Perugino, Battesimo di Gesù, Cappella Sistina, Città del Vaticano. |
Festa
del Battesimo del Signore “C”.
Mentre
Gesù, ricevuto il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì.
In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo,
stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento». Parola del Signore.
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Con la festa del battesimo di Gesù si concludono le
celebrazioni natalizie.
Insieme con l’adorazione dei Magi e il miracolo di
Cana fa parte dei tre avvenimenti in cui si articola la solennità
dell’Epifania, per mezzo della quale il Natale si collega alla Pasqua, evento
centrale della salvezza in cui il mistero dell’incarnazione del Verbo di Dio
trova il suo compimento. L’immersione di Gesù nelle acque del Giordan o, segno della sua sepoltura e risurrezione, è in
modo particolare annuncio della Pasqua.
Il brano di oggi riprende la testimonianza del
Battista, il quale sa di non essere il Messia atteso ed è pure consapevole
della diversità del suo ministero rispetto a quello di Gesù:
“Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è
più forte di me, … costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”.
Il battesimo di acqua ha un valore penitenziale, mentre il battesimo nello
Spirito Santo è l’innesto dell’uomo
in Dio. E’ lui quello che viene “in Spirito Santo e fuoco” per
purificare e santificare. Configurati ad immagine e somiglianza di Gesù, diventiamo
veri figli di Dio. Ha inizio così la nuova creazione dell’uomo.
Ai vv. 21-22 Luca descrive ciò che è successo immediatamente
dopo il battesimo. Le immagini usate, come l’apertura del cielo, l’ “apparenza
corporea” dello Spirito e la forma impersonale usata per la “voce
dal cielo”, ci fanno capire che si tratta di una teofania pubblica e
non di qualcosa di esclusivo soltanto per Gesù, come sembrano fare intendere gli
altri due sinottici.
Mentre Gesù è in preghiera, una condizione di particolare
comunione con Dio, molto cara al nostro evangelista, si verificano due fenomeni
strettamente collegati l’uno con l’altro: il segno visibile, che attesta la
discesa dello Spirito Santo, e la voce celeste, che spiega e conferma il segno.
L’effusione dello Spirito, rappresentata dall’apparizione corporea, come di colomba, richiama il suo l’aleggiare primordiale all’inizio della creazione (cfr Gen 1,2) e indica la solenne investitura per la missione da compiere. Gesù è il Figlio di Dio, presente in mezzo a noi, ha ricevuto lo Spirito, come annunciato da Isaia nei canti del servo di Jahwè (cfr cap. 42 e cap. 53), per avere la disponibilità e la potenza necessarie per compiere la sua missione fino in fondo, fino a dare la sua vita “fino alla morte e a una morte di croce.” (Fil 2,8), per la salvezza di tutti gli uomini.
La voce attesta la sua identità e il suo particolare rapporto con il Padre. Gesù non è uno dei tanti profeti, ma si tratta di “mio figlio”, con il quale c’è un rapporto unico, che non ha eguali con nessun altro personaggio inviato in precedenza. Egli è il “prediletto”, cioè l’Amato per eccellenza, perché è della stessa sostanza del Padre, come professiamo nel Credo.
Più che in qualsiasi altro avvenimento evangelico, Gesù nel battesimo al Giordano si rivela come il Figlio di Dio fatto uomo. Come abbiamo visto, in questo particolare momento riceve in dono la pienezza dello Spirito Santo, necessaria per compiere la sua missione, e la solenne attestazione del compiacimento divino per la sua disponibilità alla volontà divina.
Pur non avendo peccato, accetta di mettersi in fila davanti al Battista insieme a tutti gli altri per farsi solidale con tutti i peccatori, condizione necessaria per salvare tutta l’umanità.
Anche noi abbiamo bisogno del dono dello Spirito Santo per vivere umilmente nella semplicità della nostra quotidianità una fedeltà a Dio eroica, fino a rinnegare noi stessi, come ci ha insegnato Gesù nel Vangelo. Senza lo Spirito Santo siamo come una campana rotta (cfr 1Cor 13,1 ss) e richiamo di cadere nella ipocrisia del fariseismo di chi confonde la fede con il moralismo della buona coscienza che non ti rimprovera mai nulla oppure nella rigidità del dogmatismo dei principi da salvaguardare a tutti i costi.
Buona Domenica!
don Marco Belladelli.
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