sabato 4 giugno 2016

Il Vangelo della salute del 05/06/2016

Jean Baptiste Wicar, Risurrezione del figlio della vedova a Naim, 1806-1816,
Accademia di San Luca, Roma.  
X Domenica del Tempo Ordinario, “C”.
Ragazzo, dico a te, alzati!
Dal Vangelo secondo Luca (7, 11 - 17).
In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.
Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!».

Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo».
Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante. Parola del Signore.
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Dopo la celebrazione dei principali misteri della fede cristiana, da domani anche per il ciclo festivo si torna al “Tempo Ordinario”, caratterizzato dal colore verde dei paramenti. Non tragga in inganno l’ “ordinarietà”. Non si tratta di una esperienza spirituale di serie ‘B’. L’attenzione è centrata sulla celebrazione della Domenica, Pasqua della settimana, quando la Comunità cristiana si riunisce per incontrare il Signore Gesù risorto, vivo e presente in mezzo a noi. La riforma conciliare ha conferito unitarietà a questo periodo con la lettura continuata di uno dei tre Vangeli sinottici. Con la grazia della Parola e dell’Eucaristia il Signore Gesù edifica le Comunità cristiane di oggi a sua immagine e somiglianza, come quelle di ieri e di sempre. D’altro canto la nostra fede è messa continuamente alla prova dalla vita nella sua ordinarietà quotidiana. Come il tralcio non porta frutto se non rimane unito alla vite (cfr Gv 15,1ss), così la fecondità evangelica della vita di ciascuno di noi dipende dalla profondità del nostro rapporto con Cristo, da cui deriva un’esistenza autenticamente cristiana.
Riprendiamo dal capitolo 7 la lettura continuata del vangelo di Luca, sezione letteraria nella quale si racconta il ministero di Gesù in Galilea. Attraverso segni e parole il Signore inaugura quanto aveva annunciato nella sinagoga di Nazareth: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio …” (Lc 4,18), e ci rende partecipi e protagonisti dell’irruzione del regno di Dio in mezzo a noi oggi.
Oggi in Samaria c’è un villaggio mussulmano chiamato Nain, ma non abbiamo la certezza se si tratti dello stesso visitato da Gesù,  diventato famoso per il miracolo che vi è stato compiuto, la risurrezione del figlio unico di una vedova. Alla porta della città Gesù s’imbatte in un corteo funebre. Ciò che subito lo colpisce è il dolore della madre. Si avvicina per consolarla, fa fermare il corteo, risveglia il ragazzo morto e lo riconsegna alla madre. Il segno è un chiaro annuncio del mistero della sua morte e risurrezione. E’ Gesù infatti il Figlio Unigenito del Padre e nello stesso tempo il Figlio unico di una madre vedova, Maria, che con la sua passione, morte e risurrezione libererà l’uomo anche dalla schiavitù della morte.
Nel racconto si da particolare risalto alla compassione di Gesù per il dolore della madre. In esso egli vede anticipato il dolore della Madonna sotto la croce, alla quale ci consegnerà tutti nella persona dell’Apostolo Giovanni.
L’altro particolare che attira l’attenzione è lo stupore della folla, descritto da Luca come “timore”, sentimento provato dell’uomo quando si trova a tu per tu con Dio. Tutti rendono gloria a Dio perché ha suscitato “un grande profeta tra noi”, ma soprattutto perché in lui “Dio ha visitato il suo popolo”. Questa  certezza è il fondamento della nostra fede. Per mezzo del Signore Gesù è Dio stesso che opera in mezzo a noi “oggi”, un presente senza tramonto nel quale i poveri sono evangelizzati.
Come Gesù, anche Papa Francesco sta cercando di risvegliare la Chiesa a questa viva presenza di Gesù in mezzo a noi, riconducendola alla sua fondamentale missione di evangelizzazione dei poveri. Nell’udienza del 18/05 scorso Papa Francesco ha ribadito: “Ignorare il povero è disprezzare Dio!. Una Chiesa senza Cristo e lontana dai poveri è destinata all’apostasia. Questa è la sfida che ci sta davanti per i prossimi anni.
Buona Domenica!
don Marco Belladelli

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