sabato 21 ottobre 2017

Il Vangelo della salute del 22/10/2017

Jonh Singleton Copley: La Moneta del Tributo, 1782
 XXIX Domenica del Tempo Ordinario, “A”.
Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio.
 DAL VANGELO SECONDO MATTEO (22,15-21)
In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi.
Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».
Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare».
Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio». Parola del Signore.

Messi a tacere i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo, tocca ora ai discepoli dei farisei e agli erodiani tendere tranelli a Gesù, i quali scelgono il terreno insidioso della politica.
Gesù è diventato troppo scomodo e bisogna assolutamente liberarsene. Dice il vangelo che “tennero consiglio”, intravedendo come unica soluzione la sua condanna a morte, prerogativa però del Governatore romano. Ecco perché spostano il confronto dall’ambito religioso a quello politico, per trovare un capo d’accusa attraverso il quale coinvolgere i Romani contro di lui. Gli erodiani sono una novità per Matteo. La loro presenza è segno che tutte le componenti socio-politiche di Gerusalemme si sono compattate in una grande coalizione contro Gesù, alla quale mancavano soltanto i Romani. Un accordo raggiunto con lucida determinazione e minuziosamente predisposto in tutti i particolari, originato dal comune interesse di eliminare Gesù. Non era possibile fallire. 
Gesù rimprovera i suoi nuovi interlocutori di ipocrisia. Li accusa di tentarlo, come aveva fatto satana durante la sua permanenza nel deserto, quando al diavolo che lo invitava a buttarsi dal pinnacolo del tempio per essere osannato dal popolo e guadagnarsi un facile successo, aveva risposto: “Non tenterai il Signore Dio tuo” (Mt 4,7). La domanda che gli viene rivolta sul tributo a Cesare è il risultato della collaborazione tra l’uomo e il demonio. L’ipocrisia è l’unione della malizia umana con la volontà diabolica di eliminare ogni segno di Dio dal mondo e dalla storia. Il massimo dell’ipocrisia è “tentare Dio”, cioè fingere un falso interessamento per Lui e la sua opera di salvezza, con lo scopo invece di negarne la presenza nel mondo, o comunque oscurarla, per fare fallire il suo disegno salvifico a favore dell’uomo. I farisei fingono stima e ammirazione per Gesù, per il suo insegnamento e per l’annuncio del regno di Dio, mentre in cuor loro desiderano la sua morte. L’ipocrisia è un pericolo quanto mai attuale per chiunque. Come ha detto Benedetto XVI: “La tolleranza, che ammette per così dire Dio come opinione privata, ma gli rifiuta il dominio pubblico, la realtà del mondo e della nostra vita, non è tolleranza ma ipocrisia”. Un problema che interessa l’esperienza religiosa di questi nostri tempi. Oltre che subdola, la domanda è carica di ipocrisia: “Dicci dunque il tuo parere: E' lecito o no pagare il tributo a Cesare?”. Con la riposta, diventata ormai proverbiale: “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”, Gesù afferma che l’uomo prima di tutto deve riconoscere e rendere omaggio all’autorità di Dio, Creatore del mondo e Signore della storia. Il culto a Dio non è mai in conflitto con l’autorità umana, quando quest’ultima viene esercitata con equità e giustizia, perché ogni potere viene da Lui. Non di rado, più o meno consapevolmente, l’autorità umana è funzionale alla divina volontà. E’ quindi lecito pagare il tributo a Cesare, come pure rispettare tutte le altre leggi umane, per una convivenza pacifica, dignitosa e prospera per tutti. A meno che, come disse Benedetto XVI, citando Sant’Agostino, al Parlamento tedesco: “Togli il diritto – e allora che cosa distingue lo Stato da una grossa banda di briganti?”. Oggi si celebra in tutto il mondo la 92° GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE. Papa Francesco nel suo messaggio ci ricorda che il mondo ha bisogno del Vangelo e ci esorta a far crescere in noi un cuore missionario.  Buona Domenica!
don Marco Belladelli.



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