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Eric H. Liddell, vinse due medaglie, una d’oro e una di bronzo, alle Olimpiadi di Parigi del 1924. |
L’ATLETA MISSIONARIO
Quella di
quest’anno sarà un’estate tutta di sport. Dopo un Giugno di calcio con il bel
risultato degli azzurri di Prandelli ai Campionati Europei svoltisi in Polonia
e Ucraina, Venerdì 27 Luglio inizierà a Londra la XXX edizione dei Giochi
olimpici, unica città al mondo ad ospitarli per la terza volta. Sempre più
spesso lo sport
diventa per i suoi protagonisti una buona occasione per testimoniare la propria
fede in Cristo. Chi non
ricorda il bel film del
1981 “Momenti di gloria”, vincitore di quattro premi Oscar,
e la sua emozionante colonna sonora composta da Vangelis, diventata un vero e
proprio inno allo sport, nel quale si racconta la
storia di due
atleti inglesi, l’ebreo Harold Abrahams e l’anglicano Eric H. Liddell, che
parteciparono alle Olimpiadi di Parigi del 1924. Secondo la trama,
quest’ultimo, fervente cristiano, nonostante le forti pressioni della
delegazione inglese, rinunciò a corre i 100 metri piani in programma di
domenica per non trasgredire al 3° comandamento: “Ricordati di santificare le feste”, a favore dell’amico ebreo, che
poi vinse l’oro. Lui corse la gara dei 400 metri, dove comunque arrivò primo.
Nella realtà le cose andarono diversamente da come il film ce le racconta.
Tutti sapevano che Liddell non correva la Domenica per rispetto alla propria
fede e il calendario olimpico delle gare, con la finale di 100 metri piani in
programma di Domenica, era stato pubblicato con largo anticipo. Non ci furono
né pressioni, né dilemmi di coscienza, ma soltanto una grande pagina di sport e
una bella amicizia. Di origine scozzese, figlio di missionari, Eric Liddell era
nato in Cina, a Tianjin nel 1902. Ben presto fu mandato a studiare in Scozia
insieme al fratello maggiore Rob. Negli anni dell’Università ad Edimburgo,
quasi per scommessa inizia a partecipare alle gare di atletica, rivelandosi ben
presto l’uomo più veloce di Scozia. In quegli anni Eric matura anche la stessa vocazione
missionaria dei genitori. Era un assiduo frequentatore della chiesa, ma in
pubblico non aveva mai mostrato particolari doti di predicatore. Quando nel
1923 gli chiesero di tenere delle conferenze accettò subito, anche se in
seguito fu molto combattuto se andare o meno. Fu l’inizio di un percorso che
alla fine lo portarono a puntare tutto su Cristo. Le Olimpiadi del 1924
segnarono il suo grande trionfo sportivo, con due medaglie, una di bronzo nel
200 metri e una d’oro nei 400. Ma ormai aveva già chiaro in testa quello che
sarebbe stato il suo futuro. Tornato in patria, subito dopo la laurea in
scienze naturali, frequenta un anno di studi teologici e si prepara a tornare
in Cina. Nel Giugno del 1925 torna a Tianjin, lasciando agli amici come suo motto:
“Cristo per il mondo, perché il mondo ha bisogno di Cristo”. Al College
anglo-cinese, al giovane professor Liddell, oltre all’insegnamento delle
scienze, gli venne anche chiesto di seguire i giovani nello sport. Il suo
impegno educativo aveva sempre come riferimento il Signore Gesù. Nessuno si
meravigliò quando nel Giugno del 1932 rientrò in Scozia per essere ordinato
ministro del Vangelo della Chiesa congregazionalista scozzese. Rientrato in
Cina, due anni dopo sposò Florence MacKenzie, figlia di missionari canadesi.
Dal loro matrimonio nacquero tre figlie, Patricia, Haether e Maureen, che non
conobbe mai, perché partorita in Canada nel 1941, dove Florence si era
rifugiata per evitare le conseguenze della seconda guerra mondiale. La
situazione si era fatta molto difficile già da alcuni anni. Nel 1937 Liddell
aveva lasciato l’insegnamento per dedicarsi a tempo pieno alla missione di
Zaoqiang. Incaricato di organizzare l’evacuazione di tutti gli stranieri
presenti a Tianjin, i giapponesi dopo l’attacco di Pearl Harbour prima lo
misero agli arresti domiciliari, e due anni dopo lo internarono nel campo di
Weifang, dove morì il 21 Febbraio 1945 per un tumore al cervello, sviluppatosi
anche a causa delle difficili condizioni in cui viveva. Commentando l’inno alla
carità di san Paolo al capitolo 13 della 1° Corinzi, Eric Liddell aveva
scritto: “L’amore è ricolmo di speranza, ricolmo di paziente sopportazione;
l’amore non viene mai meno”, parole che rivelano la generosità del suo cuore di
atleta di e per Cristo.
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