Antoine Ansiaux, 1820, olio su tela, Museo del Castello di Versailles. |
XXVI Domenica del Tempo Ordinario, “B”
Chi
non è contro di noi è per noi.
Se
la tua mano ti scandalizza, tagliala.
Dal Vangelo secondo Marco (9,38-43.45.47-48).
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.
Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio
per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel
mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare
nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel
fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è
meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi
essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo,
gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo,
anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore
e il fuoco non si estingue». Parola del Signore.In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.
Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
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In questo passaggio del racconto evangelico Gesù si prende cura in modo particolare degli Apostoli per formarli e prepararli ad affrontare lo scandalo della croce. Mentre prima nessuno osava interrogarlo su ciò che aveva detto, perché stavano discutendo tra di loro su chi fosse il più grande, ora è Giovanni, il più giovane del gruppo, a rivolgergli la parola. Parlando al plurale, cioè a nome di tutti, e per dimostrargli quanto fossero in sintonia con il suo modo di pensare riguardo all’accoglienza della sua persona (Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me), lo informa di una loro iniziativa: hanno proibito di compiere esorcismi nel suo nome ad un estraneo del loro gruppo.
Gesù, suo malgrado, è costretto a dissentire dal comportamento degli Apostoli, perché ancora una volta dimostrano di non aver capito che cosa è veramente richiesto ai discepoli del regno, chi sono coloro che agiscono nel suo nome e chi invece no e di non saper distinguere tra chi è di Cristo e chi non lo è, proprio loro che vivono a stretto contato con lui e godono dei benefici questa particolare posizione dell’ “essere di Cristo” (cfr. 9,41). Qui comincia il discorso di Gesù contro coloro che scandalizzano “questi piccoli che credono”, cioè contro coloro che con il loro atteggiamento e comportamento rappresentano un ostacolo per la fede altrui, soprattutto dei più semplici e dei più deboli. Sarebbe meglio per questi tali farsi mutilare mani, piedi, occhi e quant’altro, piuttosto che subire la condanna della Geenna.
Se si ignora la continuità di contesto con il brano della scorsa domenica, si rischiano interpretazioni moralistiche, e alla fine profondamente contraddittorie rispetto ad un messaggio tanto importante, come quello odierno. Prima di tutto è importante non perdiamo il filo del discorso di Marco. Gesù sta preparando gli Apostoli ad affrontare l’evento straordinariamente drammatico e sconvolgente della passione, ma paradossalmente, dal valore salvifico per tutta l’umanità. Per non restarne “scandalizzati”, fino al rifiutarsi di credere in lui, è necessario fin da ora accogliere Gesù totalmente. Per fare questo serve la stessa umiltà che ci è richiesta davanti ad un bambino. Questa semplicità di cuore ci renderà capaci di distinguere tra “chi è per noi”, da “chi è contro di noi”. Allora capiremo anche che chi “fa un miracolo nel nome del Signore” non può essere scambiato per un nemico, perché tutto quello che è fatto ‘nel suo nome’, anche il gesto più semplice come dar “da bere un bicchiere d'acqua”, avrà “la sua ricompensa”. Chi non ha questa umiltà e semplicità di cuore e questa capacità di discernimento per riconoscere l’ “essere di Cristo” diventa un ostacolo per la fede altrui. Meglio sarebbe per lui “che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare”. Diventiamo ostacolo alla fede altrui tutte le volte che con presunzione giudichiamo gli altri in base a criteri umani di appartenenza, e non in base all’ “essere di Cristo” che ci insegna Gesù nel Vangelo. Purtroppo sono ancora tanti gli scandali nella Chiesa, quelli manifesti e ancor più numerosi quelli nascosti. Oltre alla vergogna della pedofilia, per la quale anche un solo caso di abuso sarebbe di troppo, oggi per gli uomini di Chiesa ci sono altre grandi tentazioni: l’avidità per il denaro; l’ambizione per il successo e la carriera; il scendere a compromesso con i potenti della terra, pensando di fare il bene della Chiesa, a cui si aggiunge la promiscuità dei comportamenti sessuali, come se non avessero fatto liberamente pubblica promessa di castità. Me infelice! Chi ci libererà da questi scandali? Siano rese grazie a Dio, per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore! (cfr. Rm 7,4s).
Buona Domenica!
don
Marco Belladelli.
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