giovedì 12 luglio 2012

Il Vangelo della salute del 15/07/2012

XV Domenica del Tempo Ordinario, “B”.
Prese a mandarli.
Dal Vangelo secondo Marco (6, 7-13)
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.

E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano. Parola del Signore.

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L’ostilità con cui è stato accolto a Nazaret non scoraggia Gesù. Al contrario, lo motivano ancor di più ad allargare il suo raggio d’azione. Capisce che è arrivato il momento di associare i Dodici al suo ministro. Fin da quando li aveva chiamati, distinguendoli dal gruppo dei discepoli, era sua intenzione di inviarli in missione: “Ne costituì Dodici che stessero con lui  e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demòni.” (Mc 3,14-15). Ora è arrivato il momento di mandarli “a due a due” e di investirli pure del potere necessario per sconfiggere “gli spiriti immondi”. Nel contesto ebraico erano i discepoli a scegliersi il rabbi, il maestro, assecondando la propria inclinazione ad appartenere ad una scuola, piuttosto che a un altra (cfr Atti 2,3). Attraverso la chiamata, Marco invece mostra chiaramente che nella Chiesa l’iniziativa è assolutamente di Gesù. E’ lui stesso a scegliere “quelli che voleva” (3,13), come sottolinea Marco. Il soggetto ultimo di ogni vocazione è la libera sovranità di Dio. Il “dodici” evoca il numero dei figli di Giacobbe dai quali erano derivate le tribù che componevano il popolo d’Israele. Per Gesù l’invio dei Dodici non ha soltanto lo scopo di potenziare la sua opera evangelizzatrice. Con questo gruppo ha inizio una nuova comunità di salvezza escatologica, a cui tutti potranno appartenere per la fede e non per l’appartenenza etnica o altra ragione. Sono mandati a due, a due per soccorrersi e per confermarsi reciprocamente. Il potere sugli spiriti immondi non è altro che il dono dello Spirito Santo, senza del quale non è possibile contribuire in modo efficace alla edificazione del regno di Dio. L’annuncio del Vangelo è accompagnato dalla necessaria disinfestazione dagli spiriti immondi e dal prendersi cura degli infermi. Nello stile di vita e nell’equipaggiamento, i missionari devono imitare la sobrietà radicale del loro Maestro. Per questo portano con sé soltanto l’essenziale e non devono cercare nessun vantaggio personale, se non per le necessità vitali, come per esempio, avere qualcuno che li ospiti. Alcune riflessioni di attualizzazione. Il fatto che la missione abbia inizio dopo il fallimento di Nazaret, ci fa capire che per Gesù non ci sono condizione di natura psico-sociologiche più favorevoli di altre. Il dovere/urgenza di evangelizzare è assolutamente prioritario rispetto a qualsiasi altra attività pastorale ed ecclesiale. La Chiesa vive perché è missionaria e muore quando smette di esserlo. E’ quello che è successo negli ultimi, tanto che ormai si parla con insistenza della necessità di una nuova evangelizzazione. Dopo il Concilio Vaticano II c’è stata una forte tendenza alla burocratizzazione della vita ecclesiale, a scapito della centralità del mistero di Cristo, vivo e presente in mezzo a noi. Una situazione che rende necessaria e urgente conversione di tutti  e rinnovamento pastorale. Non si può andare in missione se non con la guida e pieni della forza dello Spirito Santo, prima ancora di qualsiasi risorsa e strategia umane. E’ lui che fa la differenza, non la nostra intelligenza o qualche altra particolare competenza particolare. Ed infine, pur tenendo conto degli evidenti cambiamenti dei tempi, la Chiesa deve distinguersi per la sua sobrietà nel modo di essere e nel modo di fare, simile a quella del suo Maestro. Purtroppo mi pare invece che tanti nostri organismi ecclesiali, non escluse le nostre parrocchie, assomiglino sempre più alle macchine burocratiche di ricche e potenti multinazionali, più che alle agili truppe a cui aveva pensato e pensa Gesù per la conquista del mondo al Vangelo. Buona Domenica!
DON MARCO BELLADELLI.

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