Tiziano Vecellio, La Trasfigurazione, 1563. |
II Domenica di Quaresima “A”
Il
suo volto brillò come il sole.
Dal Vangelo secondo Matteo (17, 1-9). In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti». Parola del Signore.
Anche la trasfigurazione è un classico della
seconda domenica di Quaresima. Oltre a tener conto del contesto evangelico,
oggi guardiamo a questo evento dentro al percorso penitenziale iniziato il
mercoledì delle ceneri, sacramento della nostra conversione. Nell’orizzonte
delle prossime celebrazioni pasquali, in questo momento l’urgenza di una vera
conversione è prioritaria rispetto a qualsiasi altra esigenza spirituale.
Se le tentazioni di Gesù nel deserto,
equivalenti per noi alla lotta quotidiana contro il male, rappresentano
l’inizio e la ragione di questo cammino, la trasfigurazione è l’annuncio e
l’anticipazione del risultato finale, e cioè la certezza della piena e
definitiva vittoria sul peccato, su tutte le sue conseguenze, fino alla
partecipazione degli uomini alla vita divina.
Gesù condivide l’esperienza della trasfigurazione con Pietro, Giacomo e Giovanni, gli stessi apostoli che saranno presenti anche alla sua agonia nell’orto degli ulivi. Dice Matteo che davanti a loro “il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce”. Nel pieno della sua gloria, Gesù riceve l’omaggio e il conforto di tutto l’Antico testamento, rappresentati da Mosè ed Elia, la legge e i profeti. Mentre dialoga con loro, sopraggiunge la voce del Padre che dal cielo lo indica come “il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento” e conclude con l’imperativo: “Ascoltatelo”.
Nella trasfigurazione si manifesta il mistero del Verbo di Dio incarnato, mistero normalmente adombrato dall’umanità di Gesù. Un fenomeno probabilmente molto più frequente, soprattutto quando Gesù si raccoglieva in preghiera. In Gesù è costantemente presente Dio. Egli vive e agisce sempre in piena comunione con Lui. Allo splendore della gloria divina corrisponde la beatitudine umana espressa da Pietro in un modo semplice, quasi si trattasse di una persona in uno stato di innocenza.
Attraverso la trasfigurazione Gesù rassicura gli
apostoli circa la sua prossima vittoria sulla morte e noi sulla reale validità
di una vita vissuta in obbedienza al Vangelo.
Nell’antifona al “Benedictus” delle lodi
di questa Domenica troviamo una possibile chiave interpretativa dell’evento
della trasfigurazione: “per mezzo del Vangelo risplende a noi la luce di una vita immortale”.
Per mezzo del Vangelo la luce della
trasfigurazione risplende anche per noi, nel senso che ci riguarda
personalmente. Ascoltiamo Gesù, come ci ha ammonito il Padre dal cielo,
seguiamolo senza timore sulla via che ci ha tracciato nel Vangelo, fino a
quando anche in noi risplenderà quella stessa luce di gloria, di vita
immortale. Fare Quaresima significa mettersi in cammino verso il traguardo di
una vita luminosa e senza fine, di cui già portiamo in noi la caparra. Operiamo
con umiltà e fiducia nel Signore, attendendo pazientemente la nostra
trasfigurazione, cioè la piena manifestazione della luminosità della nostra
vita.
Buona Domenica!
don
Marco Belladelli.
In realtà la teofania, la manifestazioni del divino è duplice. Oltre la Trasfigurazione del Figlio abbiamo la manifestazione del Padre. Luce e ombra sono antitetiche. La notte è l'ombra della terra. Per mettere in ombra una luce ne occorre una molto più forte, come di giorno la luce solare oscura quella della luna. La nube luminosissima, da oscurare il volto che brillava come il sole del Figlio, era la manifestazione del Padre che confermò la Sua presenza con la sua Voce. Grazie. Cfr. ebook amazon di Ravecca Massimo. Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo.
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