Signorelli, La comunione degli Apostoli, 1512, Cortona, Museo diocesano. |
XVIII Domenica del Tempo Ordinario, “B”
Chi viene a me non avrà fame, chi crede in me non avrà sete, mai!
Dal Vangelo secondo Giovanni (6, 24-35)
In quel tempo, quando la
folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle
barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono
di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?».
Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha
mandato».Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!». Parola del Signore.
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Continua la lettura del
capitolo sesto del Vangelo di Giovanni con la prima parte del discorso de “il pane della vita”. Oltre al luogo,
Giovanni ci ha dato anche un’indicazione di tempo, ricordandoci che tutti
questi avvenimenti si svolgono in prossimità della festa di Pasqua (cfr v. 4).
Il segno del pane e tutto ciò che ora viene detto va compreso nell’orizzonte
della Pasqua di Cristo. Coloro che hanno mangiato i pani e i pesci cercano Gesù. Lo trovano a Cafarnao. La folla, che non aveva visto Gesù salire sulla barca con i discepoli, gli chiede: “Rabbì, quando sei venuto qua?”. La domanda diventa l’ incipit di un lungo dialogo tra Gesù e i Giudei nella sinagoga di questo villaggio (v. 59). Gesù non soddisfa la loro curiosità. Sa che lo cercano soltanto perché hanno mangiato i pani e si sono saziati. Per assicurarsi un tale favore il più a lungo possibile sono pronti addirittura a proclamarlo loro re (cfr v.15).
Gesù smaschera le loro
intenzioni e subito si dissocia da esse. Non vuole essere scambiato per il
tribuno della plebe di turno, che con gesti demagogici conquista facilmente il
consenso della folla. Egli non mira a vantaggi personali, tanto meno di carattere
politico. Come dirà a Pilato durante il processo che lo vedrà condannato alla
crocifissione: “Il mio regno non è di questo mondo” (Gv 18,36). Non è
certo questo il fine della sua missione.
Superato il pericolo di
essere scambiato per un sobillatore di folle, Gesù concentra la sua attenzione
sul vero significato del segno del pane in rapporto al mistero della sua
persona e alla missione che è venuto a compiere, ponendo ai suoi interlocutori
la questione fondamentale per chiunque lo avvicini: credere che lui è “il
Figlio dell'uomo”, sul quale “il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo”.
I suoi interlocutori
capiscono subito dove vuole andare a parare con questi discorsi, e sull’esempio
di Mosè, che nel deserto aveva dato la manna come cibo ai loro padri, gli
chiedono un segno a conferma del suo essere inviato dal Padre, una prova
provata su cui fondare il loro atto di fede in lui.
Di fronte al riproporsi
dell’equivoco della ricerca di un cibo materiale, gratuito ed abbondante, Gesù invita
i Giudei a guardare al presente e non al passato: “Non Mosè vi ha dato il pane dal
cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero”. A
scanso di altri possibili fraintendimenti, Gesù afferma con chiarezza: “Io
sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non
avrà più sete”.
Nel segno del pane Gesù
rivela la sua vera identità e la sua missione. Egli è colui che è venuto a
sfamare e dissetare l’uomo per sempre. Per mezzo della fede e della comunione
di vita con Gesù che ci è offerta la possibilità di godere di questi beni di
salvezza.
E a noi basta questo
segno per credere in lui e vivere della sua viva presenza in mezzo a noi? E’
davvero questo il cibo che ci fa sentire sazi di tutto e per sempre? Domande
che fanno appello alla nostra fede nel Figlio di Dio e alla nostra esperienza
di Gesù nel’’Eucaristia e nel nostro vissuto quotidiano.
Buona
Domenica!
don Marco Belladelli.
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