece è vero esattamente il contrario. Siamo noi che lo abbiamo emarginato e
messo da parte, come qualcosa del tutto inutile alla nostra vita.
Il
Gesù che ascoltiamo e che, bene o male abbiamo fin qui seguito, con le nostre
incertezze e i nostri compromessi, quel Gesù che ci parla in termini tanto duri
e chiari, è Dio che bussa alla nostra porta, il Dio che ha dato tutto se stesso
per noi.
La
proposta di seguirlo è molto impegnativa, ma sempre alla nostra portata. Non
possiamo farcela con la nostra sola forza di volontà. Per questo ci è stato
donato lo Spirito Santo. E’ Lui che ci
ha riuniti nel nome del Signore, è Lui che ha aperto i nostri cuori all’ascolto
della Parola di Gesù, è Lui che ci convince circa la sua bontà e che completerà
in noi ciò che ancora ci manca per essere veri discepoli di Gesù.
Buona Domenica!
DON
MARCO BELLADELLI.
----------------------------------------------------------------------------------------Sabato 7 e Domenica 8, presso il Convento di fra Elia degli Apostoli di Dio, a Calvi dell'Umbria, si è svolto per il quarto anno consecutivo l'ormai tradizione omaggio alla Madonna di Fatima. Sabato mattina dopo la S. Messa celebrata dal sottoscritto, l'immagine della Madonna di Fatima è stata portata processionalmente nel convento per essere intronizzata al centro del chiostro (vedi foto del post). La Domenica sono state celebrate due Ss. Messa alle ore 10,30 e alle ore 17. Per tutto il resto del tempo, notte compresa, si è pregato incessantemente. Fra Elia ogni tanto dava un suo messaggio ai presenti e poi si intratteneva con i pellegrini per ascoltare le loro richieste.
Sono venute persone dalla Sicilia all'Alto Adige. Erano presenti anche gruppi tedeschi, svizzeri e austriaci. Inutile dire che sabato tutti si sono uniti alla veglia per la pace Sono stati giorni di grazia per i presenti e per chi si è unito spiritualmente. Un'iniziativa che incontra sempre il favore di tutti coloro che sono intervenuti.
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