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Francesco Vanni (?) Santa Caterina da Siena e Gesù, 1580/90 S. Lorenzo in Miranda - Roma |
XVII Domenica del Tempo Ordinario, “C”.
Chiedete e vi sarà dato.
Dal Vangelo secondo Luca (11,
1-13).
Gesù si trovava in un luogo
a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore,
insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed
egli disse loro: «Quando pregate, dite:
“Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione”».
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!». Parola del Signore.
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Il nostro percorso formativo al seguito di Gesù si va sempre più arricchendo di nuovi elementi. Dopo la parte migliore dell’ascolto della Parola di Dio scelto da Maria, che ha accolto Gesù con tutto il cuore mettendosi umilmente ai suoi piedi, oggi il Signore ci insegna a pregare. Sono gli stessi discepoli che, vedendo con quanta frequenza Gesù si ritirasse in preghiera, gli chiedono: “Signore, insegnaci a pregare”. Una richiesta giustificata anche dall’esempio del Battista.
Molto
probabilmente qualsiasi altro maestro avrebbe cominciato dalla teoria,
spiegando che cosa s’intende per preghiera, a che cosa serve, in quali e quanti
modi è possibile pregare, per poi passare alla pratica, cioè alle sue varie
forme ed espressioni. Gesù invece mette immediatamente sulle labbra e nel cuore
dei discepoli il Padre nostro,
non tanto come formula, così come oggi la intendiamo, ma come esempio del ricco
contenuto che deve avere la preghiera cristiana. Tante sono le diversità tra
Matteo e Luca, a cominciare dall’assenza dell’aggettivo possessivo “nostro”. La preghiera ci introduce all’esperienza
della paternità divina, una
relazione del tutto simile a quella che Gesù stesso ha con Dio. La preghiera
cristiana è per Gesù, con Gesù e in Gesù, cioè è un dono suo, la viviamo sempre
insieme con lui, perché siamo “sue membra”
(1Cor 12,12). In questa relazione personale Dio si rivela a noi come il Padre
del Signore Gesù. Scopriamo la sua onnipotenza creatrice e provvidente, origine
e termine dell’esistenza di ogni creatura e con cui governa l’universo e la
storia, l’aiuto con il quale ci sostiene in ogni istante della nostra vita, la
potenza della sua misericordia per mezzo della quale ci perdona e soprattutto
attira tutti a sé, vincendo ogni resistenza che gli si oppone, fino a renderci
liberamente e con altrettanta magnanimità capaci di ricambiarlo.
Dopo la
lode (sia santificato il tuo nome)
e la celebrazione dell’opera di salvezza realizzata per mezzo di Gesù (venga il tuo regno), seguono tre
richieste, che rappresentano le cose a noi più necessarie: il pane quotidiano,
il perdono dei peccati e la difesa dalle insidie del maligno. La parabola e gli
insegnamenti che seguono, più che un invito a chiedere con insistenza, sono una
rassicurazione che Dio ascolta sempre e non mancherà di esaudirci: “Se
voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto
più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo
chiedono”.
Senza la
preghiera non c’è relazione con Dio, non c’è esperienza di Dio e la fede si va via,
via spegnendo come un lumicino fumigante ... La preghiera cristiana non va
quindi confusa con un generico moto spirituale dell’anima verso il trascendente
o il numinoso, né tanto meno con un devoto sentimentalismo autoreferenziale,
espressione unicamente dell’innato senso religioso presente in tutti gli
uomini. La preghiera del cristiano è opera dello Spirito Santo, lo Spirito di
Gesù, che prega in noi, nel quale Dio ci riconoscerà come suoi veri figli ad
immagine e somiglianza del suo Figlio. Con la preghiera diventeremo pieni di
grazia come Maria, cioè capaci di conoscere e fare la volontà di Dio in
ogni momento della nostra vita. La preghiera è necessaria alla nostra anima,
come l’aria che respiriamo per il nostro corpo. Non ci si può dire cristiani se
non si prega mai.
Buona
Domenica!
don Marco Belladelli.
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