![]() |
| Michelangelo, Diluvio universale, Cappella Sistina (particolare) - Città del Vaticano |
I
Domenica di Avvento - “A”
Vegliate, per essere pronti al suo arrivo
dal vangelo secondo matteo, (24, 37-44).
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio
dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare
-----------------------------------------
Il tempo d’Avvento comprende le quattro domeniche che precedono il 25 Dicembre e si conclude la vigilia di Natale, giorno nel quale la liturgia canta ed esclama: Il Signore è ormai vicino! Venite adoriamo! I due segni caratteristici di questo periodo liturgico sono il colore violaceo dei paramenti e la ormai tradizionale e “non liturgica” corona d’Avvento, elemento decorativo che spesso troviamo anche in altri ambienti. Composta da rami di sempreverde intrecciati, su cui sono fissate quattro candele, in genere di colore rosso, che verranno progressivamente accese una dopo l’altra, di domenica in domenica, per indicare le tappe di avvicinamento al Natale e ricordare di prepararci spiritualmente alla celebrazione del mistero dell’incarnazione.
L’antifona d’ingresso della 1° Domenica,: “A te, Signore, elèvo l'anima mia, Dio mio, in te
confido: che io non sia confuso” (Salmo 25(24),1-2), ci introduce agli atteggiamenti spirituali propri dell’Avvento. Da secoli la
Chiesa inizia il nuovo ciclo celebrativo dei misteri della salvezza da questo
commovente slancio di elevazione spirituale, nel quale si riconosce totalmente
dipendente da Dio. Essa deve tutto a Dio e vive unicamente in Lui e per Lui,
secondo il motto: “Mio Dio mio tutto”, di San Francesco. Al
centro dell’Avvento c’è il rapporto dell’uomo con Dio nella sua vitale
essenzialità. Ogni celebrazione eucaristica, festiva o feriale, è un continuo
invito a fissare lo sguardo e tutto il proprio essere unicamente su Dio. Attraverso
un’attenta vigilanza, vissuta nella preghiera e nell’ascolto della Parola di
Dio, la Chiesa si prepara ad un nuovo incontro con il suo Signore. Contemplando
il mistero della venuta di Gesù nell’umiltà della carne e attendendo il suo
ritorno glorioso alla fine dei tempi, essa riscopre la propria origine, la
propria natura umano/divina, la propria missione nel mondo e il senso del suo
cammino storico, luogo in cui si compie la sua elevazione e
glorificazione. Anche se tante volte questo cammino assomiglia più ad un vagabondare
senza senso, attraverso di esso ogni anima va incontro al proprio Salvatore e “Sposo” per dare compimento al desiderio di eternità,
presente nel profondo del nostro cuore: “Il
nostro cuore è inquieto, finché non riposa in te” (S. Agostino, Confessioni). Nell’Avvento celebriamo il
mistero del Dio fatto uomo, del suo essere sacramentalmente presente ogni
giorno tra noi e l’attesa della sua ultima venuta. L’esperienza quotidiana
della viva presenza del Signore in mezzo a noi, dono dello Spirito Santo, rafforza
nel credente la virtù della Speranza, cioè il desiderio della salvezza, sempre
presente, in ogni nostra azione e pensiero, orizzonte verso il quale siamo in
cammino attraverso la tensione più o meno consapevole verso le realtà future e
definitive.
Pur nella diversità dei tre cicli in cui si articola la liturgia festiva: A, B e C , a cui corrisponde la lettura continuata di uno dei tre vangeli sinottici, rispettivamente Matteo, che ci accompagnerà quest’anno, Marco e Luca, ogni Domenica di Avvento propone un tema specifico di riflessione. Quello di oggi è il vegliare. Nel brano evangelico di oggi, Matteo afferma più volte che “il Signore verrà!”. Anche se non sappiamo quando, il testo ci dà un esempio di come si realizzerà questa venuta: “Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo ”. Noè, personaggio lontano nel tempo, diventa straordinariamente attuale per il suo rapporto con Dio. Mentre tutti gli altri uomini continuavano a fare le solite cose di sempre, senza capire quanto stava per accadere e non si sono accorti di nulla, Noè invece aveva intuito che qualcosa di diverso sarebbe successo. Per questo ha ricevuto l’ispirazione divina di costruire l’arca e al momento opportuno vi è entrato. E’ stata la sua fede in Dio il valore aggiunto della sua comprensione delle cose e del suo agire, fino ad immaginare quel qualcosa di nuovo a cui i suoi contemporanei non pensavano minimamente. Dobbiamo quindi vegliare, cioè stare svegli, perché non ci accada di essere vittima della superficialità e indifferenza di cui siamo abbondantemente circondati. Vegliare significa prima di tutto pregare incessantemente senza mai stancarsi, a cui fa seguito, il “comportarsi onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie. Rivestiti invece del Signore Gesù Cristo” (cfr Rom 13,14), come ci esorta oggi San Paolo nella lettera ai Romani. Come nei giorni di Noè, anche la prossima venuta del Signore si risolverà in un giudizio, quando non sarà più possibile cambiare nulla. Siamo avvisati! Per questo nel vegliare è compreso anche il recupero di una condotta di vita onesta, a cui ci richiama la seconda lettura. La parabola del ladro è in questo senso significativa, perché quando subiamo un furto, ci rendiamo conto di non essere stati sufficientemente accorti. Accogliamo il monito di Gesù come un preciso invito a fare di Dio il centro della nostra vita, prima che sia troppo tardi. L’Avvento 2025 sia una nuova opportunità nel segno della grazia, per crescere nella fede e nella speranza, fino al “mio Dio, mio tutto!” di francescana memoria. Buon Avvento!
don Marco Belladelli.

Nessun commento:
Posta un commento