XIV Domenica del Tempo Ordinario, “A”.
Io
sono mite e umile di cuore.
DAL VANGELO SECONDO MATTEO (11, 25-30)
In quel tempo Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di
cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e
il mio peso leggero».In quel tempo Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Parola del Signore.
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Il brano della liturgia di oggi è la conclusione del capitolo 11 del
Vangelo di Matteo. All’inizio del capitolo Gesù incontra i discepoli di
Giovanni Battista, il quale dal carcere gli manda a dire: “Sei tu colui che deve
venire o dobbiamo aspettare un altro?”. Dopo aver risposto elencando i segni che accompagnano
la sua predicazione: “i ciechi acquistano la vista, gli zoppi camminano, i
lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è
annunciato il Vangelo” (11,5) e rassicurato Giovanni sulla sua
messianicità, Gesù tesse un grande elogio del Battista, fino ad affermare che “fra i nati di donna non è
sorto alcuno più grande” di lui. Ma poi paradossalmente conclude dicendo che:
“il
più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui” (11,11). Questo confronto
tra il Battista e “il più piccolo” del regno dei cieli è la
premessa per comprendere il senso della lode con cui si apre il brano
evangelico odierno.
Prima però della lode al Padre, Gesù pronuncia un duro monito contro
coloro che pur avendo ascoltato le sue parole e visto le sue opere non hanno
accolto il regno di Dio, un avvertimento che nel tono e nei contenuti è simile
ad una vera e propria sentenza di condanna. I destinatari di questo severo
giudizio sono gli abitanti delle città della Galilea in cui Gesù ha svolto molta
parte del suo ministero: Corazìn, Betsaida e Cafarnao. Per evidenziare la
gravità del loro rifiuto, Gesù arriva a dire che di fronte a quei segni perfino
gli abitanti di Sodoma si sarebbero convertiti.
Dopo la sentenza contro i Galilei, Gesù si abbandona a quel
straordinario atto di benedizione del Padre “perché hai nascosto queste
cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.” (v. 25), proclamato oggi
nella liturgia. La cosa nascosta agli uni e rivelata agli altri è il mistero della
vita del Figlio e del Padre, dalla cui relazione di amore è scaturita l’opera
di salvezza per tutta l’umanità, mistero
nascosto ai ‘sapienti’ e ai ‘dotti’, rivelato invece ai ‘piccoli’.
Per avere un’idea più precisa di chi siano questi “piccoli” dobbiamo ritornare al giudizio che Gesù ha dato di Giovanni
Battista come l’uomo più grande che non sia mai esistito, usato poi come
termine di paragone per esaltare coloro che nel regno dei cieli
sono più grandi di lui. Con il Battista
è iniziata la grande novità del Regno di Dio, che consiste nell’irruzione di
Dio stesso nella storia umana, per salvare non soltanto il popolo d’Israele, ma
tutti gli uomini. Questa novità divina, che non ha precedenti nella storia,
esige il superamento della presunzione di pensarsi migliore degli altri e di
non dover cambiare in nulla la propria vita. Chi come gli scribi e i farisei, i
capi del popolo e gli abitanti delle città cananee sopra citate persiste nel
suo atteggiamento di chiusura al regno di Dio non sfuggirà al giudizio del
fuoco che brucia per la condanna. Per chi invece si converte e apre il proprio
cuore a Dio nell’abbandono della fede ci sarà il battesimo purificante del
fuoco dello Spirito Santo.
Nella grandezza del Battista scopriamo la grandezza dei “piccoli", cioè di coloro che
non avevano gli strumenti culturali per riconoscere i segni del regno di Dio, ma
che nella loro semplicità hanno accolto le cose loro rivelate e nascoste ai dotti e ai sapienti. Gesù loda il Padre per
coloro che hanno accolto il regno di Dio, diversamente da molti altri che, pur
avendo ascoltato la sua Parola e visto i segni da lui compiuti, lo hanno invece
rifiutato.
Gesù gioisce con il Padre perché tutto quello che Giovanni Battista
aveva annunciato e preparato si è realizzato secondo la volontà divina. Come la
sua presenza nascosta nel grembo verginale di Maria è stata ragione di gioia e
del dono dello Spirito Santo per il Battista e per Elisabetta, così oggi la sua
presenza manifesta attraverso la Parola e le opere rappresenta per i ‘piccoli’ del regno di Dio una
occasione di ristoro dalle loro stanchezze e dalle loro oppressioni. La ragione
ultima della lode di Gesù consiste nell’attualità del regno di Dio che,
nonostante le apparenze, continua anche oggi ad espandersi e a realizzarsi ogni
giorno nella vita di molte persone che hanno imparato da Gesù ad avere un cuore
semplice ed umile. Accogliamo l’invito del Signore: Venite a me! Accoriamo da lui
nell’Eucaristia per trovare il ristoro dalle fatiche e dalle prove della vita,
e ancor di più per conformare il nostro cuore al suo, nella mitezza e
nell’umiltà. Siamo certi che non ci deluderà (cfr. Rm 5,5). Buona Domenica!
don Marco Belladelli
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