XXIII Domenica del Tempo Ordinario, “B”
Fa
udire i sordi e fa parlare i muti.
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli
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Attraverso
uno strano e lungo giro che lo porta prima a Tiro e poi a Sidone, ritroviamo
Gesù nel territorio pagano della Decapoli, al di là del Giordano, a sud-est del
mare di Tiberiade, oggi Regno di Giordania.
Dopo
la polemica con gli scribi e i farisei sulla purezza rituale e la vera
religione, Gesù è assolutamente incurante dei problemi di contaminazione,
derivanti dagli inevitabili rapporti con queste popolazioni.
La
sua fama lo ha preceduto e la gente del posto gli porta un sordomuto, o forse
sarebbe meglio dire un semi muto. La mancanza di udito è spesso causa di un
difetto dell’eloquio. Cosa diversa da un vero e proprio mutismo, anche se poi
nella sostanza si tratta sempre di un sordomuto.
Marco
aggiunge: “lo pregarono di imporgli la mano”,
gesto abituale per i guaritori del tempo e in certe situazioni anche per lo
stesso Gesù (cfr Mc 6,5).
In
questo caso però Gesù si comporta diversamente. Prima di tutto si apparta con
la persona malata per non dare soddisfazione alla curiosità della folla. Poi non
impone le mani, come richiesto, ma con le dita tocca le orecchie e con la
propria saliva la bocca del sordomuto. Aggiunge una invocazione al Padre, alza
lo sguardo al cielo, emette un sospiro o un soffio, che evoca l’azione dello
Spirito, e un grido finale: “Effatà”, che invece ricorda l’ordine
imperativo usato negli esorcismi (cfr Mc 9,25).
Il
risultato, neanche a dirlo, è ovviamente positivo. Ed è proprio la reazione
della folla, tornata in scena per divulgare l’accaduto nonostante la
proibizione di Gesù: “Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e
fa parlare i muti!”, che ci guida alla comprensione dell’episodio.
Un
entusiasmo, nel quale viene evocato il compiacimento e la soddisfazione di Dio
al termine della Creazione: “Dio vide
quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona” (Gen 1,31). In Gesù si
manifesta l’opera redentiva di Dio. Egli rigenera l’uomo, chiunque esso sia,
ebreo o pagano, riparando ai guasti del peccato. In lui l’uomo trova risposta a
tutti i suoi bisogni.
Con
il suo intervento terapeutico Gesù manifesta la volontà di sacrificarsi per
l’uomo e di mettere a sua disposizione la potenza creatrice del Padre e la
forza vitale e rigenerante dello Spirito Santo. Nel caso specifico Gesù
restituisce all’uomo la parola e
l’udito, riabilitandolo alla relazione interpersonale. Ascolto e dialogo sono gli
elementi fondamentali del rapporto con Dio. La persona guarita era un pagano e
non aveva mai ascoltato la Parola di Dio e dialogato con Lui.
Se,
come diceva S. Ireneo di Lione: “l’uomo che vive è la gloria di Dio”, secondo questo episodio lo è
soprattutto l’uomo che parla e che ascolta, soprattutto quando parla e ascolta
Dio. Un ascolto che prelude all’obbedienza della fede, e quindi ad un incontro
e ad una relazione interpersonale con Dio. Questo è il fondamento della vera religione,
non l’osservanza di norme e tradizioni.
Gesù
si è appartato con questo sordomuto, lontano dalla folla, così come si era
appartato qualche tempo prima con gli Apostoli. La fede nasce quando si
realizza questo rapporto esclusivo con Dio, uno stare solo con Lui. In questo
rapporto personalissimo lasciamoci anche noi oggi aprire le orecchie e
sciogliere la lingua, che significa essere sciolti da tutti i condizionamenti,
le dipendenze e le schiavitù in cui siamo costretti in questo nostro tempo
dominato dalla corruzione, per la quale da una parte ciascuno persegue il
proprio interesse o profitto a scapito degli altri o semplicemente a
prescindere dai loro desideri o diritti; e dall’altra tende a sostituirsi agli
altri nelle scelte fondamentali della vita, con la pretesa di conoscere il bene
altrui meglio dei diretti interessati.
Come
dicevo la scora settimana, anche questo è una conseguenza dell’assenza di Dio dal
proprio orizzonte, sostituito dalla molteplice
e opprimente offerta di consumo, che relega l’uomo nella tristezza
individualista e nella coscienza isolata della ricerca malata dei piaceri
superficiali (cfr Evangelii Gaudium 2).
Questo è il nostro mutismo e la nostra sordità.
Liberati
nel corpo e nello spirito, abbandoniamoci all’incontro con Dio, per mezzo di
Gesù, nostro grande Amico, che ci ama come nessuno altro mai e che mai ci
tradirà.
Buona Domenica!
don Marco Belladelli.
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