IV
Domenica di Pasqua “C”
Alle
mie pecore io dò la vita eterna.
Dal Vangelo secondo Giovanni (10, 27-30)
In quel tempo, Gesù
disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola». Parola del Signore.
--------------------------------------------Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola». Parola del Signore.
I racconti delle apparizioni avevano lo scopo di confermarci nella fede del Signore risorto. Nelle prossime Domeniche la liturgia ci invita a riflettere sulla novità fondamentale della Pasqua e cioè sul nostro rapporto con Dio, attraverso la mediazione del Signore Gesù. Il capitolo 10 del vangelo di Giovanni è caratterizzato dalla parabola del Buon Pastore che, diversamente dai mercenari, si prende cura delle pecore fino al sacrificio della sua vita. Un immagine per descrivere il rapporto del Signore Gesù con i suoi discepoli dopo la sua risurrezione. Siamo a Gerusalemme, nel tempio, d’inverno, durante la festa della dedicazione dopo la guarigione del cieco nato e i Giudei chiedono in modo ironico e provocatorio a Gesù: “Fino a quando terrai l’animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente.” (Gv 10,24). La stessa domanda che gli verrà rivolta durante il processo. Gesù risponde facendo una distinzione tra chi è con lui e chi è contro di lui, perché soltanto i veri discepoli possono capire chi è il Messia e affidarsi a lui.
Gesù elenca gli atteggiamenti e le disposizioni proprie del discepolo: ascolto, conoscenza e sequela. Sono tre atteggiamenti diversi e complementari per entrare in unione con lui, esperienza che si risolve nel dono della “vita eterna”. In questo modo tra Gesù e i discepoli viene a stabilirsi una comunione tanto forte che nessuno potrà mai distruggere, perché di natura divina. Gesù infatti agisce non a titolo personale, ma nel nome del Padre: “Io e il Padre siamo una cosa sola”. Come le pecore docili ascoltano, conoscono e seguono il Buon Pastore, così nella vita del discepolo il Signore viene ad assumere una centralità tanto importante, da non trovare paragone con nessuno e con niente di simile. Con la risurrezione Gesù si rivela come il nuovo Adamo (cfr 1Cor 15,45), cioè il modello esemplare, il criterio e l’orizzonte di vita di ogni uomo e di tutta l’umanità. Al n. 22 della, Gaudium et Spes, la costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo del Concilio Vaticano II, si dice: “Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l'uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione.” Gesù rivelando a noi il mistero di Dio-Amore, svela pienamente anche il mistero dell’uomo. Nella risurrezione di Cristo ci viene svelato che la vita umana non è limitata alla dimensione spazio/temporale della storia, come può sembrare, ma è aperta a quella eterna e divina di Dio stesso. Ecco che cosa significa: “Io dò loro la vita eterna”. Quando nella nostra vita questo rapporto con Cristo non è al centro di tutto, inevitabilmente il suo posto viene preso dal nostro ‘Io’, fino ad ingenerare una grave patologia spirituale, quella dell’individualismo, radice di molta altre deformazioni che si riassumano nella incapacità di amare, nel segno del dono di sé.
L’ascolto, la conoscenza e la sequela orientano al pensare, al sentire ed all’agire come Cristo. Il discepolo è colui che vive dentro di sé questo rapporto con il Signore e vi corrisponde fino a rinnegare il proprio ‘Io’, con tutte le implicazioni del caso.
Oggi si celebra anche la 56° GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI. Nel suo messaggio Papa Francesco dice: “Non c’è gioia più grande di rischiare la vita per il Signore … Non siate sordi alla chiamata del Signore! Se Egli vi chiama per questa via, non tirate i remi in barca e fidatevi di Lui. Non fatevi contagiare dalla paura, che ci paralizza davanti alle alte vette che il Signore ci propone.”. Nonostante tutto, quando si accoglie pienamente dentro di sé la parola del Signore risorto come la più grande grazia che ci è donata, anche oggi è possibile consacrarsi totalmente al servizio di Cristo e della Chiesa. Una buona occasione per pregare per tutti i nostri pastori, preti, Vescovi, Papa, per tutti i religiosi e le religiose e per le nuove vocazioni. Buona Domenica!
don
Marco Belladelli.
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